Il Myanmar ha giustiziato quattro attivisti democratici

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La giunta militare del Myanmar ha giustiziato quattro attivisti democratici accusati di aver contribuito a compiere “atti terroristici”. Sono le prime condanne a morte dopo più di 30 anni, secondo le Nazioni Unite dal 1988. Le quattro vittime erano accusate di terrorismo in quanto hanno sostenuto la resistenza durante il colpo di stato con cui, a febbraio dello scorso anno, la giunta militare ha preso il potere, instaurando l’attuale regime.

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Riassumiamo in breve quello che vi abbiamo spiegato già lo scorso anno e, per questo, vi invito a leggere l’articolo: Cosa sta succedendo a Myanmar?. A febbraio 2021 c’è stato un colpo di stato, in cui è stato ribaltato il risultato della Lega Nazionale Democratica alle elezioni svoltasi a novembre, poiché, secondo la giunta militare, la vittoria è avvenuta tramite frodi. La polizia ha anche denunciato e arrestato Aung San Suu Ky (premio Nobel per la pace), leader della LND, accusata di importare illegalmente delle apparecchiature di comunicazione.

Il ministro degli esterni, Zin Mar Aung, estromesso dalla giunta militare, ha chiesto aiuto alle comunità internazionali: «Il nostro popolo è pronto a pagare qualsiasi costo per riavere i propri diritti e la propria libertà. Il Myanmar è sull’orlo del fallimento dello stato, del collasso, occorre fare qualcosa e occorre farlo prima che sia troppo tardi». Boris Johnson ha condannato il golpe a Myanmar, Joe Biden ha sospeso qualsiasi accordo sul commercio con il paese finché la democrazia non sarà ripristinata, ma in Italia se n’è parlato davvero troppo poco.

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La CNN ha intervistato il generale Zaw Min Tun, che ha affermato che, se i manifestanti sono morti, la colpa è solo loro. Nella stessa intervista ha anche detto che lo stato d’emergenza potrebbe durare ancora due anni, per restare al potere a Myanmar il più a lungo possibile. Solo in quel periodo, morirono  più di 700 manifestanti, fra questi anche Kyal Sin Angel, 19enne che è stata freddata con un colpo di fucile alla testa, mentre cercava di lottare per il suo futuro.

Myanmar e la pena di morte

Sono stati condannati a morte in processi a porte chiuse a gennaio e aprile i quattro uomini accusati di aver aiutato le milizie a combattere l’esercito che aveva preso il potere con un colpo di stato lo scorso anno e scatenato una sanguinosa repressione dei suoi oppositori. Tra loro c’era il politico democratico Phyo Zeya Thaw, molto vicino ad Aung San Suu Kyi, la leader politica birmana agli arresti domiciliari da subito dopo il colpo di stato; lo scrittore e attivista Kyaw Min Yu, conosciuto anche come Ko Jimmy; e altri due attivisti meno noti, Hla Myo Aung e Aung Thura Zaw.

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Fonte immagine: Twitter

Gli uomini erano stati detenuti nella prigione di Insein dell’era coloniale e una persona a conoscenza degli eventi ha detto che le loro famiglie l’hanno visitata venerdì scorso. Solo un parente è stato autorizzato a parlare con i detenuti tramite la piattaforma online Zoom, ha aggiunto la fonte. I media statali del Myanmar hanno riferito delle esecuzioni lunedì e il portavoce della giunta Zaw Min Tun ha successivamente confermato le esecuzioni a Voice of Myanmar. Nessuno dei due ha fornito dettagli sui tempi, ma in precedenza le esecuzioni erano per impiccagione.

Il governo di unità nazionale del Myanmar (NUG), un’amministrazione ombra messa fuori legge dalla giunta al potere, ha condannato le esecuzioni e ha chiesto un’azione internazionale contro la giunta. «Estremamente addolorato… Condanniamo la crudeltà della giunta. La comunità globale deve punire la loro crudeltà», ha detto Kyaw Zaw, portavoce dell’ufficio del presidente del NUG a Reuters.

«Queste esecuzioni equivalgono a privazioni arbitrarie di vite e sono un altro esempio dell’atroce situazione dei diritti umani in Myanmar», ha aggiunto Erwin Van Der Borght, direttore regionale del gruppo per i diritti umani di Amnesty International. «I quattro uomini sono stati condannati da un tribunale militare in processi altamente segreti e profondamente iniqui. La comunità internazionale deve agire immediatamente poiché si ritiene che più di 100 persone siano nel braccio della morte dopo essere state condannate in procedimenti simili».

Thazin Nyunt Aung, la moglie di Phyo Zeyar Thaw, ha detto che non le era stato detto dell’esecuzione del marito. Reuters ha fatto sapere che non ha ancora raggiunto altri parenti delle vittime per un commento. Il relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani in Myanmar, Tom Andrews, ha detto in una dichiarazione: «Il mio cuore va alle loro famiglie, agli amici e ai loro cari e in effetti a tutte le persone in Myanmar che sono vittime delle crescenti atrocità della giunta».

Pensate che proprio il mese scorso il portavoce della giunta Zaw Min Tun ha difeso la pena di morte, affermando che anche in altri paesi viene ancora utilizzata e quindi è giustificata. «Almeno 50 civili innocenti, escluse le forze di sicurezza, sono morti a causa loro. Come puoi dire che questa non è giustizia? Le azioni richieste devono essere eseguite nei momenti richiesti», ha detto. I militari che hanno ucciso persone innocenti, invece, sono stati puniti?

«Nemmeno il precedente regime militare, che ha governato tra il 1988 e il 2011, ha osato eseguire la pena di morte contro i prigionieri politici. Ciò significa ancora un altro aumento della brutalità della giunta, che deriva da un senso di impunità in gran parte favorito dal fallimento della comunità globale nel fare qualcosa di efficace per impedirle di commettere ulteriori atrocità», ha detto il deputato malese Charles Santiago, presidente dei parlamentari dell’ASEAN per i diritti umani.

«Questo è il regime che dimostra che farà quello che vuole e non ascolterà nessuno. Vede questo come una dimostrazione di forza, ma potrebbe essere un grave errore di calcolo». ha detto l’analista Richard Horsey, del gruppo International CRISIS a Reuters. Human Rights Watch, con sede a New York, ha affermato che le esecuzioni miravano a raffreddare le proteste contro il colpo di stato.

«Gli Stati membri dell’Unione Europea, gli Stati Uniti e altri governi dovrebbero mostrare alla giunta che ci sarà una resa dei conti per i suoi crimini», ha detto Elaine Pearson, direttrice asiatica del gruppo. Ma purtroppo temo che questo non avverrà. Avete sentito parlare nell’ultimo anno di quello che sta succedendo in Myanmar?

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