Michela Murgia nella bufera, e le “scuse” sono peggio dell’insulto

Condividi

Michela Murgia è sempre stata considerata una grande alleata della comunità LGBT, tanto che sui suoi articoli scrive persino con la ə (la schwa), guadagnandosi diverso odio online da parte di chi non è molto “politicamente corretto“. Femminista, attivista, scrittrice, eppure si è macchiata di transfobia. Non parliamo di uno scivolone. Non ha fatto un errore in diretta, non si è confusa, più volte nel suo podcast con Chiara Tagliaferri, Morgana, ha misgenderato e chiamato con il deadname non una, ma due persone. Questa si chiama transfobia, non scivolone.

Non serve a niente utilizzare la ə come fa Michela Murgia e fare delle battaglie contro le discriminazioni se poi nel proprio podcast si usano i pronomi sbagliati, si dice che “Larry diventa Lana” come se fosse una trasformazione delle Winx e vengono utilizzati i deadname. Le sorelle Wachowski sono due delle registe migliori che abbiamo, e sono due donne transgender. Tuttavia, si chiamano Lana e Lilly, non con i nomi che sono stati loro affibbiati alla nascita, e per rivolgersi al loro, anche parlando del passato, lo si deve fare con i pronomi corretti.

Non siamo comunque stati noi ad accorgersi di questo errore. Sono stati diversi gli attivisti transgender e non solo ad alzare la voce davanti a questa discriminazione, cercando anche di spiegare il perché è sbagliato. Eloisapics, una ragazza che si occupa di fare informazione su Instagram e su Twitch, ha spiegato che parlando del passato di una ragazza cisgender non ci si rivolge a lei con un pronome o un nome diverso da quelli che ha nel presente. Lo stesso ragionamento deve essere fatto con una ragazza (o un ragazzo, ovviamente!) che non si identifica nel suo sesso biologico.

La cosa peggiore di questa situazione, comunque, potrebbero proprio essere le “scuse” di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri. Abbiamo messo “scuse” fra virgolette, perché in realtà non si sono scusate. Loro si sono giustificate, hanno parlato del fatto che avrebbero voluto utilizzare la ə ma non l’hanno fatto per motivo di comprensione, hanno detto che il loro è un podcast seguito da molte persone di diversi contesti sociali e quindi, per far loro comprendere la situazione, hanno dovuto rivolgersi alle due registe con i loro deadnames. A chi importa che per far comprendere a questi soggetti, due donne sono state mancate di rispetto?

Michela Murgia e Chiara Tarraferri: che è successo?

Durante la terza stagione del podcast “Morgana” di Michela Murgia (che tra l’altro è stata recentemente eletta da Gay.it come una degli 11 alleati della comunità LGBTQ+ in Italia del 2021) e Chiara Tagliaferri, si parla di Lana e Lilly Wachowski, registe e produttrici di Matrix e V per Vendetta, ma anche di serie tv come Sense8, una delle più amate di Netflix che, a distanza di anni da quando è stata cancellata, continua a ottenere diverse visualizzazioni e ha ancora un fandom abbastanza attivo.

michela-murgia-transfobia-podcast

Lana e Lilly, nel podcast, vengono inizialmente chiamate “Larry” e “Andy”, ovvero i loro deadnames, e le due donne parlano di loro utilizzando dei pronomi maschili. Questo significa che sia Michela Murgia che Chiara Tagliaferri, che tra l’altro hanno sottolineato che «l’accordo di genere prima/dopo è stato consequenziale», si sono macchiate non solo di aver utilizzato il deadname di due donne transgender, cosa che viene considerata una grave mancanza di rispetto oltre che transfobica, ma anche di averle misgenderate, ovvero di aver utilizzato un pronome sbagliato per rivolgersi a loro.

Subito gli attivisti transgender e gli alleati si sono mossi per denunciare questa situazione: «Ma è possibile dover ricordare ancora una volta che non si parla di persone trans usando il deadname e il genere assegnato alla nascita? Sono distrutto, quando c’era stata la vicenda di Ciro Migliore Murgia si era esposta pubblicamente spiegando a colleghə e pubblico perché bisognasse parlare al maschile ed usare il nome Ciro e adesso 50 minuti di deadnaming e misgendering», leggiamo in un commento.

In un altro ancora leggiamo: «Le storie sono assurde. Il deadname non si usa, i pronomi passati neanche, e la ə non c’entra nulla. E tu avresti dovuto insegnarlo ai migliaia di spettatori che hai, invece hai preferito allinearti ai media che commettono un errore che poi si ripercuote su noi persone trans. Ci chiedono il deadname tutti i giorni, usano i pronomi che preferiscono perché “si sbagliano” o “sui giornali dicono così e passano da un pronome all’altro” o “ci confondete perché siete confusi voi. Questa non è informazione, è stato un massacro per le centinaia di migliaia di persone trans in Italia, ma d’altra parte probabilmente non t’interessa».

«Sono sinceramente delusa dallo scivolone di Michela Murgia nel podcast Morgana. Sono delusa non tanto dall’errore, perché può capitare, ma dal fatto che sia stato un errore calcolato, il fatto che non riconosca l’errore e, anzi, ne sostenga la giusta causa», scrive un utente su Twitter, facendo proprio riferimento alle pseudo “scuse” che, più che scuse, sembravano semplicemente un modo per non perdere ancora di più la faccia. A volte, però, basterebbe semplicemente ammettere il proprio errore, e chiedere perdono.

Non perderti le nostre news!

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.