Stranger Things 4: Vecna e l’analogia della depressione [SPOILER ep.4]

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SE NON AVETE VISTO IL QUARTO EPISODIO DI STRANGER THINGS, NON LEGGETE QUEST’ARTICOLO.

Non ho ancora finito di vedere la quarta stagione di Stranger Things, ma dopo aver visto il quarto episodio sono esplosa in lacrime. Quello che ho potuto notare è che mentre tutti i villain che abbiamo conosciuto nelle prime stagioni erano semplicemente dei mostri che ti uccidono fisicamente, Vecna è più di ciò. Vecna ti distrugge dall’interno, Vecna ti fa credere di essere pazzo, solo, colpevole. Vecna mette delle voci nella tua testa fino a che non esplodi. Vecna altro non è che l’analogia delle depressione, e nell’episodio quattro, dedicato a Max, riusciamo a unire tutti i tasselli del puzzle, arrivando alla morale della storia: non dobbiamo per forza contare solo su noi stessi.

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Stranger Things

Contestualizziamo. Nella terza stagione di Stranger Things Max ha visto suo fratello morire davanti ai propri occhi, sacrificandosi per lei e i suoi amici, e non ha letteralmente potuto fare nulla per salvarlo. Con lui, però, è morta un po’ anche lei. Come capita a molte persone che perdono un caro amico, un parente, qualcuno a cui vogliono bene, cominciano a sentirsi un po’ colpevoli, cominciano a domandarsi: perché lui e non io? O, nel caso di Max di Stranger Things, abbiamo visto che i suoi pensieri erano anche un po’ macabri. La ragazzina non aveva un bel rapporto con suo fratello, discutevano sempre e dicevano di odiarsi, ma erano pur sempre fratello e sorella, e si volevano bene.

«Caro Billy, non so se puoi sentirmi. Due anni fa avrei detto ‘è ridicolo, impossibile’. Ma questo era prima che scoprissi le dimensioni alternative, e i mostri. Da quando non ci sei è successo di tutto. Tuo padre è stato… un vero casino. Non faceva che litigare con mia madre pesantemente. Da quando tu non ci sei, tutto praticamente è un vero disastro.

Non posso dire che hai salvato la vita di Undi, che hai salvato la mia vita. A volte mi immagino che ti corro incontro e ti spingo via. Mi immagino che potevamo diventare amici, buoni amici come due veri fratello e sorella. Lo so che è da stupidi: tu mi odiavi, e io odiavo te, ma… ho pensato che magari potevamo ritrovarci. Sono rimasta lì a guardare», scrive a Billy, leggendo la lettera sulla sua bara.

Conclude dicendo che insieme a lui, è morta anche una parte di sé e che «questo non l’ho detto a nessuno ma dovevo farlo, ma dovevo dirlo a te, prima che fosse troppo tardi… Ammesso che tu mi senta. Spero tanto che sia così. Mi dispiace, mi dispiace così tanto Billy. Con amore, la tua sorellina di merda». Queste parole esprimono tutto quello che Max ha dovuto subire dalla morte del fratello, portandola a isolarsi e a non rendersi conto delle persone che la circondano, che le vogliono ancora bene e si preoccupano per lei.

A introdurre la malattia mentale di Max è proprio Lucas nel primo episodio di Stranger Things, in cui, quando incontra Max nel corridoio della scuola le dice che «è come se tu non ci fossi. È come se fossi un fantasma», tipici sintomi della depressione. Poi ci sono anche altri dettagli: la ragazzina sta sempre per conto proprio, in silenzio in mezzo a tutti, Vecna stesso dice che ha pensieri suicidi e che vuole morire. Ma poi decide di combattere, per tutte le persone che le vogliono bene.

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L’analogia della depressione in Stranger Things

Prima di Max sono morte due persone. Della prima, Chrissy, sappiamo che aveva un disturbo del comportamento alimentare e che la madre abusava emotivamente di lei riguardo il suo peso, d’altronde la vediamo in bagno vomitare, e poi cercare conforto dai pensieri con la droga. Del secondo, Fred, invece sappiamo che aveva un trauma dovuto al non prestare soccorso durante un incidente stradale. Tuttavia, è proprio con l’episodio 4 di Stranger Things, “Dear Billy”, in cui ci rendiamo conto che Vecna altro non è che un’analogia per indicare la depressione.

Vecna non attacca il tuo corpo, non ti porta nel sottosopra, non cerca di ucciderti a livello fisico, ma si nutre delle tue emozioni negative, si insinua nella tua testa cercando di renderti colpevole ai tuoi occhi, facendo sì che sia tu stessa a concederti a lui. Ti fa sentire sola, tocca i tuoi punti deboli perché li conosce alla perfezione, rende te stessa la tua stessa prigione. E non puoi uscirne da sola. Hai bisogno dei tuoi amici, hai bisogno della musica. E quanto è bello il messaggio secondo cui è proprio la musica a salvarti?

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Stranger Things 4×04

Vecna altro non è che la depressione, e nessuno può salvarsi da solo. Vecna ti distrugge completamente, ti rende irriconoscibile, ti cambia psicologicamente e fisicamente. Si insinua dentro di te e, prima che tu te ne accorga, prima che tu possa chiedere aiuto, ti uccide. E non importa che tu sia un’allegra cheerleader fidanzata con il ragazzo più popolare della scuola, la depressione può colpire anche te. La parte finale dell’episodio 4 è da vedere in loop, è da fare vedere nelle scuole, è un vero e proprio capolavoro contemporaneo. Perché?

Perché fa capire che la depressione può colpirti all’improvviso, ti rende stressata psicologicamente, ti fa sentire come se fossi pazza, usa i traumi e le sofferenze del passato per attaccarti nel presente, e dalla prima volta che cominci ad avere il primo attacco, il declino verso il peggio è vicino. Se non ti fai aiutare. Ed è quella la parte più bella. Max non ha propriamente chiesto aiuto, ma si è fatta aiutare. Nella scena finale del quarto episodio di Stranger Things, Max non ha combattuto contro Vecna, bensì contro se stessa.

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Stranger Things 4×04

E ha trovato la salvezza nei bei ricordi avuti con i suoi amici, nei sorrisi, negli abbracci. Nell’amicizia. Nell’amore. Quando la ragazzina apre gli occhi e non accetta di essere un’altra vittima, e comincia a correre, è impossibile non piangere. Perché lei non sta solo scappando da Vecna, dalla depressione. Lei sta correndo verso la vita. Lei sceglie di sbarazzarsi di quei brutti pensieri che per mesi l’hanno tormentata, trasformandola in un’altra persona. Max, correndo verso i suoi amici, sceglie di vivere.

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