Milano: ventenne stuprata mentre aspettava il tram

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20 anni, universitaria, tornava a casa dopo una serata con degli amici. È successo a Milano, nella notte fra sabato 5 e domenica 6 febbraio in via Röntgen, zona Bocconi. La ragazza è stata soccorsa da una coppia che l’ha portata in ospedale facendo anche scappare l’aggressore (coppia che è stata fondamentale per riconoscere l’aggressore). Ha poi sporto denuncia ai carabinieri che sono riusciti a risalire a un 29enne, originario del Marocco, che è stato arrestato negli ultimi giorni con l’accusa di violenza sessuale.

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Fonte: Pinterest

Quando diciamo che le donne non sono al sicuro neanche camminando per strada, purtroppo non scherziamo, né esageriamo. Un anno fa vi parlavamo della tragedia di Sarah Everard, uccisa e stuprata da un poliziotto mentre tornava a casa. Ma non è stata l’unica ragazza a essere violentata o uccisa solo per il fatto di star camminando per strada da sola. Perché, in fin dei conti, è questa la colpa delle ragazze, delle vittime: camminare da sole per strada di notte. Insomma, siamo onesti… Quale uomo non riuscirebbe a resistere a una situazione così allettante (spero si comprenda il sarcasmo)?

Siamo arrivati a trovare dei compromessi per sentirci al sicuro mentre torniamo a casa, o andiamo da qualche parte, e non ci sentiamo al sicuro. Da una parte abbiamo Donnexstrada, un’iniziativa presa da alcune ragazze per proteggere altre donne quando, da sole, compiono azioni normali come tornare a casa. Perché, in fin dei conti, non si tratta solo del catcalling, che oltre a farci sentire non al sicuro, carne da macello e mancate di rispetto, è anche molto imbarazzante, ma parliamo proprio di avere paura a camminare da sole per strada, di sera ma spesso anche di giorno

Un’altra è Winlet, uno strumento che funziona come una sorta di allarme, nel senso che nel momento in cui una ragazza non si sente in pericolo, se perché uno sconosciuto si è avvicinato a lei in maniera aggressiva o se perché il compagno ha assunto un comportamento violento, si potrà attivare la sirena «ad alta frequenza che emette un suono superiore a 110 decibel per mettere in fuga i malintenzionati». Tuttavia, invece di inventare strumenti e iniziative, basterebbe, semplicemente, educare gli uomini al rispetto (e tutti gli uomini, non solo quelli di Milano, non solo quelli che arrivano in Italia).

Milano: 20enne stuprata da un 29enne

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Fonte: Pinterest

Lei è un’universitaria di 20 anni, fuorisede, si trovava in via Röntgen, zona Bocconi nella notte tra il 5 e il 6 febbraio. Aspettava il tram, quando un uomo di 29 anni di origine marocchina si è avvicinato a lei chiedendole se avesse da accendere, e si è offerto di fumare una sigaretta insieme. Lei ha accettato, forse complice anche l’alcool (ma questo non giustifica la violenza, forse è necessario sottolinearlo), e quando si sono allontanati e sono arrivati in una stradina lui ha prima cercato di baciarla, poi, quando si è spostata e ha cercato di scappare, lui l’ha bloccata e violentata.

Per fortuna, perché non sappiamo cosa sarebbe potuto succede dopo, una coppia che passava in quella strada di Milano ha sentito e visto tutto e sono intervenuti per salvare la ragazza e mettere in fuga lo stupratore. La ragazza era sotto shock ed è stata portata al 118 alla clinica Mangiagalli, dove ha ricevuto il codice giallo. L’aggressore aveva rubato anche il cellulare della vittima e, proprio grazie a questo, sono riusciti a localizzarlo e ad arrestarlo tra la Darsena e il quartiere Ticinese di Milano, in zona Navigli.

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Fonte: Pinterest

C’erano in realtà diversi uomini che corrispondevano alla descrizione fornita dalla ragazza e dai due testimoni, che consisteva in un bomber verde e nero, un cappellino, jeans e scarpe da ginnastica. Tuttavia, anche grazie a un’impronta ritrovata sul cofano posteriore della macchina abbandonata in via Röntgen (contro quest’auto aveva bloccato la ventenne, per cui ha lasciato un’impronta), è stato più semplice trovare il colpevole e arrestarlo. È stato anche riconosciuto dalla vittima e dalla coppia, in particolare dal ragazzo che lo aveva guardato in volto.

Lo stupratore è un 29enne originario del Marocco, ma legalmente residente in Italia e a Milano, senza però una fissa dimora. Quando tempo fa era stato fermato dalla polizia per un controllo le forze dell’ordine avevano segnato come suo domicilio un solaio in via Giorgio Savoia. Dopo diverse ricerche, il 19 marzo l’hanno trovato in un parchetto adiacente, in via Lodovico Montegani, con lo stesso giubbino nero e verde indossato al momento della violenza. Dopo l’arresto, è stato portato a San Vittore.

Intanto gli sciacalli, quelli che vogliono accogliere le persone che scappano dalla “guerra vera” (ovvero quella fatta da uomini bianchi con gli occhi azzurri e i capelli biondi), quelli che sono contro le armi (tranne se a portare le armi è un proprio assessore e solo se a morire sono persone non bianche, bionde e con gli occhi azzurri), quelli che fanno figuraccia in diretta internazionale perché all’estero non sono abbindolati dalle sue parole, quelli che semplicemente riempiono il proprio profilo di violenze da parte di persone non italiane, scrivendo più di un post sul caso, ma neanche uno per le violenze di italiani su italiani, hanno già cominciato a nutrire la propria pancia.

Ci teniamo a dire che la violenza è sbagliata, sempre. La violenza è sbagliata quando la compie un italiano, un marocchino, un russo, un ucraino, un afghano, un cinese, un americano, un europeo. La violenza è sbagliata quando la vittima è un uomo, quando lo è una donna, quando lo è un bambino o un anziano. Lo è quando il carnefice è un senzatetto, un rifugiato, un lavoratore o un assessore. Lo è quando ci troviamo a Milano, a Napoli, a Roma, a Voghera, a Kiev, a Gaza. La differenza è solo nella testa di chi è razzista, sessista o classista (o, chissà, tutti e tre insieme), e tende a evidenziare le violenze che gli fanno comodo.

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