La giustificazione (ma non le scuse) di Piantedosi. Schlein: “Sprecata occasione per fare chiarezza”

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Settantadue persone sono morte nel naufragio di Cutro, di cui ventotto minorenni. Ottanta i superstiti. Di questi, «54 sono stati accolti nel locale Centro di Accoglienza Richiedenti Asilo (Cara), 12 nel Sistema Sai a Crotone, otto sono ricoverati in ospedale, due minori non accompagnati sono stati collocati nelle strutture dedicate e tre soggetti, presumibilmente gli scafisti, sono stati arrestati». Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ha voluto dire per l’occasione che «Non dovevano partire», e quando ne ha avuto l’opportunità, invece di chiedere scusa alle vittime e alla famiglia, ha solo arrancato delle scuse.

«L’unica cosa che va affermata è che non devono partire. Quando ci sono queste condizioni non devono partire», ha detto con precisione il ministro, quindi, di fatto, incolpando gli stessi migranti per essere scappati dal proprio paese. Lui, provando a empatizzare con un migrante, ha affermato che non prenderebbe il mare neanche se disperato perché «educato alla responsabilità verso quello che si può dare al proprio paese». Peccato che la situazione in Italia non sia paragonabile neanche minimamente a quella in Siria, Afghanistan o Iran, alcuni dei paesi da cui provenivano le vittime e i superstiti.

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Flash Mob a Perugia

In tanti lo hanno attaccato e nelle piazze delle città sono anche stati organizzati dei flash mob contro di lui. Rachele Scarpa, deputata del PD, ha definito le sue delle «parole vergognose. Piantedosi si vergogni». «Le dichiarazioni del ministro sono scandalose: un misto di cinismo e assenza di rispetto», ha detto il co-portavoce di Europa Verde e deputato Angelo Bonelli. Riccardo Magi, segretario e deputato di +Europa chiede le dimissioni, mentre il capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera Francesco Silvestri: «Parlare di irresponsabilità delle persone che rischiano la vita nelle traversate significa non avere contezza del fenomeno migratorio».

Tuttavia, altra polemica è quella della gestione dei soccorsi. Ad esempio, il medico Orlando Amodeo ha apertamente criticato a Non è l’arena le autorità: «Quella tragedia si poteva evitare. Se so che c’è una nave in difficoltà le vado incontro. Perché non si è fatto?», e quindi si invita proprio il ministro a rispondere a queste domande. «Altro che scafisti, ci sono precise responsabilità istituzionali. Forse qualcuno pensava si sarebbero arenati e ci sarebbe stato solo uno sbarco clandestino in più. Invece è avvenuta una strage. Non ho paura delle minacce di Piantedosi», ha detto ancora il medico. E il ministro cosa dice?

Le parole di Piantedosi sul naufragio

Dopo aver parlato degli sbarchi e delle persone salvate negli ultimi mesi, sottolineando anche come il governo abbia «finalmente riportato il tema migratorio al centro dell’agenda politica, in modo trasversale rispetto a tutte le dimensioni lungo le quali si esplica la sua azione: a livello nazionale, sul piano europeo e con i Paesi di transito e partenza dei flussi», basandosi sul presupposto che «la causa principale, immediata e diretta sia costituita dalle reti criminali dedite al favoreggiamento dell’immigrazione irregolare e che la causa profonda risieda nei persistenti e crescenti squilibri tra Nord e Sud del mondo», Piantedosi ha parlato della polemica che lo ha convolto.

Il ministro ha detto che faceva «riferimento quando, con commozione, sdegno e rabbia e negli occhi l’immagine straziante di tutte quelle vittime innocenti, ho fatto appello affinché la vita delle persone non finisca più nelle mani di ignobili delinquenti, in nessun modo volendo colpevolizzare le vittime. Mi dispiace profondamente che il senso delle mie parole sia stato diversamente interpretato. La sensibilità e i principi di umana solidarietà che hanno ispirato la mia vita personale, sono stati il faro, negli oltre trent’anni al servizio delle istituzioni e dei cittadini, di ogni mia azione e decisione».

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Aggiunge poi di trovare «incomprensibile aver messo in connessione il cosiddetto decreto Ong con il naufragio di Cutro. Né nel Mar Ionio né lungo la cosiddetta rotta turca hanno mai operato navi di Organizzazioni non governative e, poi, perché le regole introdotte con il citato provvedimento partono dal presupposto che prima di tutto devono essere sempre assicurati il soccorso e l’assistenza dei migranti a tutela della loro incolumità». Ha anche negato apertamente che il governo stia impedendo i soccorsi in mare. E la Schlein (finalmente una vera opposizione?) lo attacca.

«Non si capisce perché la barca avrebbe dovuto reggere condizioni del mare che nemmeno le imbarcazioni della Guardia di Finanza erano in grado di reggere. E quindi: perché non è stato attivato l’intervento di soccorso in mare quando in passato la Guardia Costiera italiana aveva già chiarito che questo tipo di imbarcazioni bisogna sempre considerarle a rischio?», ha domandato la nuova segretaria del PD. «Soprattutto non si capisce perché, secondo la ricostruzione del ministro Piantedosi, per due occasioni i mezzi della Guardia di Finanza sono usciti per cercare questa barca e sono tornati indietro per le condizioni avverse del mare».

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Aggiunge anche di volere risalire «alle responsabilità dei ministeri dell’Interno, delle Infrastrutture e dell’Economia perché purtroppo anche oggi il ministro Piantedosi non ha risposto su chi ha deciso che in questa vicenda non intervenisse la Guardia Costiera. A noi interessa soprattutto fare chiarezza e piena luce. Sarebbe utile anche capire dal ministro Salvini cosa è accaduto visto che la Guardia Costiera dipende dal ministero delle Infrastrutture. Tutto il Paese merita una risposta». Ma Salvini è il miglior assenteista, e di dar risposte, non se ne parla (troppo impegnato a pensare ai monopattini).

Si chiede ancora la segretaria del PD: «Perché per quelle 7 lunghe ore non sono stati fatti intervenire mezzi adeguati che forse avrebbero potuto evitare questa strage? Aggiungo che dall’inizio con ogni nostro strumento a disposizione abbiamo chiesto chiarezza sulla dinamica e sulla catena di comando definendo le responsabilità non solo del ministero dell’Interno, ma anche di quello guidato da Matteo Salvini e da Giorgetti. Sarebbe opportuno che il governo decidesse di abolire quel decreto che ha reso più difficili i salvataggi in mare quando abbiamo appreso oggi dal ministro che una presenza maggiore sarebbe opportuna in quel tratto di mare. Sarebbe ora di smettere di fare la guerra alle Ong e di chiedere una Mare Nostrum europea».

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