Telegram: tra pirateria e canali no-vax

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Telegram non sta passando un ottimo periodo per quanto concerne la sua popolarità. Abbiamo parlato più volte di quanto sia pieno di feccia umana, soprattutto riguardo il revenge porn e la pedopornografia, tuttavia con il Covid-19 la situazione è solamente peggiorata perché a questi canali si sono aggiunti quelli di no-vax e no-Green Pass che incitano alla shitstorm verso chi non la pensa al loro stesso modo, mentre sono aumentati quelli riguardo la pirateria di film, musica e soprattutto di giornali online che sono arrivati a quota 329.

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Il canale “Basta Dittatura” su Telegram

Da quando c’è il Green Pass Telegram è divenuto il social preferito di chi non è vaccinato, questo grazie ai canali che vendevano il documento illegalmente. Iconica è stata la notizia che riguarda il canale che ha minacciato i suoi utenti di rendere pubblici tutti i loro dati personali, solo perché 2-3 di loro aveva avuto la geniale idea di minacciare le menti che ci sono dietro. E con minacciare intendo minacciare di denunciare loro perché avevano pagato e non ricevuto la certificazione. In modo illegale. Capite l’ironia?

Ma non solo, non dimentichiamoci neanche che Telegram è sotto indagine in Germania a causa dei gruppi neonazisti e antisemiti che non vengono bloccati sulla piattaforma di messaggistica poiché «Telegram non sarà parte di questa censura politicaQuesto va contro i principi dei nostri fondatori . Mentre blocchiamo bot e canali legati al terrorismo (ad esempio legati all’ ISIS), non bloccheremo nessuno che esprime pacificamente altre opinioni». In poche parole tutto è consentito su Telegram, che lo si faccia con rispetto e senza rispetto.

Se da una parte Telegram è una delle applicazioni di messaggistica migliori del momento, sempre in costante aggiornamento e con tante novità che la rendono superiore alle rivali come Whatsapp, dall’altra parte della moneta è una delle peggiori per come gli sviluppatori e i team che ci sono dietro continuino imperterriti a difendere anche i gruppi e canali peggiori e più disumani che fanno parte della community. Vediamo quindi com’è la situazione al momento.

Telegram: bloccati i canali pirata, si lotta contro quelli no-Green Pass

Telegram e i canali pirata

Sono 329 i canali Telegram chiusi a causa della pirateria, per un totale di 9 amministratori processati. «Ci chiuderanno tutto», ha scritto uno di loro in un messaggio intercettato dalle forze dell’ordine. «L’unica cosa che posso fare è svelarvi dove scarico i giornali e ognuno per la propria strada prima che finiamo tutti in merda», scrive ancora. Lui, insieme ai colleghi, vanno verso il processo per aver diffuso illecitamente migliaia di copie pirata di quotidiani, riviste, ebook, file musicali, film e fumetti.

A occuparsi di questa triste storie è la Procura di Bari, che ha ufficialmente chiuso gli accertamenti che erano stati avviati nella primavera del 2020 dopo la segnalazione della Fieg, riuscendo a individuare nove degli amministratori che adesso sono indagati per violazione della legge sul diritto d’autore. Quindi non è proprio vero che Telegram è sicuro al 100% per le azioni illegali. Succede che i criminali vengano anche scoperti e che quindi finiscano in carcere.

Gli amministratori sono degli uomini e delle donne con un’età compresa tra i 20 e i 59 anni, in diverse zone italiane, dal sud al nord (Lazio, Puglia, Veneto, Sicilia, Marche, Campania). La loro scusante era quella di «guadagnare denaro attirando iscritti e inducendoli a perfezionare l’acquisto di prodotti Amazon», tanto che uno dei canali si chiamava proprio “Amazon notizie“., gestito da un 47enne di Ceccano. Un altro ancora invece si chiamava “Music World” ed era gestito da un 20enne di Milazzo, questo prevedeva la ricezione di «denaro dagli iscritti, tramite l’accredito su una apposita money box associata al canale».

I danni al solo settore dell’editoria sono pari a 670mila euro al giorno, all’anno 250 milioni. In effetti ormai i giornali si sono spostati online, e se i lettori li trovano gratuitamente non pagheranno per un abbonamento. Allo stesso modo non compreranno la copia cartacea. Negli atti leggiamo che «non vi è dubbio che un fenomeno delle dimensioni di centinaia di milioni di euro di danno, presenta una gravità particolare perché incide sulla tutela costituzionale della libertà di pensiero, base di ogni democrazia».

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Fonte: Pinterest

Telegram e i canali no-Green Pass

Sono no-vax e no-Green Pass, hanno tantissimi utenti che li seguono e che fanno tutto ciò che gli dicono. Allo stesso tempo però ci sono tanti utenti che criticano le loro affermazioni. Al momento contano quasi 44 mila utenti, ogni post ha diversi commenti, pro e contro. Condividono articoli o dichiarazioni di persone che vanno contro di loro e poi pubblicano mail o profili social in modo da fare una vera e propria shitstorm, come quelle che fanno gli adolescenti quando non hanno nulla da fare. Per alcuni vengono pubblicati anche numeri di telefono o indirizzo della residenza.

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Il Fatto Quotidiano preso di mira

«Siamo in Dittatura e dobbiamo ribellarci per riavere le nostre libertà! Solo informazioni verificate, vere, importanti, utili a far svegliare le coscienze. No disinformazioni. No teorie complottistiche ridicole», leggiamo nella descrizione del canale Telegram. Quasi ci fa ridere quel “siamo in dittatura“, perché ci fa rendere conto che persone abbiamo di fronte. In Afghanistan le persone vengono uccise per il solo sostenere la dittatura. In Bielorussia se fai parte dell’opposizione non sei sicuro neanche all’estero. Però in Italia siamo in dittatura perché abbiamo il Green Pass.

In ogni caso la magistratura italiana e soprattutto la procura di Torino ha deciso di intervenire contro il canale “Basta Dittatura“, questo è il nome del più grande canale di no-vax e no-Green Pass e che speriamo sarà chiuso al più presto. I legali della piattaforma sono stati avvisati via mail, come riferisce il quotidiano La Stampa, ma non è ancora arrivata una risposta ufficiale e infatti il canale conta ancora tantissimi membri, che continuano a seguire a bacchetta quello che i loro leader affermano.

Non sappiamo in che modo Telegram potrà rispondere, se nel solito modo ovvero tirandosi fuori dalla questione senza intervenire in alcun modo, oppure se deciderà di chiudere il canale poiché pubblica contenuti privati delle persone incitanto alla shitstorm, e questo sul social è vietato. Proprio uno degli ultimi post riguarda un giornalista di Libero, accusato di postare “foto da drogati“, ma nessun giornalista che scrive contro il gruppo o semplicemente contro la loro opinione (loro li definiscono “leccaculi“) è salvo. Perché, si sa, sono contro la dittatura ma il loro pensiero è l’unico giusto e l’unico che va letto.

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