Fratelli Bianchi, assassini di Willy Monteiro: «In carcere vogliono ucciderci, ci trattano da infami»

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Forse i fratelli Bianchi avrebbero voluto soggiornare in un hotel a 5 stelle ed essere trattati come re dopo aver ucciso Willy Monteiro, un ragazzino innocente, a suon di pugni e calci, tuttavia la vita sta restituendo loro quel che hanno dato. In carcere si lamentano di essere picchiati, di venire insultati, con la madre che urla ancora alla loro innocenza e con la fidanzata di uno dei due gelosa delle ammiratrici che gli scrivono. Forse mi preoccuperei più per le psicopatiche innamorate di un uomo famoso per aver ucciso un ragazzo di 21 anni (senza conoscerlo, tra l’altro), non tanto del fatto che gli scrivono. Intanto continua il processo per l’omicidio del giovane Willy.

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Non sono solo i fratelli Bianchi il problema. Loro hanno sbagliato, hanno sbagliato e devono pagarne le conseguenze restando in carcere per tutta la loro vita. Hanno ucciso un ragazzo di 21 anni davanti ai loro amici senza alcun motivo. Lo hanno preso a calci e a pugni fino a che non ha esalato il suo ultimo respiro. Il problema sono anche le persone che vorrebbero che uscissero dal carcere come se fossero innocenti. Come se uccidere un ragazzino fosse una cosa da niente. Cercano di far pena alla gente, e qualcuna ci casca anche, ma l’unica cosa che bisognerebbe provare nei loro confronti è disprezzo.

Aveva tanti sogni, Willy, il ragazzo per cui loro non hanno provato alcuna pietà. Voleva diventare un calciatore della sua squadra del cuore, la Roma, e intanto si dilettava a giocare nella squadra di Paliano e con i suoi amici. Lavorava, si dava da fare, aveva sempre il sorriso sul volto e riusciva a trasmettere allegria a chiunque. Tuttavia, è inutile ripetere quello che abbiamo letto ovunque nell’ultimo anno, perché Willy Monteiro non è morto perché si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato, quello del giovane ragazzo non è stato un incidente, ma è stato un omicidio con anche un’aggravante razzista. E i colpevoli devono pagare.

Willy Monteiro è morto perché dei fascisti, dei razzisti, dei montati di testa con zero rispetto per la vita umana (ma hanno chiesto scusa per quello che hanno fatto? O continuano a reputarsi innocenti?) convinti di poter ottenere tutto dalla propria vita, lo hanno ucciso. Willy Monteiro è stato ucciso dai fratelli Bianchi, non gli è caduto sopra un albero, non ha attraversato la strada, è stato pestato a morte davanti ai suoi amici. I fratelli Bianchi lo hanno letteralmente usato come sacco da box, e adesso pretendono di avere giustizia? Se la giustizia esiste, li lascerà in carcere per tutta la vita.

La vita dei fratelli Bianchi in carcere

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Parliamo dei fratelli Bianchi ma in realtà insieme con loro c’è anche il loro amico e collega Mario Pincarelli. Tutti e tre sono nel carcere di Rebibbia e vengono costantemente presi di mira per quel che hanno fatto a Willy. D’altronde non potevi aspettarti di uccidere un ragazzino ed essere trattato come la regina (per fare una citazione alla madre dei ragazzi che ha sminuito la vita di Willy Monteiro, ritenendo che ci sia stato «troppo clamore per la morte di Willy, manco fosse la regina»). In carcere i fratelli Bianchi vengono trattati per quel che sono: degli assassini.

Secondo quanto riportato da Repubblica, Marco Bianchi sta sempre da solo, si fa i capelli da solo, cucina e lava da solo, mentre molti altri detenuti lo chiamano «infame». «Ci stanno i bravi e ci stanno quelli non bravi, le merde», ha detto al fratello Alessandro. A quanto pare qualcuno gli sputa addosso, altri gli hanno messo «un chiodo dentro il dentifricio», altri ancora gli sputano nella pasta. Persino gli amici che persino la sera del massacro erano con loro sarebbero «tutti spariti». In fin dei conti sono degli assassini, non puoi pretendere che qualcuno continui a starti vicino dopo che hai ucciso un ragazzino innocente.

Neanche la famiglia sembra passarsela bene, infatti sono costretti a vendere tutto, persino le macchine, perché «non c’è rimasto più niente». L’odio lo ricevono anche sui social, tra l’altro. Il fratello dei due racconto che la posta di Gabriele è arrivata a sei milioni di messaggi, tutti pieni di insulti, «figlio di puttana, tutte le peggio cose». Alessandro però sdrammatizza: «Tutte cazzate. La gente scriveva: vi sparo. Gli scrivevo io: vieni qua, dimmi dove sei, pezzo di merda, dimmi dove sei. Nessuno veniva».

Racconta anche di come Gabriele, l’altro fratello, «scrive tutte le lettere d’amore a Silvia. Gli ha scritto una canzone rapper. Mi ha mandato una lettera, Alessandro questa è urgente. Dai i soldi a Damiano, fagli fare una canzone, quello e quell’altro. Mandategli un mazzo di fiori». Al contrario di Gabriele che ha trovato una nuova passione, Mario Pincarelli non sta vivendo bene il carcere. È arrivato al punto in cui non gli importa neanche più di essere picchiato. Alcuni detenuti lo avrebbero spronato a impiccarsi e lui ci avrebbe pensato per davvero.

Il padre è ovviamente preoccupato per il figlio, ma lui lo rassicura: «Prima cosa Gesù Cristo se ti ammazzi da solo non ti perdona, seconda cosa tengo la famiglia mia che sta di fuori, spero che me danno meno possibile, quando ariscio (riesco), se vado alla comunità…». Ma com’è possibile che un uomo così cattolico e religioso che non si suicida (per fortuna, sia chiaro, nessuno merita di morire) perché andrebbe contro la religione, abbia contribuito all’omicidio di Willy Monteiro? Sembra essere la testimonianza di come molti cattolici lo siano solo per i punti che preferiscono di più. Chi è credente ha rispetto per la vita umana, di tutti.

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Fonte foto: Twitter

Concludiamo con una notizia che forse fa un po’ ridere. Silvia Ladaga, fidanzata di Gabriele e anche incinta all’epoca dei fatti, non ha abbandonato il suo compagno, e un mese dopo che lui aveva ucciso Willy Monteiro Duarte, lei si mostra molto gelosa: «Tu non sai quello che fanno, so schifose proprio. Ti sto dicendo, se quelle vedono una cosa, non so il telegiornale, vedono nome e cognome, e sanno che stai a Rebibbia, basta mette nome e cognome e scrivi». Ragazze, un po’ di dignità. Come fate a innamorarvi o a provare interesse per un assassino?

Possiamo comprendere che Silvia continui a stare con Gabriele Bianchi, in fin dei conti l’ha conosciuto quando ancora non era un assassino, ci ha un figlio insieme, è lecito che lei continui ad amarlo nonostante abbia tolto la vita a un 21enne. Ma voi? Cosa vi salta per la testa? Come fate a provare attrazione per chi non ha rispetto per la vita umana? Gabriele comunque la rassicura: «A quelle.. ma io a quelle troie neanche gli scrivo, forse.. Scherzando gli ho detto: se vuoi scrivi a mio fratello, gli ho detto scherzando, perché lui è single, ma non è che quella è capace che gli ha scritto, può esse che manco gli ha scritto».

Le fa anche una commovente dichiarazione d’amore: «Io ti sto dicendo che io per te adesso, adesso, questa cosa non l’ho mai provata nei tuoi confronti, mai, però  adesso io ti amo sopra ogni cosa, ok? Ti sto dicendo io per te venderei la mia anima al diavolo, per rista’ (ristare ndr) con la famiglia mia e con te. Cioè io voglio invecchiare con te. Non so se tu lo capisci». Lei ricambia e risponde «Io lo volevo prima, pensa mo».

Anche lui è geloso, ma la madre lo rassicura: «Sta gelosia allora tu levatela, perché sta gelosia non proprio esiste. Questo te lo dico io da madre, so più le volte che tutti i giorni stiamo al telefono, quando viene da me, non viene manco da lavarsi i capelli, che una sera è venuta con i capelli ingrassati, è distrutta, non gli tie’ manco da lavarsi, non riesce con nessuno». La madre, poi, è convinta dell’innocenza dei figli. Fa quasi ridere considerando che ci sono letteralmente dei testimoni.«

«Ti dicono vi dovete vergognà, non sapenno (sapendo) che tengo due figli innocenti, puri. Quello schifo che ti hanno messo in cima alle spalle. Ma la gente.. la cattiveria, la cattiveria.. quello che hanno potuto scrive figlio mio.. lo schifo che ci hanno messo in cima alla  famiglia! Di tutti i colori, di tutti i colori figlio mio. Di tutti i colori, tutto.. tutto lo Stato, i politici.. tutto lo Stato contro, comuni, tutto.. È una cosa figlio mio che hanno messo in prima pagina manco se fossi stato.. è morta la regina. Isso [Marco] è più struggente, mamma perdonami, mamma questo.. isso (lui) bello mio, tiè sto peso sulle spalle da innocente, lui è puro come l’anima».

Madre dei fratelli Bianchi

Pensano anche al nome da dare al figlio, Gabriele avrebbe voluto chiamarlo Aureliano, ma «a lei tutti i nomi gli stanno bene ma quello no», questo perché, spiega Silvia, «il 30 ottobre riesce la serie nuova di Suburra, si chiama il ritorno di Aureliano, non si può proprio chiamà. Vi contestano a voi proprio ogni cosa… lo stile di vita… di qua e di là, io vado a chiamà un figlio Aureliano? Che lo so che non c’è niente di male, io, ma tu non ti rendi conto del fuori, tesò. Cioè quello va a scuola, massacrato, appena arriva, tesò».

A lei piace Leonardo, «che vuol dire forte come un leone». Ma lui: «non chiamate figlimo come un salame…aho, mi inc…zo come una bestia, eh». La madre dei fratelli Bianchi è convinta che prima o poi i figli torneranno a casa. «Il lato positivo è che quando che sarà, che è finita tutta sta ambaradam, te lo dico in faccia, a casa mia non entrerà più nessuno», convinzione condivisa anche dalla fidanzata di Gabriele. Questo lo vedremo dal processo, che va avanti in questi giorni.

Nelle scorse udienze hanno parlato i tanti testimoni, e un amico di Willy ha raccontato che «Dopo il primo calcio ho provato a soccorrere Willy per portarlo via, ma appena ho provato ad afferrarlo mi è arrivato un calcio alla gola. Ho alzato anche le mani. Lui mentre era a terra veniva picchiato e ogni volta che provava a rialzarsi continuavano a picchiarlo con calci e pugni. Tutti e quattro picchiavano», ha detto. Il quarto è Francesco Belleggia, l’unico dei quattro a essere ai domiciliari, ma tutti e quattro rischiano l’ergastolo.

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