Roberta Siragusa: il presunto assassino dice che si è suicidata

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Per Roberta Siragusa, la diciassettenne siciliana vittima di femminicidio, non è ancora finita, non finché non avrà giustizia e, per aver giustizia, chi l’ha uccisa deve finire dietro delle sbarre. A essere accusato del suo omicidio è Pietro Morreale, il suo fidanzato, la persona che ha portato le forze dell’ordine al burrone in cui, il corpo sfregiato e bruciato di Roberta, si trovava, ma che si dichiara, nonostante tutto, innocente.

Ci sono tante cose che non vanno in quest’omicidio e nelle versioni rilasciate da Pietro Morreale e dalla sua famiglia. Molte testimonianze, di amici e parenti della vittima, dimostrano quanto la loro fosse una relazione tossica, con lui troppo geloso che considerava lei come un oggetto di sua proprietà e non come una donna, come una persona indipendente. Niente porta a pensare che Roberta si sia suicidata, come fa credere il presunto assassino. Ma tutte le testimonianze portano a una pista, per questo motivo il suo fidanzato è stato accusato di omicidio.

Su Facebook, nel 2015, Pietro Morreale, l’uomo che non ucciderebbe mai nessuna, aveva scritto dei post contro il femminicidio:

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In fin dei conti, cosa possiamo aspettarci da un uomo che porta rispetto alle donne solo perché sua madre è una donna e non perché, in fin dei conti, le donne sono delle persone alla pari degli uomini e meritano quindi il rispetto in quanto persone e non solo perché tua madre è una donna? Le aspettative erano molto basse, ma pensare all’ipocrisia di questi post fa davvero rabbrividire.

Il corpo di Roberta era bruciato nella parte superiori, con una parte di capelli rasata, non si sa se a causa del fuoco o se sia stato per privarla della sua bellezza, per renderla meno appetibile. Non sarebbe la prima volta che un uomo, colmo di gelosia e di rabbia quando viene lasciato da una fidanzata, decide che se non la può avere lui, non la può avere nessun altro. Anche la camera del presunto assassino non convince i carabinieri, poiché ritenuta troppo in ordine.

«Nessun oggetto fuori posto, il letto rifatto, non c’erano abiti o altro. La scrivania sembrava non essere mai stata utilizzata», scrive il gip. Secondo il giudice, è la «rappresentazione plastica della precisa volontà di inquinamento delle prove. Tutto quell’ordine contrasta con lo stato di turbamento emotivo e l’inevitabile trambusto della rivelazione ai genitori financo di quella verità che essi hanno detto essergli stata rivelata dal figlio: “Non l’ho uccisa io, si è data fuoco”».

Secondo Pietro Morreale, Roberta si è suicidata

A parlare dell’ipotesi del suicidio di Roberta è stata la famiglia del presunto assassino, Pietro Morreale, che affermano: «Non mi ero accorto dell’orario di rientro di Pietro. L’ho visto in pigiama e vestaglia, a letto. Mio figlio mi ha raccontato le ultime parole della ragazza prima di cospargersi di fuoco: ‘Ora ti consumo io’. E lui è svenuto mentre lei faceva quel gesto». Insomma, il solito victim blaming. Fare passare la vittima per una psicopatica che si è suicidata per punire l’angioletto, l’uomo che non aveva mai alzato un dito… Ah, no.

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Il fratello della vittima ha detto di non credere a questa ipotesi e che «Pietro era aggressivo, e faceva uso di sostanze stupefacenti. Alcuni mesi fa, aveva fatto un occhio nero a Roberta dopo una lite per una canna che lei aveva buttato dal finestrino». Ma non solo, i suoi amici, le sue conoscenze, raccontano di come lui avesse una gelosia morboso, di come le tirasse schiaffi, di come la picchiasse, di come l’avesse privata di qualsiasi amicizia (che poteva frequentare solo insieme a lui). Lei voleva lasciarlo, ma non sapeva come. O meglio, temeva che avrebbe potuto fare del male a lei e alla sua famiglia.

Secondo un amico stretto di Roberta, Pietro Morreale avrebbe chiamato in disparte Roberta per consumare un rapporto, ma lei si sarebbe rifiutata e lui non avrebbe reagito molto bene. Sempre lui (a cui, tra l’altro, il presunto assassino qualche giorno prima aveva chiesto gli screenshot delle chat con Roberta), quella sera aveva un brutto presentimento, soprattutto quando non ha avuto più notizie dalla sua amica.

In ogni caso, neanche le forze dell’ordine credono all’ipotesi del suicidio: «Sono di tutta evidenza le contraddizioni in cui sono incorsi i familiari dell’indagato, che pure si potevano avvalere del diritto di astenersi dal rendere dichiarazioni. Contraddizioni su altri particolari non meno rilevanti e relativi agli orari in cui si sarebbero svegliati ed avrebbero ricevuto le confidenze del figlio». Si pensa, tra l’altro, che Pietro Morreale avrebbe avuto dei complici, non tanto nell’omicidio quanto nell’occultamento del cadavere.

Adesso, non ci resta che attendere che Roberta abbia giustizia e che Pietro Morreale racconti davvero quello che è successo quella notte, quella notte in cui una ragazzina ha perso la vita, o meglio, in cui le è stata tolta.

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