Berlusconi parla dell’amicizia con Putin

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Berlusconi, mentre andava a votare oggi a Milano, ha parlato di come avrebbe gestito lui la situazione se fosse stato Presidente della Repubblica al posto di Mattarella. Vi ricordiamo, infatti, che Berlusconi ha rischiato di arrivare al Quirinale, ma anche grazie a diverse opposizioni ci si è resi conto di come l’Italia non lo volesse al posto di Mattarella, e quindi abbiamo avuto un Mattarella Bis. Tuttavia, in molti si sono chiesti: e se il Cavaliere fosse stato Presidente durante la guerra in Ucraina? Questo perché, ovviamente, è molto nota la sua amicizia con il russo Putin.

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«Silvio Berlusconi alla Presidenza della Repubblica è per noi un’opzione irricevibile e improponibile. Il centrodestra non blocchi l’Italia. Qui fuori c’è un Paese che soffre e attende risposte, non possiamo giocare sulle spalle di famiglie e imprese», scrisse Giuseppe Conte sul suo profilo Twitter. Gli diede man forte Enrico Letta: «ripeto quello che ho sempre detto, il candidato deve essere unitario e non divisivo. Non deve essere un capo politico, ma una figura istituzionale».

Per Liberi e Uguali si espressero Loredana De Petris e Federico Fornaro. La prima affermò che «la candidatura offerta dal vertice del centrodestra a Silvio Berlusconi è semplicemente irricevibile», mentre il secondo ritenne che la candidatura «emersa dal vertice del centrodestra è francamente irricevibile ed è l’esatto contrario di quello che servirebbe in questa difficile e complessa fase della storia nazionale».

Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana aggiunge che «la destra che propone Berlusconi non è divisiva. È la destra. E la destra italiana non ama la Costituzione. Sottovalutare è pericoloso. Serve una proposta che eviti al Paese un pericoloso salto nel buio». Queste sono solo alcune delle reazioni di politici italiani al solo pensiero di avere Silvio Berlusconi come presidente. E adesso, a distanza di mesi, lui ha parlato di come sarebbe andata con la guerra in Ucraina se fosse stato Presidente della Repubblica italiana.

Berlusconi su Putin: “Eravamo molto amici”

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«Putin non l’ho sentito di recente. Eravamo molto amici, ho fatto due telefonate all’inizio di questa operazione [la guerra in Ucraina ndr] e non ho avuto risposte», ha detto Silvio Berlusconi a dei giornalisti mentre andava a votare a Milano. «Dopo questo mi sono astenuto da ulteriori tentativi», ha confessato. Vi ricordiamo che già ad aprile aveva condannato la guerra, descrivendola come «un’aggressione militare inaccettabile». «Una crisi di fronte alla quale abbiamo un duplice dovere: quello di lavorare per la pace e quello di fare la nostra parte con l’Alleanza Atlantica, con l’Occidente, con l’Europa, per porre fine ad un’aggressione militare inaccettabile», disse.

Oggi, invece, parla dell’eventualità se fosse stato lui a capo dell’Italia: «Se fossi stato presidente della Repubblica avrei potuto andare e ripetere con Putin quello che ho fatto nel 2008». E quindi, racconta: «lo tenni al telefono cinque ore e gli dissi “sappi che se domani mattina invadi la Georgia divorzi dall’Unione Europea, dalla Nato e dagli Usa”. Alle 10 di mattina arrivò l’ordine da Mosca alla truppa di ritirarsi».

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Ha commentato anche oggi la guerra in Ucraina: «l’evoluzione in Ucraina la giudico pericolosa perché non vedo possibilità immediata di cessazione della guerra. Tra le forze armate ucraine e quelle russe si va avanti con 100 morti al giorno. E sto male». Riguardo la polemica di Salvini, ha difeso l’alleato, dicendo che è una «polemica del tutto inutile e senza senso. Come tante cose che fanno addosso a noi che sono senza senso. Comunque quando Salvini lo ha saputo ha restituito i soldi. Quindi il caso non esiste».

Parlando poi dei referendum giustizia, ha detto che «sono stati boicottati con il voto in un giorno solo. Sono stati boicottati con il silenzio assoluto su molti giornali e sulla televisione di Stato». Riguardo a quello accaduto in Sicilia, invece: «Questi arresti di candidati un giorno o due prima delle elezioni, potevano anche aspettare due giorni dopo. Questa è sempre la storia della giustizia politicizzata che non è morta».

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