The Social Dilemma: i social ci manipolano davvero così?

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È probabile che se per curiosità avete deciso di guardare The Social Dilemma su Netflix, adesso viviate i social in modo molto diverso e che, soprattutto, siate rimasti molto scioccati da quel che avete visto. Ma questo nuovo film documentario descrive la realtà? I social ci manipolano davvero così tanto? E come possiamo reagire davanti a questa conoscenza?

Per chi non avesse ancora avuto il tempo di vedere il film pubblicato sulla piattaforma di streaming online Netflix lo scorso mese, The Social Dilemma parla di noi, nati, cresciuti o invecchiati con il cellulare in mano, che non riusciamo a staccarci e che facciamo dipendere il nostro umore o, in casi più estremi, la nostra vita, da un like o un commento sui social.

Che sia Instagram, Facebook o Twitter, ognuno di noi ha una sorta di dipendenza che lo porta a prendere il cellulare e postare qualcosa, o a mandare un messaggio, per far sapere alla gente online che esistiamo ancora. Da una parte i social ci hanno migliorato la vita. Il solo pensiero di poter messaggiare sul momento con una persona che si trova dall’altra parte del mondo, o il poter dare una mano a qualcuno che non conosciamo solo perché abbiamo letto un post, è un pensiero meraviglioso.

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Ma insieme a questi lati positivi, a questa globalizzazione, all’aver creato un nuovo lavoro o una nuova persona sui social, ci sono anche i lati negativi. Io stessa, mentre sto scrivendo quest’articolo e devo riuscire a farlo in mezzora, sono sempre tentata a cambiare pagina per controllare se qualcuno mi ha scritto, se qualcuno ha condiviso qualcosa, se qualcuno ha risposto a un mio post.

Eppure, io stessa ho visto The Social Dilemma e ne sono rimasta terrorizzata, ma le mie abitudini sui social non sono cambiate. Per carità, non sono una di quelle fissate. Se sono insieme a qualcuno, riesco a non pensare ai social, ma se mi trovo sola senza fare nulla, la prima cosa che mi viene in mente è quella di aprire Twitter, Instagram o Tiktok.

The Social Dilemma: siamo dipendenti dai social?

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Fonte: pexels

«Se non stai pagando per il prodotto, allora il prodotto sei tu»: come vi fa sentire questa frase? Ansiosi? Basiti? Scettici? Per chi non l’avesse riconosciuta, è una delle frasi più celebri e condivise sui social (ma dai?) riguardo The Social Dilemma e si riferisce a come, contenti di non pagare nulla per navigare su Facebook, Instagram o tutti gli altri social, non ci rendiamo conto di quanto la nostra mente e la nostra intera vita sia manipolata.

Nel film seguiamo la vita di alcuni ragazzi, di come gli algoritmi cerchino in tutti i modi di far interagire i protagonisti sui social e di come loro, ignari, facciano esattamente tutto quello che si aspettano, il tutto accompagnato da qualche pubblicità che fa guadagnare soldi sulle persone, che ormai sono quasi divenute dei robot. Immaginare quello che faranno, studiare quello che potrebbero comprare, non è difficile.

Sarà capitato a tutti di parlare di un qualche argomento, fare una ricerca su Google e poi, il giorno dopo, trovarsi le pubblicità di quel prodotto di cui si parlava sui diversi social. Non siete rimasti sconvolti? Eppure, questo non vi ha fermato dal continuare a postare, leggere, commentare. Questo perché, ormai, noi siamo consapevoli di quanto la nostra vita sia manipolata, di quanto siamo dipendenti dai social, ma questo non ci ferma.

Chi ha mai letto i cookie? Quelli che accettiamo su ogni sito perché vedere la finestra è davvero troppo fastidiosa? In pochi, troppo pochi. E quindi la gran parte di noi si vende pur di continuare a sapere tutto di tutti, dai nostri amici più stretti ai conoscenti agli influencer. E anche dopo aver visto The Social Dilemma, che ha tra i topic anche il modo in cui i social guadagnano sulle nostre spalle, non abbiamo iniziato a leggerli.

Noi pensiamo che siano solo degli innocui passatempi, ma, in realtà, sono una vera e propria dipendenza, come può esserlo fumare o la droga. Sicuramente meno nociva, ma non sempre. Nel film si prendono anche in considerazione quanto l’età di suicidi si sia abbassata da quando esistono i social network, e questo perché insieme alla globalizzazione è arrivato anche l’odio online, le persone che, senza un motivo preciso, attaccano in gruppo un solo individuo.

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Fonte: pexels

Insomma, quello che era il bullismo fra i banchi di scuola e che, quindi, si limitava a esistere a scuola, si è spostato anche nella nostra cameretta o in casa nostra, dove pensavamo di essere al sicuro. Ma, ormai, non è più così. Nascondendosi dietro un anonimo o, talvolta, un nome falso, ci vengono dette le cattiverie peggiori solo perché abbiamo deciso di postare una foto innocua. E vogliamo parlare delle molestie? Di come le ragazzine, le bambine a volte (in particolare su Tiktok) vengano considerate come un oggetto?

The Social Dilemma ci mette difronte a dei dati che sapevamo già, ma che cerchiamo di non accettare o a cui odiamo pensare: siamo diventati della merce, siamo diventati dipendenti, siamo diventati dei robot alla costante ricerca di approvazione da parte di persone sconosciute a cui di noi frega meno di zero.

I social erano una novità spettacolare, un modo particolare per poterci sentire un tutt’uno con altre persone, per conoscere ragazzi con i nostri stessi interessi, ma, purtroppo, sia la cattiveria online che la smania di lucrare su qualsiasi cosa, hanno rovinato anche questo. Ma possiamo sempre migliorare.

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