Proteste in Polonia: «questa è guerra»

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Da quando il Presidente Andrzej Duda ha deciso che le donne non avevano il diritto di abortire poiché è anticostituzionale e non protegge tutti gli individui, la Polonia è in una continua rivoluzione, con manifestazioni e proteste che, sui medie polacchi, hanno preso il nome di «la guerra delle donne e degli LGBT», poiché a essere discriminati continuamente dal PiS, dal governo e da tutti i nazionalisti polacchi, sono donne e LGBT.

Facciamo un breve in previous episodes: negli scorsi mesi c’erano già state delle manifestazioni in Polonia, riguardanti entrambe le minoranze sopracitate. Il Presidente Duda è apertamente convinto che lgbt sia un’ideologia, ha firmato una Carta della Famiglia eterosessuale dove vieta di fare propaganda lgbt nelle scuole e dove, ovviamente, vieta qualsiasi diritto civile (dai matrimoni alle adozioni) agli omosessuali.

Duda è sostenuto dai suoi fan (siamo bene o male al livello dei fan della Lega), cristiani, omofobi e razzisti, secondo cui una donna ha valore solo perché sforna bambini e quindi ovviamente l’aborto deve essere vietato perché è omicidio. Tuttavia, fino a qualche settimana fa, l’aborto era consentito per diverse eventualità, la più importante era quella delle malformazioni del fete, che era la causa del 98% dell’aborto. Vietando questo, quindi, si è indirettamente vietato l’aborto.

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Fonte: Twitter

Ma non finisce qui, perché negli scorsi mesi la Polonia ha anche ben pensato di uscire dalla Convenzione contro la violenza sulle donne, la cosiddetta Convenzione di Istanbul, poiché ispirata alle ideologie LGBT e perché introduce «il concetto di genere sociale come concetto opposto al genere naturale, biologico». Secondo il ministro della Giustizia, per lottare contro la violenza sulle donne, basta leggere le Sacre Scritture. Potete capire in che pericolo vivono le donne e gli lgbt in Polonia?

E quindi arriviamo ad oggi, o meglio, a quando due settimane fa in Polonia è stato reso illegale l’aborto, costringendo, con tutta la pandemia globale, le donne a scendere una seconda volta (già all’inizio della pandemia il PiS aveva cercato di irrigidire questa legge, non riuscendoci) in piazza, a manifestare per gli stessi diritti per cui si lottava il secolo scorso. È incredibile che dobbiamo continuare a manifestare per queste cose ancora oggi.

Polonia: le manifestazioni delle donne

Le manifestazioni vanno avanti da quando è stata modificata la legge che vieta l’aborto alle donne, costringendole quindi o a dover abortire in un altro paese, o a dover ricorrere al pericolo delle cliniche che abortiscono illegalmente (se una donna ha un aborto spontaneo, in più, viene indagata per capire se è stato effettivamente spontaneo o se ha avuto un aborto volontario). La più importante è stata la cosiddetta Marcia su Varsavia, indetta dal movimento femminile “Lo sciopero delle donne”.

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Fonte: Twitter

Questa marcia è partita in tre piazze contemporaneamente, con cortei che recitavano le stesse parole: «I diritti dell’uomo sono nostri, boia ai fascisti». Dalla parte delle donne, di queste manifestazioni, del diritto ad abortire, c’è persino la figlia del Presidente della Polonia Andrzej Duda, Kinga, che ritiene che la scelta di dover abortire è solo ed esclusivamente della donna, che deve prendere questa decisione in base alla propria coscienza e alle proprie credenze, poiché è solo la donna che poi dovrà affrontare le conseguenze della decisione.

Non è la prima volta che Kinga Duda dimostra di avere ideologie completamente opposte a quelle del padre, infatti ha già espresso la sua opinione sull’odio (che il padre spesso fomenta) a cui molte persone sono sottoposte. Lei crede che tutti meritino rispetto, a prescindere dal colore della pelle, dall’ideologia politica e da chi amiamo. Quando si dice che la mela è caduta lontana dall’albero. E, questa volta, per fortuna.

Dalla parte di Kinga Duda e dei manifestanti, ci sono anche altre persone, come Aleksandra Rajkowska, Branding Specialist e che negli ultimi giorni è stata in piazza a manifestare contro questa scelta del governo sul corpo delle donne:

«Onestamente, non mi aspettavo che così tante persone uscissero per strada, nonostante la pandemia. Le proteste si svolgono nelle città più piccole. Anche le persone anziane, le più esposte al rischio Covid, purtroppo, escono con striscioni commoventi, dicendo che stanno combattendo per le loro nipoti.

Anche l’elettorato dei deputati che hanno contribuito a introdurre il nuovo divieto si rammarica delle proprie decisioni e protesta o tace. Forse si vergognano. Probabilmente anche loro non sapevano a che punto saremmo arrivati».

Anche Kasia Smutniak, attrice e modella polacca naturalizzata italiana e che noi abbiamo amato in tantissimi film come Perfetti Sconosciuti, ha fatto sapere la sua opinione sui social, dove ha condiviso più post su quello che sta accadendo nella sua patria:

 

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Panie Jarosławie Kaczyński, Przekroczył Pan granice wiele razy podczas ostatnich lat. Jako polka, która większość życia spędziła poza krajem, przyglądałam się temu z daleka. Ze smutkiem i przerażeniem widziałam jak decyzje Pana rządu zmieniają powoli moje wyobrażenie o Polsce. Jak plazmują społeczeństwo. To, o co walczyli moi rodzice, dziś zostało zgwałcone i podeptane. Za te gigantyczne kroki do tyłu będą odpowiadać moje dzieci. Jako matka, kobieta i obywatelka tego kraju , mówię DOŚĆ!

🇮🇹 Sig. Jarosław Kaczyński, Lei ha violato molte volte i confini negli ultimi anni. Come donna polacca che ha trascorso la maggior parte della sua vita all’estero, l’ho guardato da lontano. Con tristezze e orrore, ho visto che le decisioni del suo governo hanno lentamente cambiato la immagine della mia Polonia. Ciò per cui i miei genitori hanno combattuto è stato oggi violentato e caplestato . I miei figli pagheranno le conseguenze di questi giganteschi passi indietro. Come madre, donna e cittadina di questo paese, dico BASTA!

🇬🇧 Mr. Jarosław Kaczyński, You have crossed borders many times in recent years. As a Polish woman who spent most of her life abroad, I watched it from a distance. With sadness and horror, I saw how the decisions of your government slowly changed my image of Poland. What my parents fought for has been stripped and trampled today. My children will be responsible for these gigantic steps backwards. As a mother, woman and citizen of this country, I say ENOUGH! #JarosławKaczyński @strajk_kobiet #prawodoabrcji #prawoczlowieka #HumanRights #abortionrights #ToJestWojna #wypierdalać

Un post condiviso da Kasia Smutniak (@lasmutniak) in data:

In piazza, però, non ci sono solo le donne, come conferma Joanna Makosa, cronista di Varsavia che lavora per la Radio Zet, che sta documentando le proteste giorno per giorno: «Migliaia di persone continuano a protestare, e non sono solo donne perché questo governo, insieme alla Chiesa e ai media vicini al partito al potere, continua a imporre limitazioni ai diritti umani e civili. Ad esempio gli omosessuali sono stigmatizzati, si registrano tante aggressioni per le strade. La gente è stanca perché nel XXI secolo è intollerabile che in uno Stato europeo prevalgano visioni oscurantiste e bigotte.»

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Fonte: Twitter

E soprattutto, non pensate che le proteste in Polonia siano pacifiche, non che ci si potesse aspettare delle proteste pacifiche quando si viene vietati di qualcosa che dovrebbe essere un diritto naturale: i manifestanti, uomini e donne, hanno fatto irruzione nelle chiese con cartelli con scritto «Preghiamo per il diritto di aborto» interrompendo le funzioni religiose, per sciogliere i cortei sono stati usati dei lacrimogeni e probabilmente le proteste continueranno finché la modifica non sarà revocata.

E tutto questo sotto gli occhi di un’Unione Europea che non fa nulla, che non può fare nulla, che non si esprime, che non interviene per far fare un passo indietro al governo. Mateusz Morawiecki, Primo Ministro della Polonia, ha chiesto all’esercito di intervenire contro queste proteste da lui definite «atti di barbarie, vandalismo e aggressioni», mentre il vicepremier Kazcynki ha chiesto persino a chi lo sostiene di fare guerra a chi manifesta, per «difendere le chiese».

In molti stanno proponendo persino di sospendere la Polonia dall’Unione Europea, ma questo non sarebbe possibile perché servirebbe l’unanimità del Consiglio Europeo e, considerando che Orban, il primo ministro unghereste, è a favore di Duda e della legge che vieta l’aborto, non si riuscirebbe a portare a termine la sospensione.

Sono ormai dieci giorni che la Polonia è in piazza per manifestare, anzi, per rivoluzionare, come afferma la leader del movimento femminile: «quella per l’aborto non è solo una protesta delle donne, ma una rivoluzione della società».

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