Pietro Turano, vicepresidente Arcigay, parla su Fedez e Pio e Amedeo

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In questi giorni gli argomenti di conversazione principale sono Fedez e Pio e Amedeo, perché tutti e tre, sebbene in modo differente, ci hanno fatto pensare al politicamente scorretto, o comunque al problema dell’omofobia in Italia. Tuttavia, invece di continuare a sentire l’opinione di chi non è direttamente coinvolto nella polemica, leggiamo quello che ha voluto dire Pietro Turano, che in molti conoscono per la sua presenza in Skam Italia ma che, oltre a essere un attore, è anche il vicepresidente di Arcigay Roma.

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Fonte: eropietro (Pietro Turano) su Instagram

Abbiamo iniziato con Pio e Amedeo che, in prima serata, davanti ad adolescenti e ragazzini, hanno voluto lanciare un messaggio che prevedeva lo sdoganare le parole che oggi definiamo n-word e f-word, perché «dipende tutto dalle intenzioni». Propongono di farsi una risata. Racism and homophobia solved. Abbiamo poi continuato con Fedez, invece, ha attaccato direttamente la Lega, citando alcune delle frasi omofobe che hanno scritto o affermato, soprattutto perché è proprio la Lega a tenere in ostaggio il DDL Zan.

Tutti e tre gli artisti si sono espressi con un monologo, che come al solito ha diviso il pubblico, ma che ha fatto ragionare molto su cosa sia politicamente scorretto oggi. Più che altro, Fedez, tremante ed emozionato, stava per essere censurato per aver voluto raccontare la triste realtà, mentre Pio e Amedeo con qualche risata e tante urla hanno semplicemente parlato senza alcun problema. Per cui, cos’è politicamente scorretto oggi? Dire la n-word e la f-word in prima serata, oppure denunciare alcuni membri omofobi del primo partito in Italia?

In ogni caso, non parleremo di questo anche in quest’articolo, ma vogliamo dare la parola a Pietro Turano, attore, vicepresidente e consigliere nazionale di Arcigay Roma, attivista LGBT, che su Fanpage e su Open ha espresso e risposto ad entrambi i monologhi. Vediamo, quindi, cos’ha da dire un uomo che, in prima persona, si trova a combattere l’omofobia in Italia.

Pietro Turano su Pio e Amedeo

Con Fanpage Pietro Turano ha direttamente risposto al monologo di Pio e Amedeo che vogliono canonizzare delle parole offensive nei confronti della comunità LGBT e nera in televisione come se fosse un botta e risposta. Per cui, quando loro affermano che non si può dire «ricchione» ma per forza «gay» e che è l’«intenzione» quello che conta, lui afferma:

«Ci vogliono insegnare che è l’intenzione che conta e spacciano per rivoluzionario un discorso che in realtà è di una banalità patetica. Certo che lo sappiamo che è l’intenzione che conta ma questo non significa che sia sempre il solito uomo, maschio, bianco, cisgender, etero a doverci spiegare che cosa dovrebbe offendermi o meno. Che cosa ne sanno loro della sensibilità che ha ognuno? Non si può più dire ricchi**e o fr**io perché evidentemente a un certo punto, siccome per tutta la vita gli omosessuali si sono sentiti appellare solo in questo modo con accezione dispregiativa, si è arrivati a rigettarle.»

Continuano il discorso dando una soluzione al razzismo e all’omofobia: ridere in faccia. Avete presente quando avete un problema e qualcuno vi dice “sorridi alla vita e la vita ti sorriderà” o ancora quando dici di avere ansia e qualcuno ti dice “stai tranquillo“, bene, questo consiglio di Pio e Amedeo ha la stessa valenza. In ogni caso, Pietro Turano, risponde loro in questo modo:

«È inaccettabile, mi rifiuto di accogliere insegnamenti sulle reazioni che dovremmo avere da persone che non hanno mai vissuto questi attacchi discriminatori e lesivi. Non è un discorso di dittatura o di politicamente corretto, è solo che nessuno può stabilire qual è la mia sensibilità e cosa mi dovrebbe offendere.»

Pietro Turano ha anche spiegato che gli omosessuali non si offendono perché sono sensibili, ma «ci siamo solo rotti di sentir parlare di noi in televisione da 40 anni sempre e solo in questo modo. È roba da cinepanettoni, così non sono minimamente in grado di rompere uno stereotipo. Sono loro a essere insensibili dall’alto di una condizione privilegiata».

Il discorso poi si è spostato sui gay Pride. «Nel 2021 a che serve più il gay Pride?», chiedono Pio e Amedeo. «A me che sono etero mi avete mai visto in un corteo a gridare “W la fi*a“?». Prima di incollare la risposta di Pietro Turano, rispondo io: se avessi ricevuto un euro per ogni volta che un ragazzo eterosessuale mi ha detto “W la fi*a”, potrei autonomamente pagare i miei studi universitari. In più, in qualità di Ally, sono stata a dei gay Pride, e ricordo più che bene il cartello “Mi piace la patata ma supporto la parata” da parte di ragazzi eterosessuali. So…

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Fonte: eropietro (Pietro Turano) su Instagram

«Tutta la nostra autodeterminazione passa dal Gay Pride. Ha stufato questa retorica del Pride come ostentazione e banalizzare questa esperienza denota che non si sa proprio di cosa si stia parlando perché un eterosessuale non è minato nella sua identità di genere. Non esiste un etero Pride perché nessuno di loro ha mai ricevuto violenze per l’orientamento sessuale», spiega Pietro Turano. «È un’occasione anche per tanti ragazzi per prendere coraggio, riconoscersi in un corteo e dichiararsi al mondo. Invece, purtroppo, di gente che urla quanto ama la fi*a ce n’è già abbastanza».

Conclude con: «Se chiedere libertà significa chiedere di poter continuare a dire neg*o e froc*o, messo che si rida ancora di questo, secondo me non è la tv a essere ingabbiata nel buonismo ma sono Pio e Amedeo ad avere un problema con la loro creatività». Queste erano le parole di Pietro Turano nei confronti di Pio e Amedeo. Ora, invece, passiamo a quello che pensa di Fedez.

Pietro Turano su Fedez

Anche Fedez ha fatto dividere un po’ la comunità. Lo fa per pubblicità, lo fa per parlare di sé, sì ma anche lui ha scritto canzoni omofobe, eh ma Amazon e tutte altre critiche che sono arrivate al cantante dopo il suo discorso il Primo Maggio, quando ha deciso di attaccare la Lega a favore del DDL Zan, che vuole solamente proteggere la comunità LGBT dalle discriminazioni e dalle violenze omolesbotransfobiche. Vediamo, quindi, cosa ne pensa Pietro Turano, che si è espresso su Open.

«Secondo me c’è un problema di fondo che ha a che fare con il rapporto che ha la società con la nostra comunità. Un problema che riguarda la nostra visibilità e le possibilità che abbiamo di rappresentarci in maniera diretta. La verità è che tutt’oggi abbiamo grande difficoltà ad esser visibili, ed è molto difficile che dei nostri temi ne possa parlare apertamente qualcuno che è realmente Lgbtq+. E quando c’è questa mancanza, allora anche il ruolo dell’alleato rischia di diventare problematico».

Pietro Turano ritiene quindi che ci siano troppi pochi omosessuali a esprimersi a riguardo. Un esempio, non citato da lui ma che sul web in molti criticano, è Tommaso Zorzi, omosessuale e vincitore del Grande Fratello VIP, che, secondo molte persone, non utilizza a dovere la propria posizione di influencer. In particolare dopo che ha cantato Io sono Giorgia insieme a Giorgia Meloni. Tuttavia il problema è anche che, purtroppo, le persone omosessuali hanno paura di essere vittime di stereotipi, e per questo hanno anche paura a fare coming out.

Il discorso si è poi spostato su Michele Bravi, che ha fatto un discorso meraviglioso al concertone del Primo Maggio ma di cui troppe poche persone hanno parlato. «Michele Bravi ha detto delle cose bellissime, è una persona intelligentissima che si è spesa molto e non ha mai detto cose banali. Eppure in pochi ne hanno parlato. Certo, in questo caso quello che ha fatto Fedez è stato molto forte», ha detto Pietro Turano. In effetti, il discorso di Fedez ha oscurato tutti gli altri.

Per l’attore di Skam, Fedez «si sta dimostrando comunque un buon alleato. Si sta facendo megafono e veicolo di certi temi senza appropriarsene» ed anche se «ci sono stati dei versi un po’ leggeri su certi temi, è vero. Ma è anche vero che le persone cambiano, che si assumono le loro responsabilità», per cui Fedez, al momento, è approvato da Pietro Turano, che non ritiene neanche che il suo privilegio sia un problema.

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Fonte: eropietro (Pietro Turano) su Instagram

«No, perché non la nega e, anzi, la fa fruttare. Il privilegio di per sé non è una colpa. È una condizione. La cosa importante è essere consapevoli di averlo e soprattutto non sprecarlo: perché il problema è quando tu hai un potere che altri non hanno e non fai nulla per loro. Lui ha dato spazio anche ad Alessandro Zan sui suoi social», ha detto a riguardo, e lo stesso discorso lo fa per il marketing.

«Chi è Fedez lo sappiamo. Sappiamo che tutto quello che fa è anche per vendere. Lui fa parte a pieno titolo di un certo sistema che, come tutta la nostra società, fa marketing. Però è anche una persona molto trasparente da questo punto di vista e non ci ho visto un’operazione sporca. Quel che conta per me è che nel momento in cui ha avuto la possibilità di calcare un palco così importante, ha scelto di dire certe cose. E così facendo ha fatto molto di più di altri nostri idoli politicamente schierati, che invece non avrebbero mai avuto il coraggio di fare una cosa del genere».

Conclude poi con una considerazione sulla politica e sugli influencer che fanno più per la comunità dei politici: «Per me la società è molto più avanti della politica in questo senso. Il nostro panorama politico non rappresenta affatto chi siamo, non è un nostro specchio. Ne sono sempre più convinto». E voi, cosa ne pensate? Siete d’accordo con Pietro Turano, o avete delle opinioni contrastanti alle sue?

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