Mauro Maniglio, in memoria di una vittima innocente della mafia

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Quando gli americani romanticizzano la mafia a causa di 365 giorni, noi italiani ci arrabbiamo. Ci arrabbiamo perché la mafia non ha nulla di romantico al suo interno. Perché a perdere la vita sono sempre delle persone innocenti, senza pietà per nessuno. È quello successo a Mauro Maniglio, 18enne brindisino che si è trovato nel luogo sbagliato al momento sbagliato, morto per errore a causa della Sacra Corona Unita, e il cui nome resta impresso nelle nostre menti come negli elenchi delle troppe persone vittime di mafia.

Noi che viviamo in Italia sappiamo che, purtroppo, la mafia è un problema grave e serio, sono morte tantissime persone anche solo per aver provato a parlare, altri sono morti perché parenti delle persone sbagliate. All’estero, però, la nostra mafia è vista come un film romantico in cui il mafioso di turno (ovviamente di bell’aspetto) fa di tutto per conquistarti, come rapirti, uccidere chi ti sta intorno, considerarti come un oggetto, però ti riempie anche di regali facendoti vestire con abiti da principessa, quindi tutto perdonato. No, col cavolo.

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Mauro Maniglio

Proprio in questi giorni in Puglia si è tornati a parlare di mafia. Non solo per la memoria di Mauro Maniglio, di Salvatora Tieni e Nicola Guerriero (morti l’11 agosto 1991 dalla SCU mentre cercavano di capire cosa ci fosse dietro la scomparsa del figlio Romolo), ma anche per il comune di Foggia sciolto proprio a causa della mafia. Perché la mafia esiste ancora ed è una realtà anche nel 2021. Lo è quando ricordiamo Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, lo è quando ricordiamo tutte le vittime innocenti. Ma lo è anche nei giorni comuni, in cui continuiamo a vivere la nostra vita.

Mauro Maniglio aveva 18 anni compiuto da poco quando è morto. Quella del 1992 era per lui l’estate prima della maturità, infatti a settembre avrebbe dovuto iniziare il quinto e ultimo anno al liceo scientifico “Monticelli” di Brindisi. Ma lui a settembre non c’è arrivato, è stato ucciso per errore nella notte fra il 13 e il 14 agosto, mentre si trovava insieme a suo cugino su un motorino e stava tornando a casa, dopo aver passato una bella serata in compagnia degli amici che gli volevano bene e che ancora oggi lo ricordano con malinconia e rabbia.

Perché la morte di Mauro è l’ennesima morte innocente di un ragazzo che si è trovato nel luogo sbagliato al momento sbagliato, ma in realtà non dovrebbero neanche esserci dei luoghi sbagliati o momenti sbagliati per un ragazzino. Tutto il mondo dovrebbe appartenergli, dovrebbe sentirsi sicuro ovunque. Ma nel 1992 la mafia era una realtà ancora più seria di oggi e, mentre i due ragazzi stavano semplicemente vivendo la ultima estate prima della maturità, altri stavano lottando per il territorio, altri si trovavano in situazioni più grandi di loro.

Mauro Maniglio e la storia di com’è diventato eterno

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Parco Mauro Maniglio a Brindisi (quartiere Bozzano)
Fonte: sindaco di Brindisi

Mentre Mauro Maniglio e i suoi amici si divertivano, nelle vicinanze, a Leverano, una località salentina, un commando armato di fucili d’assalto si era appena scagliato contro un 19enne che perse la vita. La colpa di quel ragazzo era far parte del clan sbagliato. Insieme a lui c’era un altro ragazzo, che rimase ferito. Gli assassini poi si sono dispersi, ma uno di loro, che si stava spostando verso Casalabate, proprio nel lungo mare in cui si trovavano i due cugini, li notò e decise che erano due sicari che volevano ucciderlo.

Fermò l’auto, scese e aprì il fuoco contro i ragazzi. Mauro Maniglio fu colpito alla gola e non riuscì ad arrivare in ospedale. Per avere giustizia Mauro ha dovuto aspettare un anno, il tempo che un pentito decidesse di parlare facendo condannare l’assassino all’ergastolo. Tuttavia, la giustizia non ci ha riportato indietro un diciottenne promettente e che avrebbe potuto darci tanto, che avrebbe potuto fare tanto. Adesso lui continua a vivere nei ricordi di chi lo ha conosciuto e lo amava, continua a vivere come tutte le vittime di mafia, perché anche se non è con noi fisicamente, il suo nome è eterno.

Proprio ieri, alle 19 presso il Parco M. Maniglio, a Bozzano (Brindisi), Libera ha organizzato l’iniziativa pubblica e aperta per ricordare Mauro, a 29 anni dall’uccisione per mano della Sacra Corona Unita. L’iniziativa è stata in collaborazione «con il gruppo di Corpo Europeo di Solidarietà “I giovani sono il presente!”, la Coop. Soc. “Amani”, l’associazione “CLIC – Comitato Liberi Cittadini” del quartiere Bozzano e la Parrocchia San Giustino de Jacobis» e ci sono state la lettura di una poesia di Gionata Atzori Spoken Word e degli interventi del parroco don Cosimo Posi e dei rappresentanti delle associazioni.

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Uno degli interventi di ieri
Fonte: sindaco di Brindisi

Oggi Mauro Maniglio avrebbe avuto 47 anni. Probabilmente avrebbe avuto una sua famiglia, dei suoi figli, avrebbe amato qualcuno e avrebbe avuto un lavoro. Avrebbe dei ricordi, i ricordi dei suoi 100 giorni, della sua maturità, magari dell’università. Avrebbe affrontato le difficoltà che tutti i giovani affrontano prima poi. Tutte le difficoltà che però non includono la morte. Mauro Maniglio è morto, ma noi continueremo a ricordarlo ogni anno, affinché possa essere eterno come tutte le vittime innocenti di mafia.

«Mauro Maniglio è nei cuori di una generazione e della città. La notte del 14 agosto del 1992, all’apice di uno dei periodi più bui del nostro territorio, venne ucciso per errore dalla Sacra Corona Unita. Mauro aveva compiuto da pochi giorni 18 anni, è una vittima innocente, un futuro spezzato dalla follia delle mafie.

Ricordarlo ogni anno è nostro dovere e ringrazio Libera Brindisi per questo impegno e Giuseppe Cellie, presidente del Consiglio comunale per aver portato la testimonianza della vicinanza dell’amministrazione.

Fare memoria significa tenere viva l’attenzione contro le mafie, coltivare la coscienza della legalità.
Ricordare Mauro serve a non lasciarlo solo in quel destino sbagliato.»

Riccardo Rossi, sindaco di Brindisi

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