Marocco: condannato dopo quasi un anno Omar Radi, giornalista e attivista della sinistra

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Avete presente che in Italia durante la discussione del DDL Zan molti esponenti della destra si sono lamentati delle discriminazioni che hanno ricevuto per la loro idea politica? Beh, pensate se vivessero in Marocco e fossero di sinistra. Immaginate se fossero dei giornalisti e degli attivisti della sinistra marocchina, come Omar Radi. Chi è Omar Radi? Omar Radi è il giornalista che è stato arrestato quasi un anno fa, il 29 luglio 2020, con accuse pretestuose.

Il giornalista ha 33 anni, è un blogger e un militante dei diritti umani marocchino, co-fondatore del sito di informazione e di inchiesta “indipendente e interattivo” Le Desk. Quello che Omar Radi aveva fatto, che lo ha portato a essere arrestato dalle autorità marocchine, era averle denunciate, con la collaborazione di Amnesty International, di utilizzare il malware di produzione israeliana Pegasus. Quello invece per cui è stato arrestato è stato un presunto affare di finanziamenti con servizi segreti esteri.

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Omar Radi
Fonte: Twitter

Ovviamente non era la prima volta che Radi si confrontava con la polizia marocchina, infatti già a marzo era stato condannato a quattro mesi di prigione con condizionale e a pagare un’ammenda per aver pubblicato nell’aprile del 2019 un tweet in cui criticava il verdetto di un giudice che aveva deciso di condannare dei militanti del movimento Hirak du Rif. Il 15 luglio di quest’anno, prima di essere arrestato, era anche stato interrogato per la quinta volta in meno di un mese.

Le cose sono però cambiate dopo la denuncia avvenuta insieme ad Amnesty International che alle autorità locali non sono proprio piaciute.

Omar Radi: perché è stato arrestato

«Nell’ottobre 2019 Amnesty International ha pubblicato un primo rapporto sull’uso dello spyware prodotto dalla società israeliana NSO Group contro i difensori dei diritti umani marocchini Maati Monjib e Abdessadak El Bouchattaoui. Attraverso la nostra continua indagine, il Security Lab di Amnesty International ha identificato prove simili del targeting di Omar Radi, un noto attivista e giornalista marocchino dal gennaio 2019 fino alla fine di gennaio 2020», scrivono nell’articolo ufficiale, cominciando a presentare gli argomenti trattati.

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Omar Radi
Fonte: Twitter

Continuano spiegando che le prove raccolte «attraverso la nostra analisi tecnica dell’iPhone di Omar Radi hanno rivelato tracce degli stessi attacchi “network injection” che abbiamo descritto nel nostro precedente rapporto che sono stati utilizzati contro Maati Monjib», in questo modo c’è la prova che gli attacchi agli strumenti del Gruppo NSO sono collegati fra loro e non sono una casualità.

Infine, «questi risultati sono particolarmente significativi perché Omar Radi è stato preso di mira solo tre giorni dopo che NSO Group ha rilasciato la sua politica dei diritti umani. Questi attacchi sono continuati dopo che la compagnia è venuta a conoscenza del primo rapporto di Amnesty International che forniva prove degli attacchi mirati in Marocco. Questa indagine dimostra quindi che il gruppo NSO continua a non svolgere un’adeguata diligenza in materia di diritti umani e l’inefficacia della propria politica in materia di diritti umani», concludono.

Se volete leggere di più sulla questione e sul rapporto vi invitiamo a leggere con molta attenzione l’articolo che trovate a questo link, che è proprio quello scritto da Amnesty International lo scorso anno. In più, sottolineiamo anche che Pegasus, che tra l’altro nel frattempo è divenuto uno scandalo globale, è il nome in codice dell’azienda che in genere è famosa per «tecnologie che aiuta le agenzie di governo a prevenire e investigare su terrorismo e crimine per salvare migliaia di vite nel mondo». Tuttavia, in Marocco è utilizzato per un altro motivo.

«Le autorità marocchine devono far luce su questo affare di sorveglianza illegale di cui è vittima il giornalista, piuttosto che perseguitarlo», aveva affermato Souhaieb Khayati, direttore dell’Ufficio di Reporter Senza Frontiere (Rsf) in Nordafrica. In ogni caso, Omar Radi non è accusato solo di spionaggio, bensì è stato accusato anche di violenza e stupro, sebbene questa sia un’accusa ritenuta assurda dai media poiché non basata su fatti reali ma solo denigratori da parte dei media di Stato. Il copione è lo stesso che è stato utilizzato anche per Taoufik Bouachrine, editore del quotidiano indipendente Akhbar al-Yaoum, condannato a fine 2018 a 12 anni di carcere più ammenda per accuse di stupro e tratta di essere umani.

Omar Radi oggi

Dopo quasi un anno, i giornalisti marocchini Omar Radi e Imad Stitou sono stati condannati lunedì scorso rispettivamente a sei anni di carcere e a un anno di carcere dalla Corte d’Appello di Casablanca. Il primo ha affermato di aver collaborato con G3 e K2 per degli studi su una società marocchina e sulla coltivazione della palma, per cui non è niente di losco come il governo marocchino fa intendere. In più, il giornalista ha anche fatto sapere di essersi sentito perseguitato da ormai anni per le sue ideologie e, con l’inchiesta per “stupro”, ne ha avuto la conferma.

«Questo verdetto è vergognoso. Nel bel mezzo del caso Pegasus, e pochi giorni dopo aver pronunciato un’analoga decisione nel caso Rassouni, il sistema giudiziario marocchino insiste nel negare l’ingiustizia dei suoi procedimenti, e nell’emettere sentenze che condannano severamente i giornalisti privati ​​di giusto processo», ha detto il segretario generale di Reporter senza frontiere (Rsf), Christophe Deloire. In effetti Ormai Radi non è l’unico giornalista. Tutti i giornalisti che non abbracciano il governo sono in pericolo, ma in Italia continuiamo a preoccuparci di quando decenni fa, dopo il fascismo, la destra veniva discriminata.

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Omar Radi
Fonte: Twitter

«Nonostante il giornalista sia perseguito in due casi distinti, le due accuse sono in realtà collegate e sono state trattate congiuntamente dalle autorità» ha detto ancora Rsf, denunciando una «confusione che solleva seri dubbi sull’equità del suo processo». La stessa denuncia viene da parte di Amnesty International: «Gli è stato negato il diritto di preparare una difesa adeguata, a lui e al suo team legale è stato negato l’accesso ad alcune delle prove contro di lui e tutte le loro richieste di chiamare testimoni per la sua difesa nei casi che lo riguardavano sono state respinte. È stato anche tenuto in isolamento per quasi un anno».

Intanto la Commissione europea «ha lanciato un’indagine tramite i suoi servizi interni» e «userà tutti i mezzi a sua disposizione per ottenere più informazioni» riguardo le azioni di spionaggio a cui sono sottoposti troppi giornalisti (circa 180 in tutto il mondo) e rappresentati da parte di diversi paesi, tra cui anche la nostra Ungheria, tramite il software Pegasus. A dire queste parole è stato il commissario europeo alla Giustizia, Didier Reynders, durante una conferenza stampa. Secondo Forbidden stories, il Marocco starebbe sorvegliando diversi reporter, tra cui anche Omar Brouksy, Hicham Mansouri, Taoufik Bouachrine, Aboubakr Jamai, Maria Moukrim, Ali Amar, oltre a Soulimane Raissouni.

Speriamo che l’Unione Europea e non solo possano davvero intervenire per salvare queste persone, perché, prima di essere giornalisti e prima di essere degli attivisti, sono delle persone che hanno la libertà di opinione. Giustizia per Omar Radi e per tutte le persone che vengono private della propria privacy.

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