Messico: l’aborto non è più un crimine

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Mentre in Texas si fanno dieci passi indietro nella storia a causa dell’Heartbeat Act, una legge che che vieta l’aborto dopo la sesta settimana e che è ufficialmente la più stringente d’America, in Messico è stata presa una decisione storica a riguardo, e finalmente è una decisione che prende in considerazione i diritti delle donne: l’aborto non è più un crimine, «d’ora in poi non sarà possibile perseguire una donna che abortisce nei casi convalidati da questo tribunale».

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Manifestazioni in Texas
Fonte: Twitter

Quello dell’aborto è sempre un tema molto caldo poiché coinvolge la vita di tutte le donne e quella dei feti. In Italia è possibile abortire entro i primi 90 giorni di gestazione, mentre dopo è consentito solo per motivi di natura terapeutica. Non tutti i paesi in Europa sono però così fortunati. Prendiamo per esempio la Polonia, paese in cui il governo fin troppo conservatore ha deciso di approfittare della pandemia per rendere ancora più restrittiva la loro legge sull’aborto, già la più restrittiva d’Europa.

Molte donne si trovano ad abortire perché sono vittime di stupro o di incesto, altre perché semplicemente non sono pronte a diventare delle madri e non sarebbero capaci di dare una vita dignitosa al proprio bambino. Perché non pensate che l’aborto sia semplice per una donna. Non pensate che per noi è una passeggiata uccidere il feto. Ma spesso è la decisione migliore per noi, e anche per lui. Perché vi ricordo anche che per una donna con un figlio, al momento, è anche difficile trovare lavoro.

Se una donna vuole divenire una donna in carriera, se vuole un lavoro dignitoso, uno stipendio almeno vicino a quello dei colleghi uomini, un figlio non può essere contemplato. E purtroppo la testimonianza di ciò è che a nessun uomo viene chiesto «vuoi avere figli?» durante un colloquio di lavoro, mentre per una donna è una domanda quasi standard. Per questo molte devono mettere da parte la futura famiglia per pensare prima a se stesse e ai propri sogni di una vita.

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Una manifestazione in Polonia
Fonte: Twitter

In ogni caso, il perché una donna decide di abortire non dovrebbe proprio essere argomento di discussione, perché si tratta del suo corpo e non di quello di qualcun altro. Si tratta della sua vita e solo della sua vita, perché la medicina ha deciso che entro i tre mesi il bambino è ancora un feto e quindi è possibile effettuare l’aborto. E, da adesso, è possibile farlo anche in Messico, che ha deciso di ridare dignità alle sue cittadine (fino a ieri l’aborto era legale sono in 4 dei 32 Stati: Città del Messico, Oaxaca, Hidalgo e Veracruz).

Messico: l’aborto non è più un crimine

Fino a ieri era l’articolo 196 del codice penale dello Stato di Coahuila a rendere illegale l’aborto, stabilendo una condanna da uno a tre anni di carcere per «la donna che pratica volontariamente il suo aborto o alla persona che la fa abortire con il suo consenso». Ma adesso quest’articolo insieme a tutti quelli che lo rendevano illegale, sono stati debellati dalla storia del Messico all’unanimità, da tutti e dieci i giudici presenti alla Corte Suprema.

Questa decisione è storica e importante anche perché consentirà alle donne che vivono in stati vicini in cui magari l’aborto è un crimine (ad esempio il già citato Texas) di poter abortire in sicurezza su decisione di un giudice. «La donna deve chiedere ai servizi sanitari di eseguire l’aborto, e se si rifiutano di farlo, può andare da un giudice e presentare ricorso. Il giudice ora avrà il potere di ordinare l’aborto», ha detto Alex Alí Méndez, costituzionalista ed esperto di aborto, all’Afp.

Il Presidente della Corte Suprema, Arturo Zaldivar, invece è sembrato tanto felice e soddisfatto per questo decisione, perché «è un passo in più nella storica lotta per l’uguaglianza (delle donne), la dignità e il pieno esercizio dei loro diritti. D’ora in poi non sarà possibile, senza violare i criteri del tribunale e della Costituzione, perseguire una donna che abortisce nei casi convalidati da questo tribunale». La Corte si è riunita per due giorni per valutare quegli articoli e ne è uscita da vincente, poiché il voto unanime dimostra quanto per tutti avessero a cuore questa battaglia.

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Fonte: Twitter

«Non c’è posto all’interno della dottrina giurisprudenziale di questa Corte costituzionale uno scenario in cui le donne non possano considerare il dilemma di continuare o interrompere la gravidanza» ha detto il giudice Luis Mari’a Aguilar. Siamo molto felici per le donne che vivono in Messico e anche per quelle che vivono nelle vicinanze, ma speriamo che, al più presto, tutti gli Stati possano rendersi conto che una donna ha il diritto di scegliere sul proprio corpo e sulla propria vita, e che la vita di un feto non è più importante della sua.

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