Patriarca Kirill non fa un passo indietro: continua a sostenere la guerra in Ucraina

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Vi abbiamo parlato qualche giorno fa delle agghiaccianti parole del patriarca Kirill, amico di Putin, che ha sostenuto come la guerra in Ucraina sia giusta in quanto l’Occidente si è macchiato di rifiutare i «cosiddetti valori che oggi vengono offerti da chi rivendica il potere mondiale». In particolare, critica «il mondo del consumo eccessivo, il mondo della ‘libertà’ visibile» e soprattutto i gay Pride. Dopo essere stato giudicato e criticato in tutto il mondo, però, non fa un passo indietro: continua con la sua teoria e, anzi, sostiene sempre di più l’invasione dell’Ucraina. E, quindi, le morti.

Patriarca Kirill con Putin

Da uno come il patriarca Kirill, che sostiene Putin, che non ha promesso che i matrimoni LGBT non sarebbero mai divenuti realtà finché lui sarebbe stato presidente, non possiamo di certo aspettarci nulla di diverso. Tuttavia ci sconvolge comunque pensare che un uomo di chiesta, che dovrebbe parlare per l’amore, approvi la guerra e tantissime morti. L’Ucraina, tra l’altro, tutto era tranne che LGBT-free, e la testimonianza è, ad esempio, la storia dei ragazzi e delle ragazze trans che non riescono a scappare (La doppia guerra delle persone trans in Ucraina).

Sebbene infatti Zelensky si sia sempre espresso a favore della comunità LGBT e si sia anche esposto per invitare tutti gli ucraini a non attaccare le persone che amano una persona dello stesso sesso, i fatti dicono molto altro. Basti pensare che due anni fa è stata creata un’alleanza fra Svyatoslav Yurash (Servo del Popolo) e Oleh Voloshyn (Piattaforma di Opposizione – Per la Vita, pro Putin) che si opponeva al matrimonio egualitario e all’adozione per le coppie dello stesso sesso. Poi Voloshyn ha anche proposto una legge che punisce «la propaganda che distrugge l’istituzione della famiglia» (per fortuna respinta).

Riguardo al patriarca, ha detto inizialmente che «questa primavera è stata offuscata da gravi eventi legati al deterioramento della situazione politica nel Donbass, praticamente lo scoppio delle ostilità. Se l’umanità riconosce che il peccato non è una violazione della legge di Dio, se l’umanità concorda sul fatto che il peccato è una delle opzioni per il comportamento umano, allora la civiltà umana finirà lì. [Le parate omosessuali] sono progettate per dimostrare che il peccato è una delle variazioni del comportamento umano».

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Per saperne di più: Il patriarca Kirill giustifica la guerra in Ucraina: «è una guerra contro i modelli delle parate gay»

Il patriarca Kirill non fa un passo indietro sull’Ucraina

In primis c’è da dire che la comunità dei vescovi Ue, firmata dal presidente dei vescovi Ue, cardinale Jean-Claude Hollerich, ha inviato una lettera al patriarca Kirill, dicendo che «condividendo i sentimenti di angoscia e preoccupazione di papa Francesco» lo implorano «con spirito di fraternità: per favore, rivolga un urgente appello alle autorità russe affinché fermino immediatamente le ostilità contro il popolo ucraino e mostrino buona volontà per cercare una soluzione diplomatica al conflitto, basata sul dialogo, il buon senso e il rispetto del diritto internazionale, consentendo al contempo corridoi umanitari sicuri e accesso illimitato all’assistenza umanitaria».

L’arcivescovo del Lussemburgo e presidente della Comece (Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità Europea) scrive che «con il cuore spezzato, ascoltiamo le voci dei nostri fratelli e sorelle che soffrono per la follia della guerra in Ucraina, le cui orribili conseguenze sono davanti ai nostri occhi». Gli attacchi violenti «colpiscono ogni giorno l’Ucraina e il suo popolo con maggiore forza» e quindi c’è «la necessità di assistenza umanitaria cresce drammaticamente di ora in ora, mentre gli sforzi diplomatici sono rimasti finora infruttuosi».

«In questi momenti bui per l’umanità, accompagnati da intensi sentimenti di disperazione e paura, molti guardano a lei, Santità, come qualcuno che potrebbe portare un segno di speranza per una soluzione pacifica a questo conflitto. Nel 2016 ha deplorato insieme a Sua Santità Papa Francesco ‘l’ostilità in Ucraina che ha già causato molte vittime, inflitto innumerevoli ferite ad abitanti pacifici e gettato la società in una profonda crisi economica e umanitaria’, sollecitando un’azione volta a costruire la pace e la solidarietà. Per favore, non lasci che quelle potenti parole vadano invano», scrive ancora Hollerich.

Ha concluso dicendo di pregare e di fare «tutto il possibile per aiutare a porre fine a questa guerra senza senso, affinché la riconciliazione e la pace possano abitare di nuovo nel continente europeo», tuttavia le parole sono andate al vento, in quanto il patriarca Kirill non ha minimamente cambiato la propria opinione, continuando a sostenere le azioni di Putin e la guerra in Ucraina. Tuttavia, ha risposto alla lettera.

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Scrive Kirill: «Anno dopo anno, mese dopo mese, gli Stati membri della Nato hanno rafforzato la loro presenza militare, ignorando le preoccupazioni della Russia che queste armi un giorno potessero essere usate contro di essa». «Il conflitto non è iniziato oggi e all’origine non ci sono i popoli di Russia e Ucraina bensì i rapporti tra Occidente e Mosca», che sono divenuti più tesi nel 2014 quando le repubbliche del Donetsk e Lugansk si sono autoproclamate indipendenti.

Continua: «Fu allora che scoppiò un conflitto armato nella regione del Donbass, la cui popolazione difendeva il proprio diritto a parlare la lingua russa, chiedendo il rispetto della propria tradizione storica e culturale. Tuttavia, le loro voci restarono inascoltate, così come migliaia di vittime civili sono passate inosservate nel mondo occidentale». Tuttavia, secondo Kirill, adesso quel conflitto è diventato strategico, in primo luogo per «indebolire la Russia», sottolineando che l’Occidente ha lavorato per «rendere nemici popoli fraterni» senza risparmiare «sforzi e fondi per inondare l’Ucraina di armi e istruttori di guerra».

Infine, Kirill conclude: «Prego incessantemente che il Signore aiuti a stabilire al più presto una pace duratura e basata sulla giustizia. E spero che anche in questi tempi difficili, il Cec rimanga una piattaforma per un dialogo imparziale, libero da preferenze politiche e da un approccio unilaterale». Diciamo che pretendere un dialogo imparziale ma giustificare l’invasione dell’Ucraina, è un po’ incoerente. Perché un conto è dire di far cessare la guerra per evitare altre morti, un altro è sostenerla per punire l’Occidente.

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