Valditara: al bullismo si risponde con i lavori socialmente utili

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Valditara torna con la storia dei lavori socialmente utili per gli studenti, ma almeno questa volta non sono per gli studenti che abbandonano la scuola per avere il reddito di cittadinanza bensì verso i bulli. Certo è, tuttavia, che un bullo non smetterà di essere un bullo solo perché viene messo a fare i lavori socialmente utili, ma dovrebbe, ripetiamolo tutti insieme, iniziare un percorso psicologico per comprendere quali siano le origini del suo atteggiamento da bullo. Ma per il ministro Valditara, laurea in giurisprudenza e non in psicologia, al bullismo si risponde i lavori di pubblica utilità.

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Il ministro Valditara non ha iniziato molto bene la sua carica da Ministro dell’Istruzione e del Merito. Pensiamo, ad esempio alla famosa circolare nella ricorrenza della caduta del muro di Berlino, in cui si legge che la caduta rasenta «il fallimento definitivo dell’utopia rivoluzionaria. E non può che essere, allora, una festa della nostra liberaldemocrazia». Riassumendo, quindi, va contro il comunismo e contro i «regimi tirannici spietati, capaci di raggiungere vette di violenza e brutalità fra le più alte che il genere umano sia riuscito a toccare». Inutile dire che il leghista non ha minimamente citato i regimi fascisti e nazisti.

Il colmo però lo ha raggiunto durante un evento di Milano, “Italia, Direzione Nord”, in cui ha parlato di umiliazione dal punto di vista costruttivo ed educativo. Ci sono letteralmente degli studi psicologici che testimoniano come umiliare un individuo dando una “lezione” di fronte a tutti per insegnargli qualcosa, serva solamente a causare dolori e traumi che restano per tutta la vita. Altro che istruttivi. Nell’intervento inizia attaccando il reddito di cittadinanza e quegli studenti che «preferiscono ricevere il reddito anziché studiare e formarsi per costruire un dignitoso progetto di vita».

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Poi passa alle terribili dichiarazioni (che poi ha ritratto dicendo di aver avuto un “lapsus”): «Quel ragazzo deve fare i lavori socialmente utili, perché soltanto lavorando per la collettività, per la comunità scolastica, umiliandosi anche, evviva l’umiliazione che è un fattore fondamentale per la crescita e per la costruzione della personalità, di fronte ai suoi compagni è lui lì che si prende la responsabilità dei propri atti e fa lavori per la collettività. La stigmatizzazione pubblica». Poi comunque ha deciso di muoversi anche dal punto di vista della dispersione scolastica, aggiungendo più lezioni d’orientamento. Ma al bullismo come si risponde?

La risposta del ministro Valditara al problema del bullismo

«Parlando del bullismo parliamo di qualcosa che ha effetti devastanti, tra cui abbandono scolastico, depressione, demotivazione. Non possiamo rimanere inerti. Io ho proposto lavori socialmente utili, lavoro di pubblica utilità, anche se ci sono difficoltà giuridiche, ma credo che sia un passaggio necessario perché il ragazzo deve concepire che il suo ego ha dei limiti, credo sia fondamentale che un ragazzo lavorando per la collettività si renda conto che è inserito in una dinamica in una dinamica sociale più ampia. Non può essere lasciato solo col suo ego ipertrofico», ha detto il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ospite di Bruno Vespa a ‘Porta a porta’ su Rai1, parlando del contrasto al bullismo.

Esatto, lo ha proprio detto: «non può essere lasciato solo col suo ego ipertrofico», e per non essere lasciato solo, non sarebbe corretto permettergli di frequentare un percorso in psicoterapia o da uno psicologo? Non aiuterebbe lui come anche la persone sue vittime? Cosa deve imparare un ragazzo, un bullo che si sente invincibile, dai lavori socialmente utili? Qualcuno potrebbe davvero giovarne, come è anche vero che ci sono ragazzi che finiscono in riformatorio o in carcere e poi ne escono peggio di prima. E se avesse frequentato uno psicologo? E se qualcuno fosse intervenuto sulla sua anima?

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«Se sospendiamo un ragazzo lo perdiamo. Il ragazzo va aiutato a responsabilizzarsi e ad essere recuperato; va quindi va modificato lo Statuto degli studenti», conclude il ministro. È evidente che il ministro Valditara, abituato agli studenti universitari, non conosce questa generazione. Ha, sì, ragione a dire che sospendere un ragazzo oggi serve a poco e niente, ma non è mandandolo a lavorare che si responsabilizza. Lo ripeterò allo sfinimento: capite perché si comporta così e intervenite direttamente sul suo carattere.

Visto che ci siamo, il ministro Valditara è intervenuto anche sul fronte cellulari, e interverrà a breve con una circolare: «vedremo se fare altre iniziative. Già una circolare del ministro Fioroni nel 2007 aveva vietato i cellulari nelle classi, 15 anni fa, autorizzando sanzioni, a cui non sono favorevole, nei confronti di chi li usava in classe. La ministra Fedeli invece approvò una sorta di decalogo che liberalizzava i cellulari ma poi non divenne operativa. A  parte quando il cellulare sia richiesto, in classe si va per studiare per imparare e concentrarsi, non per chattare».

Urgono quindi delle «misure necessarie. È fondamentale rispettare quello che è già previsto dal nostro ordinamento: evitare che in classe si faccia altro. È una questione di rispetto. La sfida di ridare autorevolezza ai docenti è fondamentale», conclude. Propongo qualcosa: e se anche la scuola italiana provasse a fare delle lezioni con gli studenti protagonisti e non semplicemente ascoltatori passivi? Chiedo.

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