Omicidio a Lecce: dinamiche e rivelazioni del 21enne assassino

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Daniele De Santis ed Eleonora Manta

Immaginate di trovarvi nel vostro appartamento, con il vostro partner, ed improvvisamente la porta di casa viene aperta e un ragazzo armato di coltello spezza le vostre vite per sempre. Sembrerebbe una scena da serie tv su TopCrime, ma si tratta delle dinamiche dell’omicidio del 21 settembre, a Lecce, in un condominio di Via Montello, quando i corpi di Daniele De Santis ed Eleonora Manta vengono ritrovati, privi di vita.

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Fonte: YouTube

Ad informare le autorità i vicini, che avevano avvertito le urla della donna e subito dopo avevano intravisto la figura di un giovane scappare proprio dal luogo del delitto.
Eleonora ha urlato un nome, raccontano, e ciò fa comprendere alle forze dell’ordine che ad uccidere i due giovani sia stato un conoscente.

Sono partite così le indagini per l’omicidio, che non hanno escluso nessun’ipotesi: le immagini delle telecamere sono state acquisite, i telefoni e i computer delle vittime sequestrati; inoltre gli agenti hanno recuperato dei bigliettini persi per strada dall’assassino durante la fuga, i quali tracciavano il percorso da fare per evitare le telecamere e la dettagliata descrizione di come l’uomo avrebbe dovuto procedere per assassinare Daniele ed Eleonora.
Il piano prevedeva 10-15 minuti di tortura, 30 minuti di pulizia e altri 15 minuti di controllo generale. Niente di tutto ciò però è andato a buon fine.

Chi ha commesso l’omicidio di Eleonora e Daniele e perché?

Passa una settimana ed è il 28 settembre, quando viene fermato Antonio De Marco: si tratta di un 21enne, studente di scienze infiermeristiche ed ex coinquilino delle vittime. Le telecamere lo hanno ripreso e le intercettazioni e la perizia grafica sui bigliettini sporchi di sangue che la polizia aveva ritrovato non avevano lasciato molti dubbi. È lui l’assassino.

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Antonio De Santis

All’arresto si comporta in maniera impassibile e la confessione da parte del giovane non tarda ad arrivare, rivelando così anche il movente che avrebbe portato De Marco a compiere l’omicidio, nonostante i vuoti in testa siano tanti, come rivela uno dei suoi avvocati, Andrea Starace.

Si sa, l’invidia è una brutta bestia, ed è stata proprio questa nei confronti della relazione dei due giovani a far scattare il 21enne, che ammette agli inquirenti che lo stavano interrogando: “Volevo farli a pezzi e bollirli, farli sparire. Erano felici, dovevo ucciderli”.  Tutto per un “mero compiacimento sadico nel provocare, con le predette modalità, la morte della giovane coppia”, scrive il sostituto procuratore Maria Consolata Moschettini nel decreto di fermo redatto con il procuratore capo Leonardo Leone de Castris.

Un duplice omicidio commesso con ferocia, con collera, come ha confermato l’autopsia che ha rivelato sul corpo delle vittime un totale di oltre sessanta coltellate.

La confessione di Antonio e il rapporto con le vittime

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Fonte: Borderline24

«Non avendo molti amici e trascorrendo molto tempo in casa da solo, mi sono sentito molto triste. Sono andato a trovare Daniele ed Eleonora convinto di trovare entrambi. Sono entrato in casa con le chiavi. Erano seduti in cucina. Ho incontrato Daniele nel corridoio, si è spaventato perché avevo il passamontagna. Dopo aver avuto una colluttazione con lui li ho uccisi» ripete De Marco, confessando anche che l’omicidio lo aveva premeditato da tempo, da agosto, quando i tre erano ancora coinquilini, anche se allora non aveva ancora idea del perché sentisse questa necessità. Non vi erano mai stati seri litigi in casa, ma delle volte aveva delle crisi, che spesso lo avevano portato anche a pensare al suicidio, senza ragione.

Un giovane profondamente disturbato, segnato da delusioni amorose, schiavo di quei pensieri di rabbia sui quali non aveva alcun controllo, che lo avevano portato all’autolesione e successivamente all’omicidio.

Il criminologo Marco Strano afferma che per De Marco uccidere rappresentava la liberazione da un’angoscia, da un rancore nascosto, e afferma che ci sono buone probabilità che il ragazzo sia affetto da una psicopatologia.

Voleva torturare le sue vittime e, sebbene questo implicasse una probabilità più alta di essere scoperti, l’elemento di soddisfazione era primario rispetto al timore di essere preso. Desiderava leggere il terrore negli occhi delle proprie vittime e questo malato senso di potere conferiva lui un’autostima che non aveva mai avuto prima. Rivelano gli inquirenti che le azioni del giovane assassino sono state le azioni di un potenziale serial killer, compiute da una mente lucida e spietata.

La madre dell’assassino si scusa con le famiglie delle vittime

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Fonte: fanpage.it

A chiedere scusa alla famiglia delle due vittime è la madre dell’assassino, Rosalba Cavalera, la quale ha dato voce ai suoi pensieri riguardanti tutta la vicenda in una lettera.

«Solo ora che mio figlio ha confessato sono davvero consapevole del Vostro dolore e posso condividerlo dentro di me», scrive Rosalba, scusandosi successivamente dell’azione di Antonio e aggiungendo che si rende conto di come queste parole siano davvero poca cosa rispetto alla terribile ferita che è stata inflitta loro.

Nella sua missiva Rosalba parla del legame indissolubile e dell’amore che una madre prova nei confronti del proprio figlio, anche se quest’ultimo passerà probabilmente il resto dei suoi giorni in carcere. Poi si rivolge ai familiari, parlando del dolore che entrambe le parti provano, seppur in maniera differente. Ammette che, nel momento in cui ha appreso dell’omicidio dei due giovani, ha peccato di presunzione, immaginando cosa i genitori delle vittime avrebbero potuto provare, ma solo una volta aver conosciuto l’identità dell’assassino, di suo figlio, si è resa conto di quale fosse la vera sofferenza.
Infine rivolge il proprio pensiero a Daniele ed Eleonora, pregando per loro e per le loro anime.

 

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