Polonia: la regione Małopolska preferisce perdere 2,5 miliardi di fondi Ue piuttosto che non essere omofoba

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Duro colpo per l’umanità in Polonia, paese dell’Unione Europea che può vantarsi di essere il più omofobo di tutto il continente. La regione Małopolska ha deciso che essere omofobi e discriminare le persone omosessuali è più importante persino di 2,5 miliardi di euro di fondi Ue. A quanto pare lì il mondo non gira intorno ai soldi, bensì intorno alla supremazia eterosessuale e alla chiesa cattolica estremista. Anche in quest’occasione uno dei colpevoli è Duda, ma, questa volta, è Duda padre. Non ci stupiamo di come sia cresciuto il figlio se il padre ha una mentalità così medievale.

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Fonte: Twitter

Facciamo un breve recap. La Polonia ha diversi problemi a livello sociale e umano (e non solo), tutti principalmente causati dall’attaccamento morboso ed estremista nei confronti della chiesa cattolica. Ad esempio, mesi fa, approfittando della pandemia, è stata approvata una legge contro l’aborto in modo da renderlo praticamente illegale. È legale solo in pochissimi casi ma che erano una minima parte delle cause degli aborti, rendendo invece illegale la causa più comune e quindi rendendo implicitamente illegale l’aborto.

La vita più brutta però l’hanno le persone LGBT, che si trovano ad affrontare un governo che li considera come una mera ideologia, con dei vescovi convinti di poter guarire l’omosessualità tramite delle cliniche, con una Carta della Famiglia polacca che prendeva in considerazione solo la famiglia eterosessuale, con un governo che approva e sostiene delle LGBT-Free Zones, ovvero delle zone libere da persone LGBT. E, a proposito di queste, arriviamo al tanto atteso intervento dell’Unione Europea.

La denuncia è avvenuta dopo che Clément Beaune, Segretario di Stato incaricato degli Affari europei presso il Ministero dell’Europa e degli Affari Esteri della Repubblica francese e che ha fatto coming out lo scorso dicembre, ha denunciato l’omofobia polacca: «le autorità polacche mi hanno specificato che non erano in grado di pianificare questa visita, e me ne rammarico profondamente. È una decisione che deploroAi miei occhi, non è così che si dovrebbe comportare uno Stato membro dell’UESe ho deciso di visitare comunque la Polonia è perché un altro tema, altrettanto importante ai miei occhi, è emerso: quello dei diritti delle donne ad abortire».

Per cui, dopo mesi di attesa, l’Unione Europea alza la voce contro gli stati più omofobi del nostro territorio, la Polonia e l’Ungheria, non limitandosi più a scrivere solo dei tweet. L’avviso pubblicato sul sito ufficiale dell’Unione Europea inizia con una frase della presidente Ursula von der Leyen al Parlamento Europeo, il 7 luglio 2021: «L’Europa non permetterà mai che parti della nostra società siano stigmatizzate: sia per il motivo per cui amano, per la loro età, la loro etnia, le loro opinioni politiche o le loro convinzioni religiose».

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LGBT Free Zones

La Polonia dovrebbe avere tempo fino al 15 settembre per poter rispondere a quest’avviso e assicurare che le LGBT-Free Zones sono ormai un triste ricordo, pena la perdita di 2,5 miliardi di euro da parte dell’Unione Europea, tuttavia sempre che una regione abbia ormai già deciso, e che abbia deciso nel modo peggiore. Siamo sorpresi? No. Siamo delusi? Fin troppo.

La regione Małopolska rinuncia ai fondi per la Polonia

È successo tutto in un’assemblea regionale di Małopolska, a sud della Polonia, in cui si sono uniti dei consigliere dell’opposizione per chiedere di ritirare la dichiarazione contro le persone LGBT, soprattutto perché la Commissione Europea potrebbe bloccare i fondi alle regioni che continueranno a sostenere delle politiche omofobiche, per una perdita totale di 2,5 miliardi di euro. A qualcuno però i soldi non interessano, e quel qualcuno è Jan Duda, padre del Presidente Andrzej Duda.

Jan Duda è il presidente dell’assemblea regionale di Małopolska, e ha un’idea molto chiara sul da farsi, o meglio sul non da farsi: «Alcuni barbari vogliono spogliarci dei fondi che sono cruciali per le nostre famiglie per vivere bene, ma questi sono soldi che ci meritiamo, non è una sorta di carità», ha detto il padre del Presidente, sostenuto anche dall’arcivescovo Marek Jędraszewski (è colui che in passato paragonò l’omosessualità alla peste nera) che durante un sermone domenicale ha affermato che «la libertà ha il suo prezzo. Questo prezzo include l’onore e non si puó comprare mettendo in svendita i propri valori, i nostri valori nazionali cristiani». Peccato che per loro libertà significhi discriminazione.

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Fonte: Super Express

«E quello che è in atto è null’altro che uno scontro tra la Vergine Maria e i suoi fedeli contro i sostenitori dell’ideologia neomarxista Lgbtq+», conclude. Non è invece della stessa opinione Tomasz Urynowicz, un ex esponente del PiS che mette gli interessi economici davanti a quelli ideologici e che ha preso la decisione di lasciare il partito quando si è trovato a essere l’unico a pensare al bene economico della Polonia. A Politico ha affermato che ha cercato di avvertire i colleghi che l’Unione Europea non scherza, ma è stato tutto inutile.

Intanto su Twitter scrive: «Carissimi, sono convinto che il caso sarò modificato e Sejmik abrogherà la dichiarazione. Non girerà le spalle a nessuno e consentirà alla Małopolska e ai cittadini di svilupparsi, nonché di accedere ai fondi dell’UE. Questione di tempo, anche se ogni giorno è un peccato… Restiamo positivi. Nessuna resa. Come impiegato e politico regionale non potevo restare inattivo». Adesso non ci resta che attendere e capire se la Polonia ha davvero intenzione di perdere tutti quei soldi solamente per poter continuare a discriminare delle persone come se nella Bibbia ci fosse scritto di discriminare e non di amare il prossimo tuo, oppure se faranno un passo indietro.

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