Ramadan 2021 in Italia: due chiacchiere con Yassin e Nada

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Il 12 Aprile siamo ufficialmente entrati nel mese di Ramadan, che si concluderà il 12 Maggio del 2021. Sarà il secondo anno consecutivo in cui il Ramadan si svolgerà confinati, o quasi, nella propria casa.

Il mese sacro per i musulmani di tutto il mondo si terrà nel pieno rispetto delle restrizioni antiCovid: sono limitati gli ingressi nei luoghi di culto, le preghiere di gruppo e le riunioni con familiari e gruppi di amici. Ma cosa significa Ramadan?

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Fonte: Pinterest

Cos’è il Ramadan?

Ramadan è il nome del nono mese dell’anno nel calendario lunare musulmano. Secondo la tradizione islamica il Ramadan simboleggia la ricorrenza del giorno in cui Maometto ricevette la rivelazione del Corano come unica “guida spirituale per gli uomini fedeli e prova chiara della retta via di salvezza”.

Durante il Ramadan i fedeli si dedicano alla preghiera, alla meditazione, praticano il digiuno e allenano la propria autodisciplina, allontanandosi da qualunque fonte di trasgressione.

Il digiuno è un obbligo per tutti i musulmani praticanti, i quali dalle prime luci dell’alba fino al tramonto non possono nè mangiare nè bere. Solo una volta calato il sole il digiuno viene interrotto in favore di un abbondante pasto serale.

Per comprendere meglio quali sono le origini del Ramadan e quali sono le abitudini durante il mese sacro sentiamo cosa ne pensano Yassin e Nada, un ragazzo e una ragazza italiani che celebrano il Ramadan.

Il Ramadan secondo i ragazzi: due chiacchiere con Yassin

  • Spiegaci il Ramadan a parole tue: cosa significa per te farlo? Quando lo hai iniziato a fare? Ci sono differenze fra uomini e donne? Esistono alcune eccezioni?

«Il Ramadan è un mese sacro per ogni musulmano, nonché uno dei pilastri dell’Islam. Per me in quanto musulmano è un mese di venerazione e purificazione sia spirituale che fisica, in quanto il digiuno non va fatto solo da cibo e bevande ma anche da tutte ciò che sono le tentazioni in cui uno può cadere (impulsi sessuali, fumo…).

Io personalmente ho iniziato verso i 9/10 anni, non lo facevo tutto ma giusto qualche giorno per provare. Non ci sono differenze sostanziali tra uomini e donne ma nelle eccezioni che ci sono oltre ai soggetti con malattie gravi, che richiedono una terapia con orari precisi o anziani che non sono più in grado di farlo rientrano le donne col ciclo, donne incinte o che allattano».

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Fonte: Twitter – AlJazeera
  • Gli ultimi due Ramadan li hai dovuti fare in quarantena: lo hai trovato più difficile rispetto ai Ramadan pre-Covid?

«Sicuramente cambia, ma non dal punto di vista della difficoltà. Penso cambi più che altro il modo in cui viene vissuto il Ramadan 2021, poiché essendo il Ramadan una festività nella quale ci si riunisce con la famiglia e gli amici la sera per mangiare e poi andare in moschea, non poterlo più fare cambia molto l’atmosfera della festività stessa».

  • Sempre continuando sulla stessa scia: in zona rossa o arancione non si può uscire dal comune, la zona in cui abiti è ben fornita per quanto concerne negozi halal? O hai la necessità di uscire fuori paese?

«No, il negozio che vende alimenti halal (carne principalmente) si trova in un altro comune, ma siccome fa consegne a domicilio posso comunque acquistare senza muovere dal comune di residenza».

  • Ma cosa significa halal?

«Halal è tutto ciò che è concesso nella dell’Islam (al contrario è Haram tutto ciò che è proibito) quindi la carne halal che vedi è carne macellata secondo la pratica islamica».

  • Parlaci del Ramadan in Italia: c’è qualche differenza con il farlo in uno stato in cui la religione principale è l’Islam?

«Partiamo dal presupposto che le poche volte che ho passato il Ramadan in Marocco ero ancora troppo piccolo per poterlo fare, ma devo dire che comunque è tutto un altro clima. Ovviamente più sentito lì, soprattutto la sera dove ci sono i vari comuni e le organizzazioni che organizzano gli Iftar (pasto serale con il quale si rompe il digiuno) di gruppo, aperti a tutti per poter dare la possibilità anche a chi non ha nulla di potersi permettere un pasto dignitoso.

Ma anche qui non è brutto poi dove siamo noi c’è una comunità molto unità quindi si organizzano molte iniziative anche qui e ci si trova molto spesso a ricreare il clima che si ha nei propri paesi d’origine».

  • Consiglieresti a un non musulmano di provare a fare il Ramadan?

«Ho molti amici che hanno provato per curiosità, non l’ho mai consigliato a nessuno. Però per dirti che uno degli intenti del Ramadan è quello di mettersi nei panni di chi non ha nulla da mangiare o da bere, quindi potrebbe essere uno spunto di riflessione anche per coloro che non sono musulmani».

  • Immagino tu abbia sentito quel che sta accadendo in Francia, ovvero il governo sta vietando alle donne di indossare l’hijab o i burkini, hai una considerazione da fare a riguardo? Perché credi che ci sia quest’idea comune che l’hijab, il velo, o il burkini siano simbolo di oppressione?
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Fonte: Twitter

«Provo solo indignazione riguardo alla vicenda, il hijab è una scelta.

Nell’Islam il hijab imposto e senza consapevolezza è completamente insensato, poi non è una novità che ci sono famiglie, uomini o padri che lo impongono ed è sbagliato tanto quanto è sbagliato privare una ragazza musulmana di professare la propria religione come più crede.

Il velo viene stabilito dalla religione islamica, ma deve esserci la piena volontà e consapevolezza di colei che lo vuole indossare, senza queste due è solo un accessorio senza alcun senso».

Ma non solo in Francia: la storia di Malika, la ragazza di 22 cacciata di casa perché omosessuale, ha acceso i riflettori sulla comunità musulmana in Italia. Purtroppo la sua storia ha portato anche tanta islamofobia. Tu cosa ne pensi riguardo a questa vicenda?

«Purtroppo l’omofobia è un problema di tutte le religioni principali non è una novità. Sono contrario a quello che è successo, soprattutto perché i genitori sono i primi a dover accettare il/la figlio/a a prescindere da tutto.

Non vedo perché questo episodio debba portare a Islamofobia e la decisione del Papa di non benedire le unioni omosessuali non debba generare “Cristianofobia”. L’odio verso una religione o verso un credo lo trovo del tutto insensato».

  • Ritieni che il governo italiano faccia abbastanza per tutelare i ragazzi come te e la tua religione? O ritieni che ci sia ancora tanta ignoranza a riguardo?

«Direi che chi sia al governo non abbia idea di cosa ci sia in Italia, è gente che vive nella favola dove il razzismo, l’omofobia e l’islamofobia non esistano. Purtroppo l’ignoranza è tanta ma non credo che sia il governo a dover fare qualcosa a riguardo ma è un problema di ciascuno di noi che deve prendere iniziativa, sia dalla parte della comunità musulmana in italia nel farsi conoscere di più come cultura e come religione e sia da chi ha pregiudizi che deve imparare a conoscere e comprendere le culture altrui».

  • Avresti qualche mito o credenza riguardo la religione musulmana che vorresti sfatare?

«Non siamo tutti terroristi, però se vedi un musulmano che si mette le dita nel naso scappa…starà sicuramente cercando il pulsante di detonazione!».

Il Ramadan secondo le ragazze: due chiacchiere con Nada

  • Spiegaci il Ramadan a parole tue: cosa significa per te farlo? Quando lo hai iniziato a fare? Ci sono differenze fra uomini e donne? Esistono alcune eccezioni?

«Essendo figlia di due immigrati egiziani, che vivono in Italia, per me il Ramadan è diventato più una sorta di tradizione famigliare in cui ci uniamo ogni sera a mangiare insieme e a parlare tra noi. Purtroppo durante l’anno non è mai così, a volte non mangiamo mai insieme, a volte di fretta e non ci parliamo neanche. Insomma, per me ormai è diventato questo e la sfera religiosa è andata un po’ a scemare, quando ero più piccola pregavamo più spesso insieme durante il ramadan, adesso molto meno.

Le donne praticanti non possono digiunare se hanno le mestruazioni, ma è molto imbarazzante bere o mangiare davanti a chi è a digiuno, soprattutto perché le mestruazioni sono molto un tabù, a me è capitato di fingere di stare a digiuno pur avendo le mestruazioni».

  • Perché le mestruazioni sono un tabù?
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Fonte: Twitter – AlJazeera

«Non se ne parla, sono considerate come una questione molto privata, è considerato increscioso parlarne poichè la donna è letteralmente vista come impura in quei giorni».

  • Gli ultimi due Ramadan li hai dovuti fare in quarantena: lo hai trovato più difficile rispetto ai Ramadan pre-Covid?

«Personalmente l’anno scorso l’ho trovato molto meno pesante, mi stancavo meno facilmente essendo costretta a stare in casa tutto il giorno».

  • Sempre continuando sulla stessa scia: in zona rossa o arancione non si può uscire dal comune, la zona in cui abiti è ben fornita per quanto concerne negozi halal? O hai la necessità di uscire fuori paese?

«Vivo in un paese in provincia di Milano, per andare in una macelleria halal devo andare in un paese a 10 minuti da qua, quindi assolutamente a portata di mano».

  • Parlaci del Ramadan in Italia: c’è qualche differenza con il farlo in uno stato in cui la religione principale è l’Islam?

«Ho fatto in egitto il Ramadan in estate del 2015, è stato molto diverso perché lì era come se tutto fosse a “misura di ramadan”, banalmente anche i programmi in tv erano tutti nuovi per creare penso intrattenimento, c’era meno gente per strada durante il giorno ma più decorazioni, ci si dava appuntamento direttamente la sera e ci si riuniva tutti a pregare insieme la sera».

  • Consiglieresti a un non musulmano di provare a fare il Ramadan?

«Sinceramente no, un mese intero no, magari un giorno d’inverno dove le ore di luce sono minori e lo proporrei più come un esercizio per allenare la forza di volontà».

  • Immagino tu abbia sentito quel che sta accadendo in Francia, ovvero il governo sta vietando alle donne di indossare l’hijab o i burkini, hai una considerazione da fare a riguardo? Perché credi che ci sia quest’idea comune che l’hijab, il velo, o il burkini siano simbolo di oppressione?
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Fonte: Twitter

«È un argomento molto complesso. Io parlo da ragazza cresciuta in Italia, con genitori musulmani e che non indossa il velo. I miei genitori non mi hanno mai imposto di indossare il velo, ma credono che prima o poi lo farò. Io personalmente non penso che succederà.

Purtroppo io posso dire con certezza di essere comunque “fortunata” per avere avuto dei genitori che mi hanno lasciato la libertà di scegliere, perché so che altre ragazze con genitori musulmani in Italia non hanno potuto scegliere, anzi spesso con la minaccia di ritornare nel loro paese, un po’ come se per loro continuare ad indossare il velo dovesse rimanere un segno di “riconoscimento” o di appartenenza alla fede islamica, e magari in famiglia non praticano nemmeno la religione.

Mi è capitato spesso di sentire alcune donne dire che indossavano il velo per “proteggersi dagli uomini” e non per modestia, come effettivamente dovrebbe essere. Ciò mi porta a pensare che spesso, alcune donne lo indossino solo perché è tradizione, senza interrogarsi sul vero significato purtroppo.

In questi ultimi casi, la religione musulmana è il fondamento su cui si costruisce tutta la cultura. In alcuni contesti, altri modi di vivere non sono nemmeno conosciuti né concepiti, penso che per questo forse c’è meno consapevolezza e da occhi esterni possa sembrare “sottomissione”».

  • Ma non solo in Francia: la storia di Malika, la ragazza di 22 cacciata di casa perché omosessuale, ha acceso i riflettori sulla comunità musulmana in Italia. Purtroppo la sua storia ha portato anche tanta islamofobia. Tu cosa ne pensi riguardo a questa vicenda?

«Questo è un argomento che mi sta molto a cuore, spesso mi è capitato di sollevare questa questione davanti a musulmani e ricevere risposte molto vaghe, che volevano sviare a tutti i costi l’affrontare quest’argomento. Nei paesi con fede islamica a maggioranza, gli omosessuali tutt’oggi sono puniti, in alcuni ancora con la pena di morte.

Molti ragazzi riescono a dichiararsi solo quando si trovano all’estero, alcuni scoprono di esserlo addirittura solo all’estero perché c’è più modo di confrontarsi o di poter conoscere altre persone in cui riescono a rivedersi, punti di riferimento che purtroppo sono totalmente assenti, e anzi, le icone gay sono viste come una sorta deviazione occidentale purtroppo».

  • Ritieni che il governo italiano faccia abbastanza per tutelare i ragazzi come te e la tua religione? O ritieni che ci sia ancora tanta ignoranza a riguardo?

«Personalmente ritengo che serva in generale prima di tutto una sensibilizzazione al diverso, un’educazione più trasversale ad esso, e con questo già molti problemi quali atti aggressivi etc sarebbero forse ancora più condannati dall’opinione pubblica rispetto a come sia già, ma non solo contro gli islamici. partendo dunque dall’educazione e dalla formazione che dal mio punto di vista rappresentano la partenza per la formazione di una società più intelligente».

È molto importante saper ascoltare l’opinione di coloro che vivono in prima persona lo spirito del Ramadan, così da comprendere cosa significa professare una religione al di fuori dei suoi paesi d’origine, e poter finalmente abbracciare e accogliere una cultura seppur diversa dalla nostra.

Attraverso il dialogo con questi due ragazzi siamo riusciti a capire un po’ meglio il significato di questo mese sacro: il Ramadan non è solo una pratica religiosa, è anche uno spunto di riflessione sulla propria vita. In conclusione, buona continuazione ragazzi!

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Fonte: Pinterest

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