Pegah e la campagna istituzionale dedicata a Mahsa Amini: il coraggio di essere donna

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In vista della giornata della donna, sulle reti Rai, radio e tv, e sui social andrà in onda lo spot promosso dalla ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Roccella, ideato e realizzato dal Dipartimento per l’informazione e l’editoria guidato dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alberto Barachini, e dedicato a Mahsa Amini e alle donne iraniane che da mesi stanno lottando per la propria libertà. L’hashtag dello spot e che si chiede di condividere anche sui vari social è #ilcoraggioèdonna, e deve essere rivolto a tutte le donne, anche a quelle che combattono per il diritto all’aborto in paesi vicini e alleati al Governo italiano, come la Polonia.

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Mahsa Amini è stata uccisa dal regime iraniano. È stata uccisa perché non ha indossato correttamente l’hijab. Perché voleva essere una donna libera. È stata brutalmente picchiata perché non accettava di sottostare a quel regime. Dopo di lei, le donne iraniane, le sue sorelle, hanno cercato di vendicare la sua morte, o meglio di cambiare la situazione per far sì che le donne del futuro possano avere quello che loro non hanno e non hanno avuto: la libertà. Tante sportive e attrici hanno prestato il proprio volto e la propria popolarità per la causa. E tante altre sono morte, tante altre purtroppo non riusciranno a vedere il sole splendere sul Paese, perché le donne coraggiose al regime non piacciono.

Mahsa Amini è stata arrestata per aver indossato un “hijab improprio” ed è morta durante la custodia. Tuttavia, un capo della polizia iraniana ha categoricamente negato tutte le accuse. «Improvvisamente ha avuto un problema cardiaco mentre era in compagnia di altre persone che ricevevano una guida [ed] è stata immediatamente portata in ospedale con la collaborazione dei servizi di emergenza», ha detto la polizia. Il presidente Ebrahim Raisi ha ordinato al ministro dell’Interno di aprire un’inchiesta sul caso. Diversi legislatori hanno affermato che solleveranno il caso in parlamento, mentre la magistratura ha affermato che formerà una task force speciale per indagare.

Amnesty International intanto ha denunciato la situazione: «Le circostanze che hanno portato alla morte sospetta in custodia della giovane donna di 22 anni Mahsa Amini, che includono accuse di tortura e altri maltrattamenti in custodia, devono essere indagate penalmente. La cosiddetta ‘polizia della moralità’ di Teheran l’ha arrestata arbitrariamente tre giorni prima della sua morte mentre applicava le leggi del Paese sul velo forzato abusivo, degradante e discriminatorio. Tutti gli agenti e i funzionari responsabili devono affrontare la giustizia».

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In più, è stata uccisa anche un’altra ragazza: Hadith Najafi, «uccisa da 6 proiettili nella città di Karaj». A ciò si aggiunge anche che il ministro degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, citato dai media statali, ha dichiarato: «Minimizzando la gravità di una serie di blocchi imposti nelle comunicazioni nel Paese, gli Stati Uniti stanno cercando di portare avanti i loro obiettivi contro l’Iran», facendo riferimento a come Elon Musk, con il sostegno del governo USA, ha attivato il servizio Internet satellitarie Starlink, in quanto il governo dell’Iran aveva bloccato l’accesso a internet in tutto il Paese.

Ma non solo Mahsa Amini e Hadith Najafi, anche Mahak Hashemi, 16enne uccisa in Iran perché indossava un cappello invece del velo durante le manifestazioni per i diritti delle donne iraniane. Per riavere il suo cadavere, i genitori della ragazza avrebbero dovuto pagare un riscatto per ottenere il corpo indietro. Non solo, è stato anche vietato di essere in grado di dare un ultimo addio attraverso un funerale o altri tipi di ricordi organizzati pubblicamente.

C’era stata poi la notizia data da un alto funzionario iraniano secondo cui l’Iran avrebbe abolito la polizia morale, dicendo che è stata abolita dalle stesse autorità che l’hanno installata». Tuttavia, quando è stato chiesto a riguardo al ministro degli esteri iraniano, Hossein Amir Abdollahian, non ha negato, ma ha detto: «In Iran, tutto sta andando avanti bene nel quadro della democrazia e della libertà». Montazeri in più ha detto che la magistratura applicherà ancora restrizioni al «comportamento sociale». Gli attivisti intanto negano che le forze siano state ritirate dalle strade. E intanto le condanne a morte e le uccisioni aumentano giorno dopo giorno.

Lo spot Rai per la libertà delle donne in Iran e per Mahsa Amini

Il volto dello spot è Pegah Moshir Pour, attivista iraniana per i diritti umani e digitali che vive in Italia da quando aveva 9 anni. A quell’età, fu costretta a lasciare Teheran per arrivare in Basilicata assieme alla sua famiglia in quanto le violenze e la repressione del regime islamico ai tempi erano davvero molto gravi e severe. Da quando qualche mese fa è stata uccisa Mahsa Amini, ha cominciato a parlare sui social della situazione in Iran e anche della sua storia, divenendo anche protagonista di questo bello e significativo spot.

«Essere libere vuol dire poter studiare e decidere chi diventare. Poter uscire di casa con i capelli scoperti senza paura di essere arrestate o di perdere la vita. Avere l’opportunità di guadagnarsi da vivere e veder riconosciuto, equamente, il proprio lavoro. Vuol dire scegliere di costruire una famiglia in pace, lontano dalla violenza e dalla guerra. Il coraggio è donna come la libertà», dice nello spot Pegah Moshir Pour. È importantissimo che si dia voce a questa realtà, in quanto troppo poco nei media mainstream se ne parla (e allo stesso modo non si parla della questione in Afghanistan).

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Non è la prima volta che Pega Moshir Pour cerca di lanciare messaggi di speranza e soprattutto di coraggio: ad esempio è stata ospite a Sanremo, dove ha portato un tema sulla libertà in Iran accompagnata sul palco da Drusilla Foer, commuovendo tutto il pubblico, da quello presente in platea a quello a casa. Ancora, ha scritto una lettera aperta alle università italiane in cui chiedeva la tutela dei diritti degli studenti iraniani con problemi di visto, economici e di soggiorno, divulgata attraverso i suoi profili social. Una donna coraggiosa, che non ha paura di far sentire la propria voce.

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