Péter Márki-Zay è il candidato che sfiderà Orbán nel 2022

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Viktor Orbán potrebbe avere un vero e proprio rivale: Péter Márki-Zay è il primo cittadino di Hodmezovasarhely e anche unico candidato dell’opposizione per le elezioni parlamentari dell’Ungheria del prossimo anno, in cui sfiderà niente poco di meno che Orbán, amico e idolo di alcuni politici italiani di destra. Péter Márki-Zay potrebbe divenire il Primo Ministro e, chissà, magari riuscirà a essere la luce alla fine del tunnel di un periodo buio dell’Ungheria, in cui ha preso persino un richiamo da parte dell’Unione Europea (insieme alla Polonia).

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Fonte: Twitter

Prima di parlare di Péter Márki-Zay, facciamo un breve riassunto di quel che sta vivendo l’Ungheria, perché parliamo tanto di Polonia come stato più omofobo dell’Europa, ma l’Ungheria non è poi così diversa. Voglio parlare soprattutto di una determinata legge anti LGBT. Questa legge, approvata dal Parlamento ungherese,  poche parole, paragona l’omosessualità alla pedofilia, come se ogni omosessuale fosse un pedofilo. L’approvazione comunque non ci stupisce troppo.

«Le persone gay “possono fare quello che vogliono, ma il matrimonio non può essere riconosciuto dallo stato“», ha detto il primo ministro in un’intervista del 2016. E ancora: «una mele non può chiedere di essere chiamata pera», «la madre è una donna, il padre è un uomo». Un suo collega, László Kövér, ha paragato le adozioni o i matrimoni da parte di coppie dello stesso sesso alla pedofilia, e questo andava bene nell’antica Grecia, in cui le relazioni omosessuali erano accettate solo fra un uomo adulto e un ragazzino, ma non nell’Europa del 2021.

Riguardo la legge, è stata ovviamente presentata dal partito di estrema destra del primo ministro Viktor Orbán, Fidesz. Tecnicamente, vuole tutelare i bambini dalla pedofilia, e vista così ci sembra anche una legge buona e giusta, praticamente però vieterà alle associazioni della comunità LGBT di promuovere i programmi educativi e diffondere informazioni sull’omosessualità o sulla possibilità di richiedere un intervento per fare la transizione da uomo a donna o viceversa. Ergo: gli omosessuali sono visti come dei pedofili.

Ovviamente l’Unione Europea si è fatta sentire a riguardo, e Orbán che ha fatto? Ha deciso di convocare un referendum. . «Ultimamente la Commissione ricatta l’Ungheria per il fatto che difende i minori», ha detto il ministro della Giustizia Judit Varga, mentre per il presidente «Bruxelles ha chiaramente attaccato l’Ungheria nelle ultime settimane per la legge sulla protezione dei bambini». Tuttavia, per l’Ungheria, «la decisione finale spetta a noi, non a loro», dice in un videomessaggio condiviso su Facebook il Presidente, affermando che «sulla difesa di bimbi e ragazzi ungheresi non scenderemo a nessun compromesso».

In tanto le persone sono scese in piazza con il pride di Budapest che è stato una «celebrazione ma anche una protesta» contro il governo di Orbán . La manifestazione è stata una vera e propria sfida, una sorta di risposta al Presidente per far sapere che, no, non voteranno no solo perché lo ha chiesto lui. Perché la comunità LGBT esiste e pretende rispetto. Orbán, comunque, è rimasto in silenzio e non ha detto nulla a riguardo. E ora, passiamo a chi potrebbe spodestare il dittatore.

Ungheria: Péter Marki-Zay sfiderà Orbán nel 2022

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Fonte: Twitter

Nessuno si aspettava la vittoria di Péter Marki-Zay, poiché la favorita alle elezioni era Klára Dobrev con cui aveva formato l’inedito duo di candidati dell’opposizione che si sono sfidati alle primarie. Tuttavia, sebbene la candidata abbia vinto il primo round, è stato Péter Marki-Zay a vincere anche grazie al sostegno del secondo favorito, Gergely Karácsony, che ha scelto di ritirarsi dal ballottaggio e sostenere il collega. E, si vede, questo ha funzionato poiché è riuscito a vincere con il 56,69% dei voti contro il 43,31%,

Dobrev, in una dichiarazione durante la campagna elettorale, aveva detto: «penso che l’Ungheria abbia bisogno di una politica di sinistra, una politica socialdemocratica dopo 12 anni di governo di destra Fidesz, le ingiustizie in questo Paese sono diventate insopportabili e non si può permettere che aumentino ancora». Lui, invece, è sempre stato sicuro di potercela fare: «Come sfidante di Viktor Orbán ho maggiori possibilità rappresentando una squadra comune, che include anche quella di Karácsony». I programmi dei due candidati erano molto simili, per questo, in ogni caso, l’Ungheria ha vinto.

«Vogliamo un’Ungheria nuova, più pulita e onesta, non solo rimpiazzare Orbán e il suo partito», ha detto dopo l’annuncio della sua vittoria. Ha anche detto di aver già scelto delle persone che potranno «liberare il Paese dal sistema più corrotto della sua storia millenaria». Euractiv l’ha intervistato prima delle primarie e ha dichiarato che un eventuale suo governo sarebbe stato «una grande vittoria per l’Ue», poiché lui rispetterebbe  le istituzioni europee, i valori, l’adesione alla procura europea (Eppo) e alla moneta unica.

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Fonte: Twitter

Riguardo la sua persona, Márki-Zay era considerato un outsider poiché senza partito, ma da sempre è stato visto come lo sfidante che ha più possibilità di sconfiggere il dittatore che al momento ha la maggioranza in Parlamento. È un economista conservatore e un cattolico praticamente che nel 2018 ha strappato a Fidesz la città di Hódmezővásárhely. Essendo un conservatore, alcune sue idee piacciono anche agli elettori delle campagne che costituiscono la base del partito di Orbán.

Alcuni lo considerano come un populista, tuttavia ha sempre promesso di voler distruggere il regime costruito da Orbán da ormai undici anni. Ha detto di voler «costruire una nuova Ungheria e portare una nuova cultura dove regni l’amore. Non si può sconfiggere l’oscurità con l’oscurità, ma solo con la luce». Median Poll, tra il 29 settembre e il 4 ottobre (quindi durante il primo e il secondo turno delle primarie), dà l’opposizione in testa con il 47% contro il 44% di Fidesz, questo perché l’alleanza è molto incoerente. Quindi, chissà… È quasi finita l’era di Orbán?

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