Paolo Borsellino: il programma di oggi per ricordare il giudice ucciso dalla mafia

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Sono passati 29 anni da quel 19 luglio 1992, da quando fu consumata la strage di Via D’Amelio in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino, con la sua scorta Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli. Emanuela Loi, in particolare, è stata la prima donna a far parte di una scorta, e anche a cadere in servizio. Aveva solo 24 anni. Unico sopravvissuto e primo testimone fu Antonio Vullo, uomo della scorta che, al momento dell’esplosione, stava parcheggiando.

Paolo Borsellino lo sapeva. Erano passati 57 giorni dalla strage di Capaci in cui persero la vita Giovanni Falcone con la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro; erano passati 57 giorni e Paolo Borsellino ripeteva spesso «ora tocca a me», perché sapeva che la mafia avrebbe voluto fermare anche lui. E nessuno lo protesse. Lo Stato non fece nulla per proteggere né il giudice, né la sua scorta, composta da persone amate e con una famiglia, che oggi piangono ancora i propri cari.

Di quella giornata, oggi, ne parla il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, affermando che «le immagini dell’attentato di via d’Amelio resteranno per sempre impresse nei nostri occhi, e costituiscono una ferita ancora aperta, una delle pagine più buie della nostra storia nazionale». Descrive poi Paolo Borsellino come un giudice «con un forte senso dello Stato, è stato un magistrato scrupoloso, coraggioso nell’applicazione della legge, un esempio di come si deve amministrare la giustizia».

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Le vittime di via d’Amelio

Per questo motivo, continua, «ricordare le stragi di mafia del ’92 vuol dire non solo fare memoria di quanto è accaduto ma anche valorizzare l’esempio di professionalità straordinaria e di umanità di questi servitori dello Stato. Entrambi erano animati da alti principi etico-morali, due persone che amavano la vita, consapevoli dei rischi che correvano e che hanno svolto con onore il loro servizio. Le loro strategie investigative e il loro metodo di lavoro continuano a rappresentare un modello virtuoso, un punto di forza nella lotta alla criminalità organizzata».

Ma non è stato solo il presidente del Parlamento a ricordare questo giorno. I familiari di Emanuela Loi, la prima donna a perdere la vita in servizio e anche la prima donna a essere assegnata a una squadra di scorta, ricordano la loro eroina, la vittima di un sistema corrotto più grande di lei e di chiunque altro, sono entrati nella sua stanza insieme ai giornalisti del La Repubblica, dimostrando come l’abbiano lasciata intatta proprio per non far perdere il profumo della loro amata. Ma non sono tristi guardando le foto dove lei è sorridendo, sono felici.

«Con tutti questi ricordi, le targhe e gli attestati ricevuti negli anni, voglio realizzare un museo in mansarda e aprirlo alle scolaresche. Il sacrificio di Manuela resterà testimonianza per i giovani», ha detto Claudia Loi, sorella della vittima. Ricorda che Emanuela voleva essere un’insegnante e che aveva fatto il corso solo perché lei aveva chiesto di accompagnarla. Tuttavia, poi, quando è riuscita a superare anche i corsi per l’insegnamento, ha capito di voler essere una poliziotta: «per lei, significava fare del bene alla società».

C’è poi la testimonianza del procuratore Francesco Lo Voi, che era un amico e oggi un sostituto di Paolo Borsellino, ma che non ha mai voluto parlare tanto del giudice vittima di mafia, né del suo amico e collega Giovanni Falcone, di cui lui è stato solo un uditore. Lui ricorda, in un’intervista con La Repubblica, quei 57 giorni passati fra le due stragi, in cui Paolo Borsellino sapeva già cosa stava per accadere. Gli viene chiesto, quindi, se avesse parlato con il giudice in quei giorni:

«Lo vidi a fine giugno ’92, poco prima di andare in ferie. Mi disse: te ne stai andando in vacanza, ce l’hai una pistola? Io ero già sotto protezione. Gli chiesi: che ci devo fare con la pistola? Lui, con una gran risata, proprio qui fuori da questa porta, in corridoio, mi rispose: “Così almeno muori combattendo”. Fu una delle pochissime volte in cui lo vidi ridere, dopo la strage di Capaci che era avvenuta poche settimane prima.

Borsellino, affrontato lo shock iniziale, era strenuamente impegnato a trovare qualsiasi traccia che potesse offrire uno spunto per capire chi avesse ucciso Falcone. Lo sentii per l’ultima volta il 29 giugno. Lo chiamai per fargli gli auguri, come sempre per San Pietro e Paolo, e fu una telefonata molto breve. Quel giorno lo trovai, contrariamente al solito, preoccupato, direi turbato. Mi ringraziò, ma il tono che percepii era grave. Capii che era molto impegnato in qualcosa che lo assorbiva, la testa era altrove. Non ci sentimmo più».

Anche lui, poi, è convinto che lo Stato non ha fatto abbastanza per proteggere né Paolo Borsellino né Giovanni Falcone: «Lo Stato ha rafforzato in qualche modo la sua protezione. Ma certe “sviste”, come quella che lasciò priva di protezione via D’Amelio, notoriamente frequentata dal giudice per andare a trovare la madre, sono sinceramente a tutt’oggi incomprensibili». In più, secondo lui, non si parla più abbastanza di lotta alla mafia, ma la ritiene una cosa comprensibile, «La gente si è stancata dopo un anno e mezzo di sentir parlare sempre di Covid, che pure è una tragedia che ha condizionato le vite di tutti, figuriamoci se non si è stancata di sentir parlare di mafia e antimafia», ha detto.

Paolo Borsellino: come ricordarlo oggi

I modi per ricordare Paolo Borsellino oggi ci sono e sono tanti. Ci sono tanti film, serie tv, documentari, libri, su cui potete riflettere oggi, con amici, famiglia o semplicemente sui vostri social. Perché, lo abbiamo detto più volte, i social possono essere anche un modo per studiare e per riflettere, per far riflettere, in particolare se ci troviamo davanti delle ragazzine convinte che la mafia sia come quella che vedono in 365 giorni, film che più fra tutti ha romanticizzato la mafia e i mafiosi che, noi che abbiamo studiato, sappiamo benissimo non ha nulla di romantico.

Sulla Rai troverete diversi documentari, film o testimonianze durante tutta la giornata, su Rai Storia, su RaiNews24 dedicati a Paolo Borsellino, ma anche su Rai Movie, dove alle 14 ci sarà “Era d’estate“, film candidato ai David 2017 che racconta proprio il soggiorno di Falcone e Borsellino con le loro famiglie all’Asinara per preparare il maxiprocesso contro la mafia. Alle 21.10, invece, Rai Storia trasmetterà “Diario Civile – Paolo Borsellino, l’ultima stagione“, mentre su Rai3 ci sarà la puntata speciale di Report con il titolo “Le menti raffinatissime“, che parla della trattativa Stato-mafia, con le stragi del ’92 e del ’93, con alcune testimonianze. Per altri programmi, vi consigliamo di leggere il programma Rai.

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La strage in via d’Amelio 29 anni fa

A Palermo, invece, dalle 9 alle 13 ci sarà la “Mattinata dedicata al mondo della scuola” a cura del Centro studi Paolo e Rita Borsellino. Alle 10.30 ci sarà il presidio Scorta per la Memoria. Alle 14.45 “I sopravvissuti: scorta è memoria“, in cui parleranno i membri delle scorte sopravvissute alle stragi degli anni ’90, mentre alle 16.00 parleranno i familiari delle vittime di mafia, della strage di Via D’Amelio e non solo. Ovviamente, poi, all’ora della strage (16.58) ci sarà il consueto minuto di silenzio per rispetto a Paolo Borsellino e alle altre vittime, seguito dagli interventi dei familiari delle vittime. Infine, alle 17.45, parleranno i magistrati Sebastiano Ardita, Roberto Scarpinato, Giovanni Spinosa e l’avvocato Fabio Repici, sul tema “Sistemi criminali e depistaggi“.

L’evento si concluderà alle 21 con l’inaugurazione delle luci tricolore sull’Albero della Pace, con la presenza del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. Vi ricordiamo anche che su viadamelio.it c’è la webcam attiva 24 ore su 24 per guardare sempre l’Albero della Pace, piantato «nella buca lasciata dall’esplosione di Via D’Amelio, per iniziativa della signora Maria Pia Lepanto, mamma del giudice Paolo Borsellino». Per i bambini e gli alunni, alle 9, c’è anche la manifestazione “Coloriamo via D’Amelio“, con letture e animazione per gli studenti, perché anche gli studenti che ancora non erano nati devono conoscere Paolo Borsellino e la lotta anti-mafia.

L’evento è in collaborazione con l’Associazione Santa Chiara, il Laboratorio Zen Insieme, l’Associazione San Giovanni Apostolo e gli studenti del corso di laurea in Scienze della formazione primaria dell’Università Kore di Enna. Alle 11.45 poi si prosegue con “Quel fresco profumo di libertà“, alle 12.15 invece l’attore Salvo Piparo leggerà “Palermo 64 righe” di Antonella di Vita. Invece, alle 12.30, ci sarà un confronto su “Scuola, territorio ed educazione alla legalità democratica“. Tutte le iniziative sono organizzate dal ministero dell’Istruzione con il Comune, il Centro studi Paolo e Rita Borsellino, l’Agesci e la Kore.

Concludiamo con un’intervento di Liliana Segre, senatrice a vita, durante il convegno “Il tempo che verrà tra memoria e futuro”, a cui hanno partecipato anche il Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli e il sindaco di Palermo che ha espresso «indignazione per i troppi depistaggi di Stato. Facciamo memoria per affermare verità, giustizia e legalità dei diritti»-

«Tutti gli italiani adulti ricordano quel drammatico 19 luglio. Tutti restammo fulminati alla notizia: Paolo Borsellino era morto e con lui uomini e donne della scorta. Fu un colpo terribile alla nostra democrazia, alle istituzioni, alla convivenza civile oltre naturalmente alle famiglie. Un colpo per l’Italia, per la Sicilia, la prova più difficile», ha detto Liliana Segre, sottolineando che non bisogna mai «dimenticare, mai voltare la testa dall’altra parte, mai allentare la tensione».

«Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini».

Giovanni Falcone
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Paolo Borsellino e Giovanni Falcone

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