#15 – Riviviamo i classici della nostra adolescenza: The Maze Runner

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Eccoci al nostro terzo incontro con la rubrica Riviviamo i classici della nostra adolescenza dedicato alla saga di The Maze Runner.

Nello scorso articolo avevamo parlato delle similitudine riscontrate tra l’Eruzione, il virus che ha infettato gran parte del popolo presente nei libri di James Dashner, e il Covid-19, l’attuale virus che ha scombussolato le nostre vite, mentre in questo ci dedicheremo a tre tra i momenti che più mi hanno emozionato di tutta la narrazione di The Maze Runner e rispolvereremo un po’ il finale, per chi non se lo ricorda o chi non ha avuto modo di conoscere la saga.

La morte di Chuck

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Fonte: Pinterest
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Leggendo il primo libro di The Maze Runner uno dei primi personaggi ai quali mi sono affezionata è stato proprio Chuck. Il più piccolo della Radura, paffuto, ricco di entusiasmo, Chuck è entrato da subito nei cuori dei lettori, così tanto che ritengo la sua morte una delle più emozionanti dell’intera saga.

Forse per il suo essere estremamente innocente e ingenuo, forse per il discorso che lui e Thomas fanno poco prima di fuggire dal labirinto, in cui Cuchk parla a Thomas del desiderio di incontrare nuovamenre i suoi genitori, o forse proprio per il modo in cui è morto, non so cosa mi abbia più ferito di più nel vedere Chuck crollare sul pavimento, ormai privo di vita.

Ma cosa ha ucciso Chuck, o meglio, chi? Lo avevamo accennato anche nel primo articolo: è stato Gally, il quale dopo essere stato punto da uno dei Dolenti e dopo essere fuggito anche lui dal labirinto è intenzionato ad uccidere Thomas, ovvero colui che ritiene essere il responsabile di tutte le disgrazie avvenute all’interno della radura, proprio poco dopo il suo arrivo. Chuck però decide di sacrificarsi per salvare il suo unico amico, rimanendo così ucciso dal coltello di Gally.

La morte di Teresa

Nel primo articolo di questa rubrica dedicata a The Maze Runner avevo accennato anche alla mia antipatia nei confronti di Teresa, la prima ragazza che compare all’interno della saga.

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Il suo personaggio è caratterizzato dall’ambiguità per tutto il libro tanto da essere etichettata come La Traditrice, dal momento che non si riesce a capire da che parte stia, se con Thomas e i suoi amici, intenti a scoprire la verità riguardante le loro vite e ciò che sta succedendo nel modo, o con la C.A.T.T.I.V.O, la società che vuole a tutti i costi trovare una cura per l’Eruzione, anche finendo con il ferire i ragazzi stessi che sono ritenuti la chiave per La Cura. Tuttavia non posso dire che la sua morte non mi abbia emozionato.

Siamo nell’ultima parte del terzo libro di The Maze Runner e Teresa, Thomas e i restanti Muni (i ragazzi immuni al virus) fuggono dal labirinto presente nalla sede centrale della C.A.T.T.I.V.O., ma durante la fuga il Braccio Destro (un’organizzazione anti-C.A.T.T.I.V.O. di cui fa parte anche Gally, che si scopre essere ora dalla pare dei buoni) decide di far esplodere il luogo in cui si trovavano. I muri del labirinto iniziano a crollare e Teresa, con l’intento di salvare Thomas, viene schiacciata dai detriti della struttura.

Insomma, per quanto Teresa possa essere stato un personaggio controverso, con i suoi alti e bassi, ha sacrificato la sua vita per Thomas, considerato l’unico in grado di portare tutti verso la salvezza.

La morte di Newt

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Fonte: Pinterest

Eccoci arrivati al punto che più mi ha fatto odiare l’intera saga di The Maze Runner! Scherzo, ovviamente non l’ho odiata o non sarei qui a parlarvene, ma devo dire che arrivare all’ultimo capitolo e perdere uno dei miei personaggi preferiti, uno dei migliori di tutti i libri (film compresi) non è stato affatto facile. Credo che per tutti sia difficile affrontare la morte di quel personaggio che aveva conquistato il nostro amore o almeno così è stato per me.

Sto parlando appunto della morte di Newt, presente ler terzo libro “La Rivelazione”.
All’inizio della narrazione scopriamo che tutti i ragazzi della Radura hanno contratto il virus, ma la maggior parte di loro è immune alla malattia, tranne alcuni. Tra questi ultimi abbiamo proprio Newt, migliore amico di Thomas per tutta la durata della saga.
Durante una fuga dalla sede centrale della C.A.T.T.I.V.O. Newt decide di consegnare una lettera a Thomas, pregandolo di leggerla dopo al momento giusto.

Successivamente Newt viene catturato e portato in una sorta di zona di quarantena chiamata il Palazzo degli Spaccati (nome con cui vengono identificati gli infetti). Thomas riesce a trovarlo, ma Newt chiede lui di lasciarlo lì e decide di allontanarsi dal gruppo. È durante questo momento che scopriamo che l’amico aveva chiesto lui di ucciderlo, prima che impazzisse e diventasse uno Spaccato “oltre l’Andata” (spaccati resi folli e senza un briciolo di ragione dal virus).
Qui sotto vi lascio la lettera che Newt ha scritto a Thomas nel film di The Maze Runner – La rivelazione e che potete ritrovare anche su YouTube, per emozionarvi ancor di più:

Caro Thomas, questa è la prima lettera che ricordo di aver scritto. Ovviamente non so se ne avevo scritte altre, prima del labirinto. Ma anche se non fosse la prima, è probabile che sia l’ultima. Voglio che tu sappia che non ho paura… di morire, almeno. È più il dimenticare, il perdere quello che sono per colpa del virus, questo mi spaventa. Perciò ogni notte dico i loro nomi ad alta voce: “Alby” “Winston” “Chuck”. E li ripeto più e più volte, come una preghiera e… e mi torna tutto in mente.

Le piccole cose, come il momento perfetto in cui il sole illuminava la radura prima di scivolare sotto le mura. Il sapore dello stufato di Frypan… non avrei mai pensato mi sarebbero mancate certe cose. E mi ricordo di te. Quando sei arrivato nella scatola, un pivello spaventato che non ricordava neanche il suo nome. Ma da quella volta in cui sei corso nel labirinto, ho capito che ti avrei seguito ovunque… e l’ho fatto. L’abbiamo fatto tutti.

Se dovessi ricominciare da capo, lo rifarei e non cambierei una virgola. Quello che mi auguro per te è che, quando ti guarderai indietro tra molti anni, potrai dire lo stesso. Il futuro è nelle tue mani, ora, Tommy. E io so che saprai fare ciò che è giusto. L’hai sempre fatto. Prenditi cura di tutti per me e prenditi cura di te stesso. Meriti di essere felice. Grazie di essere mio amico. Addio, pivello.

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Poco prima della fine degli ultimi capitoli del romanzo, Thomas e Newt si rincontrano: il suo aspetto sta iniziando a mutare e anche la sua lucidità vacilla, motivo per cui Newt supplica Thomas di ucciderlo, ponendo fine alla sua sofferenza ed evitando così di farlo trasformare in qualcosa di peggio.
Thomas è dapprima riluttante all’idea di ammazzare il suo migliore amico, successivamente però comprende che quello è l’unico modo per salvarlo e, dopo una breve lotta tra i due, preme il grilletto della pistola che puntava alla testa di Newt.

Scoprire che Newt non era immune all’Eruzione, sapere che non ci sarebbe stata una cura per lui, vederlo supplicare la morte e poi morire proprio per mano di Thomas oltre che uno dei momenti più emozionanti è stato per me (e credo anche per molti degli appassionati) uno dei momenti più devastanti.

La fine dolceamara

Per tutta la saga di The Maze Runner si parla di una cura al virus che ha distrutto le vite degli umani, una cura che in realtà ancora non esiste e che non esisterà mai. Già, perché la C.A.T.T.I.V.O. non ha mai trovato un modo per impedire al virus di diffondersi nel cervello delle persone e tutti i tentativi di trovare una soluzione sono stati vani. Allora come finisce la saga?

Quello della cura non era l’unico piano dell’organizzazione: c’è sempre un piano B, infatti. Quello della C.A.T.T.I.V.O.? La creazione di un luogo sicuro, incontaminato, in mezzo alla natura, dove il nuovo gruppo di ragazzi, formato da tutti i Muni, può dar vita ad un nuovo ciclo per l’umanità.
Nel bene o nel male, l’unico scopo della società era quello di preservare la razza umana e per loro tutti i mezzi giustificavano il fine.

Per quanto mi riguarda, non era proprio così che mi immaginavo sarebbero finiti i romanzi di The Maze Runner, poiché mi aspettavo che una cura sarebbe stata trovata, ma devo ammettere che il finale non mi ha lasciata del tutto delusa. Thomas è stato davvero la chiave per garantire la sopravvivenza, non tanto fornendo un rimedio al virus, ma formando un gruppo unito e solido di persone che insieme hanno lottato non solo per la salvezza, ma anche per la giustizia.

 

E per voi invece, era questa la fine che vi aspettavate per il romanzo di The Maze Runner? E quali sono i momenti che ritenete essere stati i più emozionanti?

 

 

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