La verità dietro la scelta di OnlyFans di rendere illegali i contenuti sessualmente espliciti

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Cosa c’è davvero dietro la decisione di OnlyFans di rendere illegali i contenuti sessualmente espliciti? Sarebbe semplice rispondere «soddisfare le richieste dei nostri partner bancari e fornitori di pagamenti», tuttavia la questione è più complicata di così. Sì, la piattaforma sta cercando di andare incontro ai partner bancari (e allo stesso tempo di non eliminare le sex worker che danno loro la maggioranza dei profitti), ma perché i partner bancari sono così ostili nei confronti del sex work? È questa la domanda principale che dovremmo porci.

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Fonte: Pinterest

Quando vi abbiamo dato questa notizia ci siamo detti esterrefatti da come nel 2021 degli investitori non vogliano lavorare con un’app che si occupa di sesso. Ci consideriamo tanto avanti ma poi nel XXI secolo il sesso è ancora considerato un tabù, e giudichiamo anche chi, in mancanza di altro o semplicemente perché lǝ piace, decide di fare lǝ sex worker. Nel 2020 OnlyFans ha gestito più di 2 miliardi di dollari in vendite e nel 2021 potrebbe anche essere raddoppiato, ma questa decisione potrebbe far risentire gli abbonati? D’altronde in moltǝ sono già emigratǝ in altre piattaforme.

OnlyFans si è espresso sulla vicenda proprio qualche giorno fa, con una pseudo lettera ai sex worker pubblicata su Twitter con hashtag #SexWorkIsWork: «cari sex worker, la community di OnlyFans non sarebbe la stessa oggi senza di voi. Il cambio di politica era necessario per assicurare i servizi bancari e di pagamento per supportarvi. Stiamo lavorando 24 ore su 24 per trovare altre soluzioni», ha scritto l’azienda sul profilo ufficiale. Le risposte non sono comunque state positive, poiché la piattaforme non ha mai voluto validare l’esistenza delle sex worker.

Tuttavia, in fin dei conti, l’unica colpa di OnlyFans è non considerare davvero il sex work come un lavoro ma di farlo solamente perché è la loro fonte di guadagno maggiore, e lo sanno loro, lo sanno le sex worker, come lo sanno anche le altre piattaforme. Diventare mainstream farebbe crollare le vendite e non di poco, per questo bisogna trovare un accordo che consenta alle banche di accettare questo lavoro. E, a proposito di ciò, perché le banche non accettano il sex work? In fin dei conti non si tratta sempre e solo di soldi? Ho trovato molto interessante il thread di Post-Culture Review e, dalle sue parole, partirà la nostra indagine.

OnlyFans: perché le banche non vogliono le sex worker?

Partiamo dal principio e sfatiamo un mito che in questi giorni è stato comune in molti articoli e giornali: OnlyFans sa che il maggiore profitto lo ottiene dalle sex worker, per cui eliminando loro perderebbe anche la gran parte delle entrate. Tuttavia, questa decisione non dipende propriamente dalla piattaforma più famosa dove si vendono foto e video erotici, bensì da Mastercard, che il 1 ottobre 2021 ha deciso di implementare delle nuove regole per disciplinare i siti con contenuti per adulti che usano le loro carte per i pagamenti.

Riassumendo, in queste regole si richiede che OnlyFans e tutti gli altri siti che contengono contenuti sessualmente espliciti come Pornhub o qualsiasi sito pornografico, debba in primis verificare che ogni utente e persona presente in un video o in una foto sia consenziente e maggiorenne, ma anche che debba controllare ogni contenuto prima della pubblicazione e questo include anche le dirette che sono presenti su diversi siti. Questo, potete immaginarlo, richiederebbe tantissimo tempo e quindi per molte piattaforme, come OnlyFans, non ne varrebbe la pena.

Un’alternativa ovviamente c’è: non accettare i pagamenti con Mastercard. Ma chi ci dà la certezza che anche Visa o tutte le altre carte seguiranno presto la strada di Mastercard? E soprattutto, perché Mastercard ha preso questa decisione? In realtà noi vi abbiamo già parlato di questa storia in passato, ovvero di Mastercard che decide di allontanarsi da Pornhub in seguito a un articolo di Nicholas Kristof, uno dei più famosi ed esperti giornalisti del New York Times, «The children of Pornhub», in cui si denunciava la pornografia minorile e il revenge porn sul sito.

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Fonte: Pinterest

Nell’articolo si parla di fin troppe esperienze di donne, ai tempi ragazzine, alcune minorenni e altre maggiorenni, che si sono trovate perseguitate dal revenge porn e da video postati online senza il loro consenso quando ancora erano minorenni. Cali, 24enne, era costretta all’età di 9 anni a prostituirsi e girare video, ancora oggi pubblicati periodicamente. Serena K. Fleites è presente in più video del sito, e nei video aveva 14 anni. In tante donne hanno denunciato la piattaforma di sfruttare le loro tragedie per ricavarne un profitto, promuovendo video di stupri, revenge porn e abusi su minori.

Kristof spiega che il sito è «infestato da video di stupri, monetizza stupri su bambini, contenuti di revenge porn, video girati da telecamere nascoste di donne che si fanno la doccia, contenuti razzisti e misogini, video di donne soffocate con buste di plastica» e che, sebbene le parole “stupro” o “minorenne” siano vietate dalla ricerca, gli utenti sanno benissimo quali sono le parole chiave che devono utilizzare per cercare questi video, per cui è un po’ insensato vietare solo le due più ricercate, se poi le altre parole chiave magari anche più note sono consentite e contengono tantissimi video che non dovrebbero proprio trovarsi su internet.

In seguito a ciò, la piattaforma cambiò le linee guida consentendo solo ai profili verificati di poter pubblicare dei video, «solo i partner dei contenuti e i membri del programma modello potranno pubblicare video su Pornhub. Nel nuovo anno, implementeremo un processo di verifica in modo che ogni utente possa caricare contenuti dopo il completamento del protocollo di identificazione», eliminando anche la «possibilità per gli utenti di scaricare contenuti, ad eccezione dei download a pagamento all’interno del Programma Modello verificato». Ma Mastercard e Visa hanno comunque deciso di concludere la collaborazione con il sito.

Anzi, la loro reazione non è minimamente cambiata e stanno cercando di eliminare ogni collaborazione con qualsiasi attività che possa essere inclusa con il traffico sessuale o con i contenuti non consensuali, che da una parte è un bene, peccato che dall’altra farà lavorare anche più al coperto i veri trafficanti sessuali con meno possibilità di poterli incarcerare e soprattutto non si prendono in considerazione le sex worker che lavorano per passione (come Leirnin), che sono indipendenti e soprattutto non costrette. Per eliminare la feccia si toglie il lavoro anche a una parte delle lavoratrici e dei lavoratori.

A questo si è arrivati perché sebbene l’articolo e la storia raccontati da Kristof fossero sotto diversi punti di vista corretti e tragici, lui è stato molto manipolativo riguardo al traffico sessuale nel porno e ha usato come alcune delle fonti la propaganda cristiana e la fondatrice del Traffickinghub, Laila Mickelwait, che lavora per Exodus Cry, ovvero un gruppo cristiano anti-sessuale, anti-LGBT e antisemita. Insomma, se le sue intenzioni di denuncia potevano essere buone, ha fatto un torto a un’intera comunità che non è né oppressa né non consenziente ma che, al contrario, ama ciò che fa, poiché l’obiettivo di Exodus Cry non è eliminare il traffico sessuale, ma l’industria del sesso in generale, anche quella consensuale e legale.

Attaccare pornhub o il sex work, così come OnlyFans, non contribuisce a diminuire o fermare il traffico del sesso poiché l’industria del porno, sebbene abbia molta feccia al suo interno e su questo penso che possiamo concordare tutti, è anche legale e dà lavoro a tantissime persone. Le nuove regole di OnlyFans dovute a una decisione di Mastercard che è manipolato dai cristiani estremisti, è solo una conseguenza di come questi ultimi vogliano completamente eliminare le sex worker.

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Mike Stabile, direttore delle comunicazioni della Free Speech Coalition, ha descritto a xbiz le nuove restrizioni di Mastercard «vaghe e specifiche, e non siamo ancora sicuri di come o a chi saranno applicate». Tra l’altro sottolinea che «nel complesso questo sembra ostacolare la crescita di piccoli produttori indipendenti, e spostarlo di nuovo verso studi e piattaforme più grandi», ma soprattutto che «fin dagli albori di Internet, le comunità sessuali hanno prosperato grazie all’anonimato fornito. Mastercard sta davvero punendo queste comunità».

Quello di cui siamo certi, però, è che la scelta di Mastercard che influenzerà OnlyFans e qualsiasi piattaforma con contenuti sessualmente espliciti, non aiuterà in alcun modo a ridurre il traffico sessuale, poiché il loro obiettivo è quello di non contribuire, di non essere complici, ma in nessun modo aiuterà a ridurre il traffico sessuale, anzi, porterà i veri trafficanti a dover lavorare ancora più nascosti e quindi saranno automaticamente più difficili da trovare. In poche parole, sarà più difficile vendere i contenuti ma non impossibile, le difficoltà più grandi le avranno le sex worker amatoriali che dovranno per forza entrare in compagnie che possono permettersi altri pagamenti.

Dovremo vedere ancora come si evolverà questa situazione emersa solo grazie alla decisione di OnlyFans, ma non abbiamo tante aspettative sul fatto che riusciranno a risolverla a favore delle sex worker che, ancora una volta, sono discriminate per il lavoro che hanno scelto di fare.

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