La verità su genitore 1 e genitore 2: ennesimo fail della destra

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Negli ultimi giorni si è tornati a parlare di quell’ennesima fake news che è genitore 1 e genitore 2. In Senato, durante la discussione sul DDL Zan, sono tanti, troppi, gli esponenti della destra che hanno accusato la sinistra e il disegno di legge di voler eliminare le parole madre e padre e di volerle sostituire con genitore 1 e genitore 2. Tuttavia, per quanto da Matteo Salvini a Simone Pillon e ovviamente anche Giorgia Meloni che è stata persino protagonista di un remix con quelle parole si sforzino di far credere a queste fake news, la realtà è un’altra, ed Emilio Mola, giornalista e influencer, l’ha definitivamente umiliati sul suo profilo Instagram.

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Simone Pillon
Fonte: web

Partiamo dal principio. Inizia tutto quando Simone Pillon, e non solo, durante la discussione in Senato concernente il DDL Zan, hanno cominciato a tirare fuori la solita fake news sul genitore 1 e genitore 2, con gli applausi di tutti i colleghi di partito o di ideologia. Tuttavia, quelle parole non sono passate inosservate per Emilio Mola, che più volte si è anche impegnato a spiegare la realtà dei fatti in maniera oggettiva. Pensate che Simone Pillon, che si è accorto di lui grazie alla condivisione del post da parte di Chiara Ferragni, ha pure fatto passare quelle del giornalista brindisino per disinformazione, portando come fonti… delle fotocopie scolastiche e un’intervista non reale.

Diremmo di essere sorpresi da questa mancanza di informazione da parte del senatore leghista, tuttavia non è la prima né l’ultima volta in cui un leghista fa passare per reale una notizia che, in realtà, non lo è. Disappointed but not surprised, si direbbe sul web. Tuttavia, se vogliamo comprendere il DDL Zan e soprattutto comprendere perché la destra italiana al momento sta nutrendo i propri elettori con mere fake news, bisogna analizzare per bene la situazione e arrivare alla radice delle notizie. Per cui, mettiamoci all’opera.

Genitore 1 e genitore 2: qual è la realtà

In primis, il genitore 1 e il genitore 2 non è minimamente citato nel DDL Zan, così come non sono citati il GPA (meglio conosciuto come utero in affitto) o la fantomatica ideologia gender, come più volte è stato scritto. Allo stesso modo non si parla di donne transgender alle Olimpiadi, perché, tutte le persone capaci di analizzare e comprendere un testo, sanno che dello sport e dei regolamenti che riguardano le atlete trans se ne occupa il CONI e non il DDL Zan. Ma evidentemente per alcune persone è troppo difficile, o scomodo, comprendere questo.

«Gli influencer di sinistra negano Genitore 1 e 2», scrive Simone Pillon in un suo post su Instagram, allegando gli screen del post di Emilio Mola in cui scrive che genitore 1 e genitore 2 non sono mai esistiti, «non è mai esistita una legge, un progetto di legge, un documento, un decreto, uno straccio di carta recante le diciture “Genitore 1” e “Genitore 2”», spiegando, in poche parole, le origini di queste due parole, parlando anche del garante della privacy. E Simone Pillon che fa? Ovviamente porta delle testimonianze. Testimonianze che non sono altro che articoli di giornale oppure fotocopie. Fotocopie che sono dei moduli scolastici. Sì, moduli scolastici.

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Fonte: Pinterest

«È curioso che un senatore della Repubblica nel rispondere a delle osservazioni non lo faccia con atti ufficiali ma con un articolo di giornale e con un chiedetelo alla Lamorgese, alla Cirinnà, ma va bene… Chiediamolo», dice Emilio Mola nelle sue storie, e da qui comincia davvero l’umiliazione di Simone Pillon che ovviamente non ha risposto e non ha dato alcuna spiegazione, né ha chiesto scusa per aver pubblicato l’ennesima fake news. Non che ne avessimo le aspettative.

Partiamo quindi dall’articolo de La Repubblica, dove leggiamo che «sulla carta di identità per i minori di 14 anni o sui moduli di iscrizione a scuola dei bambini si torna a “genitore 1” e “genitore 2”, una dicitura che da tempo ormai aveva sostituito il vecchio “madre” e “padre” e che Salvini ministro dell’Interno aveva invece recuperato», citando poi un intervento della Ministra Lamorgese che cita la «dicitura “genitore 1” e “genitore 2”». Ma ha davvero detto così? No, in realtà no. La ministra ha semplicemente detto “genitore”, e il giornale ha aggiunto “genitore 1” e “genitore 2”, come potete constatare voi stessi nel video:

Quindi no, nessuno ha mai detto genitore 1 e genitore 2, che è semplicemente una fake news che risale al 2015 con il governo Renzi e la carta d’identità elettronica, con un decreto del Ministero dell’Interno in cui si legge, all’art.4, che «la carta d’identità elettronica può essere richiesta in caso di minorenni da un genitore o da un tutore», quindi nessun genitore 1 e genitore 2, ma semplicemente un genitore o un tutore. È stato poi nel 2018 Matteo Salvini a sostituire genitore con madre e padre e poi, l’anno dopo, la ministra Lamorgese introduce di nuovo “genitori”, spiegando anche il perché.

La Ministra Lamorgese infatti spiega che “genitore” è meglio di “madre” e “padre” per tutelare i bambini che non hanno un genitore e che quindi verrebbero discriminati in caso contrario. Tra l’altro, questa è una richiesta che viene non dalla ministra, non dalla sinistra, non dalle “lobby gay“, bensì dal Garante della privacy, che sicuramente vuole tutelare i bambini più di un Simone Pillon qualsiasi, perché, più che per altro, lo fa per lavoro.

«In quest’ottica, la modifica introdotta dal decreto si è rivelata inattuabile in alcune ipotesi, con gli effetti discriminatori che necessariamente ne conseguono per il minore. Si pensi, ad esempio, ai casi nei quali egli sia affidato non al padre e alla madre biologici, ma a coloro i quali esercitino – secondo quanto previsto dall’ordinamento – la responsabilità genitoriale a seguito di trascrizione di atto di nascita formato all’estero, sentenza di adozione in casi particolari o riconoscimento di provvedimento di adozione pronunciato all’estero. 

Ebbene, in tutti questi casi, la modifica proposta determinerebbe effetti paradossali: ne illustro due. A rigore, il minore affidato a soggetti che non possano definirsi suo padre e/o sua madre, non potrebbe ottenere mai la carta d’identità elettronica, non avendo appunto egli alcun padre o madre legittimati, essi soli, a richiederne il rilascio. 

Per ottenere altrimenti il documento d’identità del minore, i soggetti che ne esercitino la responsabilità genitoriale dovrebbero essere costretti a una falsa dichiarazione, attribuendosi (con la responsabilità penale che ne consegue), identità a loro non appartenenti.»

Insomma, adesso bisognerebbe quindi finirla con questa fake news, con questo genitore 1 e genitore 2, perché, come abbiamo potuto constatare, non ha nulla a che fare con l’ideologia politica o LGBT.

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