Simone Biles e il peso delle Olimpiadi: fare agonismo non è solo una passione

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Simone Biles, una delle atlete di ginnastica artistica più amate per il suo talento come per la sua passione, si è dovuta ritirare dalla finale olimpica. Inizialmente si pensava che questa scelta fosse stata presa in seguito a un problema alla caviglia sorto durante il riscaldamento, tuttavia poi l’atleta stessa ha spiegato che si trattava di una questione molto più seria e da non sottovalutare: «ho il peso del mondo sulle spalle», ha detto l’atleta olimpica, riuscendo ad aprirsi completamente e a parlare di qualcosa di importante come la salute mentale.

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Fonte: Twitter

Spesso pensiamo che essere uno sportivo sia semplice. Crediamo che sia semplice perché dietro c’è la passione per quel che facciamo, per migliorarci per noi stessi e non per gli altri. Ma non sempre è così. Anzi, in nessun olimpico o sportivo c’è dietro solo la passione. La passione è solo la punta dell’iceberg, che nasconde però tanti sacrifici, tante rinunce, allenamenti giornalieri, un controllo maniacale sulla dieta (per alcuni sport più che per altri), e non è neanche da sottovalutare lo stress dato dai media e dalle altre persone.

Simone Biles è stata la campionessa olimpica di Rio 2016, prima ginnasta in tutta la storia ad aver vinto cinque titoli mondiali individuali e anche la prima ad averne vinti tre di seguito. Se apriamo la sua pagina Wikipedia, vediamo una serie di medaglie d’oro che neanche pensavamo fosse possibile vincere, testimonianza del talento, della passione e dei sacrifici di un’atleta meravigliosa. Noi l’abbiamo scoperta e amata per la sua dedizione come anche per la sua storia, perché oltre alla ginnastica Simone Biles è anche una splendida persona.

Nata nel 1997 (ha solo 24 anni) a Columbus, in Ohio, deve affrontare una delle difficoltà più grandi per una bambina: vedere la propria madre uscire e rientrare nel carcere per abusi di alcool e droga. Per questo motivo, sia lei che i suoi fratelli vengono affidati a diverse famiglie. Lei e la sorellina minore vengono poi adottate dai nonni, che le crescono in Texas e che iscrivono Simone Biles al suo primo corso di ginnastica. Aimee Borman, l’allenatrice che l’ha accompagnata fino al 2017, ha subito notato le sue potenzialità.

Nel 2010, a 13 anni, partecipa alla sua prima competizione, partecipando ai Campionati Nazionali Juniores in cui ottiene l’oro al corpo libero e il bronzo al volteggio. La sua allenatrice giustificherà il ritardo con cui è stata iscritta alle gare in questo modo: «era forte, determinata, imparava in fretta, ma non era molto flessibile e non era in grado di controllare la sua potenza. Le serviva più allenamento». È l’anno dopo, però, quello decisivo, quello in cui i direttori tecnici della nazionale la notano e, da quel momento, inizia la sua ascesa.

Simone Biles e il coraggio di rinunciare

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Fonte: Twitter

Soprattutto se sei un’atleta olimpica e sei l’atleta della tua squadra che ottiene più risultati, quella conosciuta in tutto il mondo anche da chi segue la ginnastica artistica solo durante le Olimpiadi, riuscire a rinunciare, a pensare a se stessa, a dire «non ce la faccio» e a dirlo non solo a se stessi (che comunque non è una cosa da sottovalutare), ma anche alla stampa, impiega tanto coraggio. E per questo Simone Biles è una Campionessa con la C maiuscola. Perché ha compreso i suoi limiti e li ha accettati.

«Devo fare ciò che è giusto per me e concentrarmi sulla mia salute mentale e non mettere a repentaglio la mia salute e il mio benessere», ha detto dopo che la squadra statunitense è stata battuta dalle russe in seguito alla sua assenza. «Ho il peso del mondo sulle spalle», scrive sul suo profilo Instagram, confidandosi poi con i followers: «Non è stata una giornata facile o la mia migliore, ma l’ho superata. A volte mi sento davvero come se avessi il peso del mondo sulle spalle. So che lo spazzo via e faccio sembrare che la pressione non mi colpisca, ma dannazione a volte è difficile: le olimpiadi non sono uno scherzo».

In conferenza stampa Simone Biles ha poi rivelato che «ho solo pensato che fosse un po’ meglio fare un passo indietro lavorando sulla mia consapevolezza e sapevo che le ragazze avrebbero fatto un lavoro assolutamente grandioso. Non volevo che la squadra rischiasse la medaglia per una mia cavolata perché loro hanno lavorato davvero troppo duro così ho deciso che spettasse alle ragazze proseguire il resto della gara». Ha quindi spiegato il motivo che l’ha portata a rinunciare alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Ma poi è entrata più nello specifico.

«Non ho più fiducia in me stessa come prima. Non so se è una questione di età. Sono un po’ più nervosa adesso quando salgo in pedana. Sento che non mi sto divertendo più come prima. So che questi sono i Giochi, volevo farli, ma in realtà sto partecipando per altri, più che per me. Mi fa male nel profondo che fare ciò che amo mi sia stato portato via. Non appena salgo in pedana siamo solo io e la mia testa… e lì ci sono demoni con cui devo confrontarmi».

Simone Biles
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Fonte: Twitter

Simone Biles ha anche sottolineato che «devo fare ciò che è giusto per me e concentrarmi sulla mia sanità mentale e non compromettere la mia salute e il mio benessere, per questo ho deciso di fare un passo indietro (durante la gara) e lasciare che le mie compagne facessero il lavoro, e lo hanno fatto bene, sono vicecampionesse olimpiche, è qualcosa di cui possono essere molto orgogliose, l’hanno raggiunto senza di me, non credo che ne fossero consapevoli prima».

Proprio qualche minuto fa è arrivata la notizia ufficiale: Simone Biles si ritira anche dalla competizione individuale di ginnastica artistica. Noi le auguriamo di potersi riprendere al più presto e soprattutto di capire cosa vuole e cos’è meglio per la sua salute mentale. Qualsiasi sia la sua scelta, la storia l’ha già fatta e noi non smetteremo di ringraziarla anche solo per il messaggio che ci ha trasmesso in queste Olimpiadi: la salute mentale va tutelata, che tu sia uno studente universitario, che tu sia una campionessa olimpica.

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