Studenti colpiscono una docente alla testa, tutto mentre riprendono

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A volte sbagliano i docenti, a volte sbagliano gli studenti. Esistono insegnanti incapaci di fare il proprio mestiere e che maltrattano gli alunni, ed esistono anche studenti senza il minimo rispetto nei confronti del docente, che arrivano persino a sparare in testa con una pistola ad aria compressa, tutto ridendo, riprendendo e pubblicato sui social, come accaduto a Rovigo. Il solito doppio volto della medaglia: da una parte una generazione preoccupata, matura e interessata al proprio futuro, dall’altra una che si rifiuta di crescere, con il minimo rispetto nei confronti non solo degli adulti, ma delle persone in generale.

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Studenti che si sentono invincibili e intoccabili, che pensano che sia divertente maltrattare una docente e poi pubblicare tutto online. Non solo la violenza di persona, ma anche il cyberbullismo online. TikTok ha reso tutto divertente, persino gli atti di violenza, atti sciocchi e cattivi: se va virale, allora è corretto. Ma online si trovano anche persone mature che si rendono conto che far del male e umiliare una docente che sta semplicemente svolgendo il suo lavora, neanche nelle condizioni migliori considerando gli alunni che si trova di fronte, non è divertente, ma è una crudeltà.

In più, voglio sottolineare un’altra cosa. In questa situazione il docente non può educare, non può svolgere il mestiere di educatore, perché è evidente che un ragazzetto che porta a scuola una pistola a gommini e pensa di utilizzarla contro una docente, una persona adulta, ferendola e facendo registrare tutto dai compagni di classe complici, ha un problema di educazione proprio alla base. È un problema nato da un deficit dei genitori che non sono stati capaci di seguirlo con attenzione ed educarlo al rispetto nei confronti del prossimo.

Con questo nuovo governo il Ministero dell’Istruzione è stato rinominato “Ministero dell’Istruzione e del Merito”, ma forse sarebbe necessario togliere quel merito, che già ha fatto discutere troppo, e aggiungere un “rispetto“, perché la scuola deve insegnarti a rispettare il prossimo, e non dico “gli adulti”, perché il rispetto deve essere nei confronti di tutti: da bambini a coetanei ad adulti ad anziani, a prescindere dalla loro nazionalità, dal colore della loro pelle, dal loro genere o orientamento sessuale. Ma poi diventerebbe un’utopia.

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Rovigo: studenti maltrattano una docente e la pubblicano online

Siamo a Rovigo, in una scuola superiore (nell’istituto “Viola Marchesini”) quando una docente viene letteralmente sparata con una pistola ad aria compressa mentre stava facendo lezione in classe. Il tutto è stato ripreso da uno studente e pubblicato, ovviamente, sui social, finendo anche sul sito de “La Voce di Rovigo”. La professoressa, secondo la testata, è stata colpita due volte: prima alla testa e poi in un occhio. Subito la preside ha avvertito non solo i genitori dei due criminali, ma ha anche chiamato la Polizia.

Come si vede dal video, la professoressa era seduta alla cattedra e stava facendo lezione con l’ausilio del pc e della lavagna elettronica, quando si è sentito un suono sordo e l’insegnante ha avuto un sussulto: è stata colpita alla testa con una pistola ad aria compressa fuori inquadratura. All’inizio è spaesata, non sa cosa sia successo. Poi mette una mano alla tempia e si avvicina al registro annotando l’accaduto. Gli studenti la deridono, e mentre il filmato si interrompe, viene colpita un’altra volta, questa volta nell’occhio, ferendola così tanto da aver bisogno di cure ospedaliere.

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La dirigente scolastica dell’Istituto, Isabella Sgarbi, ha confermato l’episodio dicendo che «si tratta di una pistola spara pallini ad aria compressa, abbiamo provveduto a fare le dovute verifiche confrontate con quanto i ragazzi hanno dichiarato. Il fatto è stato inoltre segnalato alla questura e per tutta la classe ora è prevista la formazione di una giornata sul tema dell’educazione civica ed un colloquio con una psicologa».

Ha anche sottolineato che gli studenti erano di una prima classe, e si sono anche autodenunciate. «Non provengono da famiglie con disagio, sono ragazzi normali. Solo hanno preso la cosa come un gioco. Ma hanno irriso un pubblico ufficiale, non hanno capito la scala dei valori». Infine: «siamo un istituto tecnologico, e insegniamo l’uso corretto delle tecnologie. I ragazzi seguono anche lezioni di diritto e di educazione civica, e su questo dobbiamo insistere».

In più, il ragazzo che ha sparato e a chi ha fatto il video saranno sottoposti a una sanzione più severa, mentre minore a chi ha partecipato al video. «Rimane comunque un episodio grave e lesivo dell’insegnante», aggiunge la preside. All’ANSA sottolinea anche che «come docenti, più che allarmati siamo affranti dal punto di vista educativo, perché i ragazzi non hanno percepito il disvalore del loro gesto, hanno reagito come fosse un gioco».

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