Studenti in piazza contro l’alternanza scuola-lavoro — FOTO E VIDEO

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L’alternanza scuola-lavoro va abolita: è questo il messaggio che migliaia di studenti in più di 40 piazze d’Italia hanno voluto trasmettere nella giornata di ieri. Un messaggio che da mesi, da anni, cercano di far ascoltare a chi ha il potere di cambiare la loro situazione, ma che comincia a essere solamente sentito in questi giorni, dopo due disgrazie. Si chiamavano Lorenzo Parelli e Giuseppe Lenoci. Avevano 18 e 16 anni e sono morti a causa di un sistema che ci vuole lavoratori ancor prima di studenti.

Lorenzo Parelli aveva 18 anni, ed è morto a gennaio, schiacciato da una putrella cadutagli addosso. In quel caso abbiamo letto i soliti politici con le loro solite condoglianze, come se non avessero oggettivamente il potere di salvare i ragazzi dal loro futuro, o almeno come se non potessero almeno provarci. E invece si dicono sconvolti davanti a una morte ingiusta, mandano le condoglianze alle famiglie e scrivono parole strappalike. E intanto un altro ragazzino è morto mentre doveva trovarsi a scuola.

La morte di Giuseppe Lenoci è un po’ diversa. Giuseppe è morto a causa di un incidente stradale, ed aveva 16 anni. Si trovava su un furgone di una ditta di termoidraulica presso cui stava facendo uno stage. Ma un 16enne la mattina non dovrebbe trovarsi a scuola? A cosa serve quell’«esperienza formativa» che è l’alternanza scuola-lavoro se poi muoiono perché la sicurezza sul lavoro è carente? In fin dei conti, la morte di Lorenzo e Giuseppe ha fatto tanto clamore in quanto erano ragazzini. Ma come loro muoiono tantissimi adulti, uomini e donne, come in molti fanno notare.

Ciò non toglie, comunque, che a 16, 17, 18 anni, si deve andare a scuola e studiare, istruirsi e divertirsi, magari anche imparare per non essere ignorante e non fare gli errori che i nostri nonni e genitori hanno fatto in passato, fidandosi dei politici sbagliati. Perché i ragazzi devono essere il nostro futuro, non possiamo vederli suicidarsi perché distrutti dall’università, perché vittime di bullismo e omofobia, tantomeno vederli schiacciati da una putrella o schiantati contro un albero in un incidente stradale, come in quest’ultimo caso.

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«Quello che sta succedendo in Italia è sotto gli occhi di tutti. Questa è la scuola che hanno voluto governi e padroni. Sappiamo cosa fare, nessuno ha più scuse», ha detto il Segretario Nazionale del Fronte della Gioventù Comunista, Lorenzo Lang, contrario all’alternanza scuola-lavoro, invitando tutti i suoi coetanei a manifestare «in piazza in tutta Italia contro alternanza, maturità e repressione subita». E così è stato. Ieri in più di 40 città italiane gli studenti uniti sono scesi a manifestare.

Studenti in piazza contro l’alternanza scuola-lavoro: testimonianze, foto e video

«Lorenzo Parelli e Giuseppe Lenoci sono vittime di un’Italia in cui muoiono tre lavoratori ogni giorno, e in cui si è deciso di mandare gli studenti a lavorare gratis nelle stesse condizioni. Strappiamo e diamo fuoco ai simboli di Confindustria perché sappiamo chi ha voluto una scuola modellata sugli interessi dei padroni», hanno detto gli studenti in piazza a Torino che, davanti all’Unione Industriale, hanno bruciato il foglio con il simbolo di Confindustria, lanciando anche delle uova contro lo stemma.

A Milano invece gli studenti si sono sfogati contro le sedi dell’Unicredit e di Jp Morgan in centro. I ragazzi erano vestiti con tute di lavoro bianche sporche, per ricordare sia Giuseppe che Lorenzo. «Per gli studenti solo bastonate dal governo dei padroni», leggiamo invece in un manifesto a Roma, non la foto del ministro dell’Interno. Accanto alla foto di Draghi, invece, leggiamo «Dal governo solo sfruttamento e repressione». A guidare il corteo, però, un cartello con scritto: «Di scuola non si può morire, è tempo di riscatto».

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Ci sono state tensioni anche a Bologna e a Napoli. Nel primo caso gli studenti hanno cercato un confronto con l’ufficio scolastico regionale in via de’ Castagnoli, ma la polizia in tenuta antisommossa si è schierata davanti alla porta, vietandogli di entrare. Nel secondo caso, invece, tre studenti si sono versati della vernice rossa come il sangue davanti alla sede regionale del PD in via Santa Brigida.  «Siamo qui perché il Pd, autore della legge sulla “Buona scuola” ha le mani sporche del sangue dei due ragazzi, Lorenzo e Giuseppe», hanno spiegato i portavoce dell’iniziativa.

«Il Pd è il primo responsabile delle morti di Lorenzo e Giuseppe. L’alternanza scuola-lavoro utilizza giovani studentesse e studenti come forza lavoro gratuita, a discapito di qualsiasi norma di sicurezza. Questa non è la nostra idea di scuola. In particolare in un momento di emergenza come questo, la scuola deve essere strumento di crescita sociale e culturale, e non occasione di sfruttamento. In un Paese dove nel 2021 ci sono stati 1400 morti sul lavoro, lo Stato dovrebbe investire in sicurezza e non nella creazione di ulteriore precarietà.

Non ci bastano le finte lacrime e l’indignazione da parte dei responsabili, vogliamo l’immediata abolizione dell’alternanza scuola-lavoro e investimenti concreti sull’istruzione e l’edilizia scolastica».

Gli studenti e attivisti a Napoli
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«Stiamo chiedendo l’abolizione immediata dell’alternanza scuola lavoro. In meno di un mese due morti, prima Lorenzo a Udine e l’altro giorno Giuseppe. Oggi più che mai l’alternanza va abolita», hanno detto da Roma i manifestanti. «In secondo luogo vogliamo il ritiro immediato di questa proposta di esame di maturità, perché non tiene conto di questa profonda crisi psicologica e pedagogica che stiamo vivendo». Infine, gli studenti chiedono anche le dimissioni immediate del ministro Bianchi.

«I posti di lavoro non sono sicuri; l’alternanza scuola-lavoro e i percorsi duali di formazione conducono gli studenti troppo presto in un mondo del lavoro fatto di sfruttamento, precarietà e insicurezza», hanno scritto in una nota alcuni studenti di Palermo. Anche Bari si fa sentire, con cartelli con scritto «La vostra scuola uccide», «Alternanza maturità repressione. La scuola ha bisogno di una rivoluzione», «Di scuola-lavoro non si può morire».

Gli studenti uniti chiedono tutti una sola cosa, e se avete il coraggio di non ascoltarli e pensare che stanno manifestando per saltare la scuola o volete sfruttare la loro causa per andare contro vaccini e Green Pass (come ho letto su Twitter, non lo sto inventando), evidentemente avete bisogno di tornare a scuola, e non solo per vivere quello che stanno vivendo loro, ma perché è evidente che ce n’è proprio la necessità.

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