Ordinanza antiprostituzione a Terni: via le minigonne o abiti “indecorosi o indecenti”

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Succede nel XXI secolo, nel 2021, un epoca in cui ci piace affermare che non ci siano differenze fra uomini e donne e in cui tutti abbiamo gli stessi diritti. Eppure a Terni, il sindaco (poteva essere di qualsiasi partito, e invece è proprio leghista) Leonardo Latini, ha deciso di firmare un’ordinanza antiprostituzione, non vietando la prostituzione, bensì vietando abiti indecorosi, indecenti e che mostrano troppa nudità (e non solo!). Insomma, ci piace tanto criticare l’Afghanistan con i burqa et similia pensando di essere superiori, eppure poi cadiamo in quella stessa mentalità.

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Chissà cos’è passato nella mente nel sindaco leghista quando ha firmato l’ordinanza antiprostituzione. Lo immagino a scervellarsi a pensare «come posso costringere i miei cittadini uomini a non pagare delle donne per fare sesso a pagamento?» «oh! Giusto, posso semplicemente obbligare le donne a vestirsi come delle suore e a non indossare alcun indumento che lasci la pelle scoperta». Lì per lì fa ridere perché è una situazione alquanto ridicola, tuttavia a noi piace fare i moralisti.

Ancora una volta, per non spingere l’uomo ad avere un certo comportamento, ne va di mezzo la donna. Un po’ come quando una ragazza viene stuprata e sui social leggiamo che «ha provocato l’uomo» indossando degli abiti succinti, oppure quando un uomo pubblica sui vari canali Telegram foto di minorenni in costume, la colpa non è sua bensì delle minorenni che le hanno postate. Ma per caso gli uomini sono degli animali incapaci di controllarsi e ragionare? Perché dalle ordinanze e dai commenti sembra proprio così.

Fa molto pensare poi che sia proprio un leghista a firmare quest’ordinanza in cui si vieta alle donne di vestirsi in un certo modo o di avere certi atteggiamenti, perché in genere sono proprio i leghisti con tutto il loro fandom a urlare scemenze quando vedono una donna con il burqa, convinti che questa sia costretta da degli uomini a indossarlo. E qual è la differenza con quest’ordinanza antiprostituzione, esattamente? Si sta obbligando delle donne a vestirsi in un determinato modo. Ah, a che serve pagare l’abbonamento a Netflix se esistono i leghisti?

Il sindaco di Terni e l’ordinanza antiprostituzione

L’ordinanza firmata da Leonardo Latini è valida dal primo ottobre 2021 al 31 gennaio 2022 ed è stata firmata principalmente perché «nel territorio comunale la prostituzione su strada, per la diffusione del fenomeno in alcune aree, pregiudica il decoro e la vivibilità urbana nonché le condizioni di vita dei cittadini, costituendo fonte di degrado urbano ed insicurezza, come testimoniato dalla pluralità di segnalazioni, denunce ed esposti tesi a evidenziare la insostenibilità della convivenza col fenomeno», insomma, per evitare la prostituzione.

In che modo? Ovviamente imponendo dei divieti a tutti i cittadini. Beh, più che tutti i cittadini, piuttosto a tutte le cittadine, perché saranno le donne ovviamente a subire più la violenza di questa ordinanza. Ah giusto, anche gli uomini che non potranno andare a fare sesso a pagamento. In ogni caso, si vieta di

1) essere comportamenti diretti in modo non equivoco ad offrire prestazioni sessuali a pagamento, consistenti nell’assunzione di atteggiamenti di richiamo, di invito, di saluto allusivo ovvero nel mantenere abbigliamento indecoroso o indecente in relazione al luogo ovvero nel mostrare nudità, ingenerando la convinzione di esercitare la prostituzione.

La violazione si concretizza con lo stazionamento e/o l’appostamento della persona e/o l’adescamento di clienti e l’intrattenersi con essi e/o con qualsiasi altro atteggiamento o modalità comportamentali, compreso l’abbigliamento, che possano ingenerare la convinzione che la stessa stia esercitando la prostituzione;

2) richiedere informazioni a soggetti che pongano in essere i comportamenti consistenti nell’assunzione di atteggiamenti di richiamo, di invito, di saluto allusivo, che indossino un abbigliamento indecoroso o indecente in relazione al luogo ovvero mostrino nudità e/o di concordare con gli stessi l’acquisizione di prestazioni sessuali a pagamento;

3) eseguire manovre pericolose o di intralcio alla circolazione stradale al fine di
richiedere informazioni a soggetti che pongano in essere comportamenti e atteggiamenti di richiamo, di invito, di saluto allusivo, che indossino abbigliamento indecoroso o indecente o che mostrino nudità e/o di concordare con gli stessi l’acquisizione di prestazioni sessuali a pagamento
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La polemica sull’ordinanza antiprostituzione

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Fonte: Pinterest

Ovviamente appena la notizia è divenuta di dominio pubblico, è scoppiata (giustamente!) una polemica. La senatrice del M5S, Emma Pavanelli ha scritto in una nota: «No, non siamo in Afghanistan sotto il regime talebano ma in Umbria», sottolineando quello che il sindaco ha fatto, ovvero ha emanato «un’ordinanza che impone alle donne il divieto di abbigliamento “provocante, pena l’equiparazione a prostitute“». Definisce poi «grottesche e offensive per la tutela del territorio ternano» le soluzioni della Lega.

Continua: «Invece di trovare soluzioni ai problemi della città e risollevare l’economia, il sindaco vuole eliminare la prostituzione vietando minigonne e scollature e limitando la libertà delle donne. Una decisione ridicola e grave che ci fa capire a che livello è arrivato il partito di Salvini, un livello medioevale, omocentrico e privo di idee». Federica Burgo, vice presidente dell’associazione Terni Valley, ritiene che «si puniscono le donne e la loro libertà di vestirsi, in linea con un ideale di società antica e patriarcale, oltre che paternale».

«L’ordinanza si riferisce chiaramente al comportamento ma soprattutto all’abbigliamento: niente leggi che perseguono con maggiore intensità gli atteggiamenti inequivocabilmente criminali, niente incremento della vigilanza notturna, nulla di questo genere, nessun intervento fattivo e quantificabile: come sempre, a rimetterci sono le donne e un ideale di abbigliamento che non solo non è chiaro (sono quindi vietate le gonne? E di quale lunghezza? Sono vietate le scollature, e di quale profondità?) ma va a ledere la libertà individuale in nome di un decoro tanto ridicolo quanto anacronistico

Federica Burgo su TerniToday

Il giudice di Cassazione Angelo Socci, che ha lavorato a Terni proprio per dei reati di violenza contro le donne, ha invece descritto la situazione dell’ordinanza antiprostituzione come «roba da Medioevo». Stefania Parisi, assessora alla scuola e all’ambiente del Comune di Terni, invece afferma: «Il degrado di un territorio è tutt’altra cosa e trova in altri fattori le cause. È imputabile ad una scarsa attenzione della ordinaria amministrazione alla vita della città».

#SAPEVATELO l’ordinanza del primo ottobre del sindaco di Terni contro la prostituzione. Nelle vie sotto indicate,…

Pubblicato da Alessandro Gentiletti su Domenica 24 ottobre 2021

La risposta del sindaco

Non ci ha messo molto a rispondere il sindaco leghista, definendosi addirittura «sorpreso» durante un’intervista con l’Adnkronos. «Ci sono ordinanze analoghe in comuni di centrosinistra e centrodestra, se scoppia la polemica in un comune della Lega e non in un comune del Pd mi viene da pensare che ci sia un elemento di strumentalità», ha detto. Tuttavia pare davvero strano che, qualsiasi sia il colore politico, se qualcuno vieta a delle persone determinati vestiti, non esploda una polemica.

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Fonte: Pinterest

«Sono rimasto abbastanza sorpreso: l’ordinanza era stata già adottata nel mese di luglio e fu oggetto di una proroga. In seguito ad alcune segnalazioni e al Comitato per l’ordine e sicurezza, che si è svolto in prefettura, è stata emanata questa ordinanza l’1 ottobre scorso», ha detto. Davvero aveva vietato le minigonne e gli abiti scollati d’estate? E come abbiamo fatto a non accorgercene? «Di ordinanze come queste ce ne sono moltissime, un’ordinanza gemella c’è a Rimini», ha detto, sottolineando che i sindaci attuano «queste ordinanze per creare ambienti ostili a fenomeni criminali nelle città».

Sottolinea poi che «l’ordinanza va letta nel suo complesso, nessuno ha evidenziato che si colpiscono, soprattutto, i comportamenti dei clienti. Nessuno intende vietare minigonne o scollature nel modo più assoluto, non si tratta di vietare tipologie di abbigliamento, ognuno è libero di vestirsi come ritiene», tuttavia abbiamo letto poco fa il testo. Il sindaco dovrebbe definire cosa, per lui, è un abbigliamento indecoroso e dovrebbe anche spiegare agli uomini quali sono i «comportamenti diretti in modo non equivoco ad offrire prestazioni sessuali a pagamento».

L’opinione su Twitter

Ovviamente questa polemica non è sfuggita alla community di Twitter che, ancora una volta, ha dato il meglio di sé, cercando di far comprendere il problema anche a chi, in qualche assurdo modo, non riesce a vederlo. Molti sottolineando come questa sia l’ennesima testimonianza di come sia impossibile riuscire a “mediare” sul DDL Zan con persone che incolpano e puniscono le donne peersino per la prostituzione.

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