9 anni fa l’attentato alla scuola di Brindisi, dove morì Melissa Bassi

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Era il 19 maggio 2012 quando la vita di tantissime famiglie fu cambiata irrimediabilmente, quando a Melissa Bassi, 16 anni, fu tolta la vita. Io avevo 13 anni ai tempi, frequentavo una scuola media in un altro quartiere, ma ricordo quel giorno a memoria, come se fosse accaduto qualche giorno fa, e ogni anno il mio pensiero va a Melissa, alla sua famiglia e alle sue amiche, tutti vittime di un uomo arrabbiato contro lo Stato, che ha deciso di colpire la parte più debole e innocente della società: una scuola.

Voglio che facciate un salto nel passato. Nel 2012 non c’erano gli smartphone che abbiamo oggi, con Whatsapp, le notizie in tempo reale e i messaggi illimitati. Nel 2012 le notizie le venivi a sapere tramite i telegiornali, tramite la radio, per cui immaginate trovarvi a scuola media, alla prima ora. Siete entrati da poco. È il mese di maggio e voi state modificando i power point della vostra tesina per l’esame di terza media, siete felici, rilassati, l’estate si avvicina e non c’è niente che possa andare storto. Ma poi un vostro compagno di classe riceve un sms: è esplosa una bomba in una scuola superiore della tua città, e una ragazza di 16 anni, Melissa Bassi, è morta.

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Melissa Bassi

In quel momento non sai a cosa pensare, i tuoi pensieri cominciano a vagare fra i meandri della tua mente. Povera ragazza, quali saranno stati i suoi sogni? Com’è morta? Ci sono altre bombe? Perché lo hanno fatto? Perché hanno ucciso una ragazzina? E se fosse stata la mia scuola? Non sai che pensare, hai solo paura. Io ricordo di aver avuto paura, sono più che sicura di aver anche pianto tanto.

Per qualche ora siamo rimasti a scuola, nelle nostre aule, e ricordo che i professori stessi cercavano di ottenere altre notizie, di tranquillizzarci. Finché non hanno fatto evacuare tutte le scuole di Brindisi. «Potrebbero esserci altre bombe», ricordo che ci dissero proprio così, ho questa frase impressa nella mia mente. E così tornammo a casa, al sicuro.

Noi tornammo a casa, ci mettemmo a condividere post su Facebook su quello che era appena successo, informandoci e cercando di comprendere chi avrebbe mai potuto fare una cosa del genere. Noi tornammo a casa, ma non Melissa Bassi, non le sue migliori amiche, rimaste ferite e gravemente ferite. Oggi sono stata felice di aver letto che quelle ragazze sono sposate, hanno delle figlie e le hanno chiamate con il nome della loro migliore amica. Sono stata felice di aver visto che sono ancora unite, che non si sono perse di vista, ma, d’altronde, dopo aver vissuto una situazione del genere, è difficile allontanarsi dalle uniche persone che ti capiscono.

Io ricordo una giornata turbolenta, ma Vanessa Capodieci, sorella di Veronica Capodieci, la studentessa con le ferite più gravi, ha ricordi molto diversi dai miei: «Io piangevo. Subito dopo l’esplosione, ho strappato i vestiti di dosso a mia sorella perché erano in fiamme e col mio giubbotto le ho coperto la pancia perché era aperta. Io cercavo di rassicurarla, le dicevo di stare tranquilla. Nessuno ci aiutava». La sorella invece ricorda di aver avuto il telefono in mano, poi ha sentito un boato e in pochi secondi si è trovata a terra: «pensavo che era un sogno, che mi dovevo svegliare prima o poi, però ho capito che non era un sogno».

Melissa Bassi: cronache di una società andata in frantumi

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Melissa Bassi

Ricordo benissimo che all’inizio si diede la colpa alla mafia (pensate che io basai la mia tesina sulla criminalità organizzata e ho voluto dedicare delle slide a Melissa). Perché? Beh, diverse cose ce lo facevano pensare, in primis il nome della scuola frequentata da Melissa Bassi: Francesca Laura Morvillo Falcone, moglie del giudice Giovanni Falcone, uccisa insieme al marito dalla mafia il 23 maggio, quindi pochi giorni dopo quell’attentato. In più, pensate un po’, il 20 maggio 2012 ci sarebbe stata una manifestazione contro la mafia organizzata da Libera. Io andai a quella manifestazione, penso che sia stata la prima a cui ho partecipato in tutta la mia vita.

Ricordo di quel 20 maggio che le persone erano arrabbiate, altre erano tristi e piangevano. Ricordo che tutti urlavamo «Io non ho paura», ma in realtà io avevo tanta paura, ed ero tanto triste per quel che era successo a Melissa Bassi, una ragazza che io neanche conoscevo, né di vista, né di nome, ma che a causa di una tragedia oggi ha scuole intitolate a sé e murales nella scuola che frequentava. Le manifestazioni, comunque, ci furono in tutta Italia. Per completezza: c’erano anche altre motivazioni che facevano pensare alla mafia, ma alla fine è stato tutto smentito.

Sapete perché Melissa Bassi è morta? Sapete perché una 16enne non ha potuto finire il liceo, non ha potuto realizzarsi, avere una vita felice? Sapete perché il suo corpo ha subito delle ustioni per il 90% del corpo, con la perdita di un braccio, tutto davanti alle sue amiche e compagne di scuola? Perché un uomo, chiamiamolo così, Giovanni Vantaggiato, voleva vendicarsi dello Stato, e per farlo ha scelto di attaccare una scuola che, come unica colpa, aveva quella di avere un nome dedicato a una causa storico-politica, e di trovarsi vicino al tribunale di Brindisi.

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Melissa Bassi

Melissa Bassi ha perso la vita, quel 19 maggio 2012, perché un uomo era arrabbiato con lo Stato per una ingiustizia (sembrerebbe che l’azienda della moglie sia stata vittima di una truffa da 342.000 euro per del carburante non pagato) nei suoi confronti. Ha costruito una bomba (sì, avete capito bene, l’ha costruita proprio lui) perché voleva far vedere a tutto il mondo quello che aveva subito, la truffa. Ecco perché Melissa Bassi non potrà realizzare i suoi sogni, perché sua madre non potrà vederla con un abito da sposa e suo padre non potrà accompagnarla all’altare: perché qualcuno ha deciso che l’ingiustizia che aveva subito valesse più della vita di qualcuno.

Quando parliamo delle school shooting in America, ci sembra tutto distante. Quando parliamo della sicurezza, delle armi, di come gli studenti muoiano nelle proprie scuole, non pensiamo mai che possa succedere in Italia. Eppure, Melissa Bassi stava andando a scuola. Era felice, sorrideva, pronta a iniziare una nuova giornata scolastica. Era scesa dal bus come ogni giorno, in compagnia delle sue amiche. Melissa Bassi è morta mentre andava a scuola, è morta nell’atrio della sua scuola, sul marciapiede che percorreva ogni giorno.

Oggi, 9 anni dopo, di Melissa Bassi resta un ricordo, il nome che le sue migliori amiche hanno dato alle proprie figlie e la rabbia e l’amore che i suoi genitori non smetteranno mai di provare. Ogni anno le città continueranno a commemorarla, le scuole che oggi hanno il suo nome racconteranno com’è morta, chi passerà davanti al Morvillo Falcone di Brindisi e vedrà quel murales dedicato a lei, proprio su quel muro che ai tempi fu distrutto dall’esplosione, si sentirà sollevato, perché Melissa continuerà a vivere in chiunque ricorderà il suo bel sorriso.

🌷In ricordo di Melissa Bassi Domani per la nostra scuola é un giorno importante, ricorre l’anniversario della…

Pubblicato da IPSSS ‘F. L. Morvillo Falcone’ di Brindisi su Martedì 18 maggio 2021

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