Gli studi classici etichettati come “suprematisti”: la Howard University elimina il Dipartimento di Studi Classici

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Da anni ormai esiste una lotta fra liceo scientifico e liceo classico, fra studenti di medicina, ingegneria, giurisprudenza, che adorano sminuire gli studi classici, che addirittura ritengono che siano delle «facoltà inutili, per chi deve lavorare al Mc» et similia. Su Twitter, ogni tot settimane, esce il drama perché qualche utente decide di esprimere la sua opinione non richiesta sugli studi scelti da altri. Insomma, gli Studi Classici sono belli e interessanti, ma criticati da molti. Perché?

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Photo by Andrea Piacquadio on Pexels.com

Il perché lo ritroviamo chiaramente nella volontà di tutte le persone di giudicare quel che non comprendono e nel non riuscire ad accettare che ogni facoltà è necessaria e che, no, non esistono le facoltà delle merendine, questo perché ogni facoltà ha le proprie difficoltà, almeno in Italia. Non penso che uno studente di medicina riesca automaticamente a tradurre 300 versi di Tucidide, solo perché la sua facoltà è più complessa. In più, ognuno sceglie la facoltà che preferisce, per cui perché si ha la necessità di criticare e sminuire le scelte altrui?

Ovviamente perché alla gente piace essere compiaciuti, e probabilmente apprezza anche i luoghi comuni. Studi medicina/ingegneria? Wow, avrai sicuramente successo nella tua vita, le tue sono facoltà complesse. Studi giurisprudenza? Sì, è difficile, potresti avere successo ma ci sono già troppi avvocati. Studi lettere/lingue? Ma non serve mica una laurea per lavorare al Mc! Se poi le lettere sono lettere antiche, lasciamo perdere, perché poi le discriminazioni (lasciatemi passare il termine) sfociano persino nella lotta fra liceo scientifico e liceo classico.

In ogni caso, perché stiamo parlando di quest’argomento? Cos’è successo in particolare? Ebbene, la rinomata università frequentata dalla vicepresidente Kamala Harris, la Howard University, ha deciso di far chiudere i battenti al dipartimenti di studi classici che, fino a questo memento, era l’unico storicamente afroamericano a poter vantare un Dipartimento classicista. Qual è il motivo? Gli autori di secoli fa che hanno scritto la storia sono considerati come dei Donald Trump qualsiasi, solo perché sono uomini e bianchi. Ma è giusto cancellare in questo modo la nostra storia?

Addio agli studi classici per la Howard University

«La Howard University è l’unica HBCU negli Stati Uniti ad avere un Dipartimento Classico, che fa parte dell’istituzione sin dalla sua fondazione nel 1867», leggiamo sul sito ufficiale di Society for Classical Studies. A questo punto, l’associazione fondata nel 1869, copia e incolla il comunicato stampa (lo trovate qui) che non lascia alcun dubbio ai suoi lettori: gli studi classici saranno aboliti nell’Howard University. Ecco quello che scrivono:

«La Howard University ha deciso di chiudere il Dipartimento dei Classici come parte dei suoi sforzi di prioritarizzazione e sta attualmente negoziando con la facoltà e con altre unità del college su come meglio riposizionare e riutilizzare i programmi e il personale. Queste discussioni si sono svolte in un clima cordiale, e la facoltà rimane fiduciosa che il dipartimento possa essere mantenuto intatto a un certo livello, con la sua facoltà e i suoi programmi»

Peter Paul Rubens – The Death of Seneca – 1638 – Prado Museum Madrid

Questo significa che i docenti che lavoravano nel dipartimento di Studi Classici saranno redistribuiti in altri dipartimenti dell’Università in cui i loro corsi potranno ancora essere utili. Ed è davvero triste da scrivere, perché gli studenti verranno privati di un’eredità che affonda le sue radici in secoli in cui neanche la religione cristiana esisteva. Verranno privati di Seneca con il suo dominare le passioni, di Plinio il Vecchio che ha letteralmente scritto un’enciclopedia prima che le enciclopedie esistessero, di Luciano e dei suoi viaggi sulla Luna nel II sec. d.C., di Tucidide con il suo aver raccontato la storia in un modo totalmente diverso e persino del Satyricon di Petronio, con tutta la degenerazione della società morale.

Dicono che studiare il passato, le lingue morte, gli storici, i poeti, i classicisti, è inutile. Ci dicono che i nostri studi, gli studi classici, e le nostre passioni sono inutili. Ma come facciamo a guardare al futuro e vivere il presente se non conosciamo il nostro passato? Se non studiamo quegli uomini bianchi che erano razzisti ancor prima che il razzismo esistesse? Ricordo ancora quando ho letto la Satira contro le donne di Semonide e mi sono resa conto che, sebbene fossero passati secoli e secoli, la sua idea è ancora viva. Questo però significa che Semonide, che viveva tra il VII e il VI secolo ha colpa di come un Matteo Salvini e Simone Pillon ragionano oggi?

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Fonte: wikipedia

Santo cielo, no. Il fatto che secoli fa un poeta giambico pensasse le stesse cose che oggi alcuni personaggi pensano, dovrebbe farci dare la colpa solo a quei personaggi, e non a uno scrittore che ragionava proprio come si ragionava un tempo. Cornel West, filosofo afro-americano, noto attivista, studioso delle lotte intersezionali tra razza, genere e classe sociale, fa notare che «Martin Luther King citava Socrate», e questo perché molti poeti greci o latini insegnavano l’amore. Pensiamo, ad esempio, a Saffo.

A Saffo che insegnava alle donne come essere delle buone mogli e delle buone amanti, e puntualmente si innamorava di ognuna di loro, non volendole più lasciar andare e raccontandoci tutta la sua sofferenza. In che modo «Tu dammi mille baci, e quindi cento, poi dammene altri mille, e quindi cento, quindi mille continui, e quindi cento. E quando poi saranno mille e mille nasconderemo il loro vero numero, che non getti il malocchio l’invidioso per un numero di baci così alto» ci fa pensare al razzismo? Vogliamo davvero rinunciare a questo? All’amore?

Tra l’altro è anche importante paragonare il pensiero degli studi classici con quello di oggi, capire come siamo arrivati a cambiare le nostre idee oppure a mantenere lo stesso identico pensiero. West e Jeremy Tate, fondatore di Classic Learning Test, spiegano che

«la campagna del mondo accademico volta a ignorare o trascurare i classici  è un segno di decadenza spirituale, di declino morale e di una profonda chiusura intellettuale che oggi imperversa nella cultura americana. Coloro che commettono questo atto terribile trattano la civiltà occidentale come irrilevante… Il canone occidentale è un dialogo, tra i più grandi pensatori espressi dalla nostra civiltà, sulle questioni fondamentali. Ci insegnano a vivere in modo più intenso, più critico, più compassionevole. Ci insegnano a imparare a prestare attenzione alle cose che contano, e distogliere la nostra attenzione da ciò che è superficiale».

Ma non solo gli studiosi, sono gli studenti stessi a essere intervenuti per salvare gli studi classici. È stata lanciata una petizione online (potete firmarla anche se non siete studenti della Howard University) che ha già raccolto migliaia di firme e sui social spopola l’hashtag #SaveHUClassic, in modo da far parlare di questo argomento e cercare in tutti i modi di convincere il rettore e chi ne ha le competenze a fare un passo indietro rispetto a questa scelta.

Gli studi classici non hanno formato la white culture. Gli uomini ignoranti e incapaci di comprendere i testi, hanno creato la white culture. Gli studi classici ti aprono la mente, ti fanno comprendere l’esistenza di diverse emozioni che neanche sapevi di poter provare. Ti fanno innamorare, viaggiare, anche arrabbiare, qualche volta ridere e piangere. Se oggi esiste il razzismo è a causa di persone cattive e irrispettose, non a causa degli studi classici.

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