Ma studiare in Italia con il progetto Erasmus+… è così semplice? La storia di una studentessa tunisina

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In questi giorni non si fa che parlare di sbarchi e di immigrazioni; in molti domandando, ignorantemente, “perché non vengono con l’aereo o con il treno?“. Semplicemente perché anche facendo tutto legalmente, l’Italia è razzista. L’Italia non invoglia gli studenti a venire a studiare nel nostro belpaese, neanche con l’Erasmus. Nonostante ami vantarsi delle nostre università (senza però parlare degli studenti fuoricorso, della salute mentale e neanche dei suicidi degli studenti che sentono troppa pressione addosso), poi chiude le porte agli studenti non europei o non statunitensi che sognano di frequentare una delle nostre facoltose università. È il caso di Nour, una studentessa tunisina di giurisprudenza, che avrebbe voluto fare l’Erasmus in un’università italiana.

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Nour ha condiviso la sua storia su Twitter, per denunciare quanto la burocrazia italiana abbia fatto di tutto per non farla studiare a Firenze. L’esperienza Erasmus è una di quelle che più vengono consigliate durante il percorso universitario: ti permette non solo di perfezionare la tua conoscenza nella lingua inglese o, più in generale, della L1 del paese in cui andrai a studiare, ma anche di conoscere e approfondire nuove culture, fare nuove amicizie e anche fare esperienze in un sistema universitario diverso da quello a cui sei abituato (per me, l’esperienza in Croazia è stata illuminante).

Tuttavia, sembra che per l’Italia non tutti gli studenti siano uguali. Sembra che ci siano studenti Erasmus di serie A, e di serie C. Cos’ha di diverso uno studente spagnolo rispetto a una studentessa tunisina, come Nour? Perché il primo non ha alcuna difficoltà a entrare nei nostri confini e nelle nostre università per studiare, ma, al contrario, una studentessa tunisina si vede il suo visto rifiutato nonostante sia stata già accettata nell’università? Davvero solo il fatto di non far parte dell’Unione Europea ti chiude le porte persino a livello di istruzione?

La storia che leggeremo oggi ha del surreale, non solo per come la burocrazia italiana dimostri ancora una volta di essere non solo terribilmente lenta ma anche ingiusta (vedrete come alla studentessa sono stati fatti comprare dei biglietti costosissimi per ricevere il visto, che poi le è stato comunque negato), ma anche per come sembra che nessuno si stia oggettivamente muovendo per darle una mano. Persino quando l’università che l’avrebbe ospitata ha chiesto un colloquio con l’ambasciata italiana, è stato negato. Insomma, viviamo in un’Italia che sprona alla fuga di cervelli, e che non accetta neanche quelli esteri. Un’Italia di… anziani?

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La storia di Nour: studentessa tunisina che avrebbe dovuto studiare a Firenze per l’Erasmus

Iniziamo dal principio: Nour è una studentessa di giurisprudenza della Tunisia. È arrivata in Italia all’inizio di ottobre e ha cercato ogni settimana di avere una proroga per il visto, facendo anche domanda per il permesso: la Questura, tuttavia, ha affermato che è impossibile per lei ottenerlo e quindi dovrà lasciare l’Italia, che ha raggiunto già tardi, perdendo diverse lezioni a causa del visto. In più, ci fa anche sapere di aver dovuto aspettare settimane per ricevere un appuntamento.

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Su Twitter scrive di esser stata accettata al programma Erasmus+ dell’università italiana per conseguire la laurea magistrale in giurisprudenza in Italia (avrebbe frequentato il dipartimento di scienze politiche). In quanto la Tunisia non è un paese europeo, il primo passo per uno studente è quello di ottenere il visto, e qui iniziano le montagne russe. «Ho richiesto visto per studenti (Tipo D), ho compilato tutti i moduli appropriati e portato tutti i documenti richiesti (e alcuni molto invadenti e riservati) per testimoniare il mio stato finanziario e scolastico». Tutto finito, allora? No, ovviamente.

L’Italia è famosa per le lunghe attese, e infatti Nour ha dovuto aspettare settimane intere per ottenere un singolo appuntamento, perdendo già delle lezioni in quanto non aveva il visto. «Quando è stata annunciata la decisione, l’Ambasciata d’Italia in Tunisia ha rilasciato un visto a termine (Tipo C) che non copre l’intero periodo dei miei studi e non mi dà libertà finanziaria (es. non posso avere un conto in banca e rimango senza soldi)», scrive in un tweet. Fortunatamente l’università ospitante ha provato a consolarla e aiutarla, dicendo che «è solo un processo amministrativo e che gli studenti ottengono la loro proroga una volta qui».

Nour ovviamente si è fidata, ha comprato un biglietto aereo per Roma, ed è arrivata in Italia. «Il ciclo di umiliazioni continua all’aeroporto dove una compagnia aerea italiana mi ha proibito di salire sull’aereo nonostante avessi tutti i miei documenti e mi ha obbligato ad acquistare un biglietto andata e ritorno molto costoso anche se li ho informati che non conosco le mie date finali». Finisce qui? Assolutamente no. «Una volta arrivata, ho provato a richiedere una matricola fiscale e ho chiesto un permesso di soggiorno ma mi sono trovata non idonea per il mio tipo di visto».

L’università allora ha chiesto all’Ambasciata italiana una proroga del visto della ragazza, o almeno di poter avere un appuntamento per discuterne, ma sono stati irremovibili: non si tratta di un «errore amministrativo». Nour scrive di essere «stata privata del mio diritto all’istruzione senza menzionare il peso mentale e la frustrazione a cui sono stata sottoposta dal giorno in cui ho dovuto a lungo attendere per il visto, rimanendo indietro negli studi».

Nour ha pubblicato poi un aggiornamento, dicendo di esser stata contattata da avvocati e giornalista, ma non dalle autorità responsabili della sua situazione. Chiediamo all’Ambasciata italiana di rilasciare al più presto un comunicato o di mettersi in contatto con la studentessa per comprendere almeno il motivo per cui il suo visto è stato rifiutato. Non è possibile che a una universitaria venga negato il diritto allo studio, il diritto all’Erasmus, solo perché fa parte di un paese non europeo. Questa è chiamata discriminazione.

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