Ucraina: ferito da una mina il giornalista Mattia Sorbi

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I giornalisti che vanno sui campi di battaglia dimostrano coraggio oltre che passione per le notizie e la realtà, e questo perché spesso finiscono per perdere la vita o restare gravemente feriti facendo il proprio mestiere. Un esempio è Mattia Sorbi, giornalista freelance italiano coinvolto in un conflitto a fuoco sulla prima linea di Kherson, in Ucraina. L’uomo è stato ferito, soccorso e operato d’urgenza, in un ospedale in mano ai russi e, secondo quanto comunica su Facebook, starebbe adesso bene. Purtroppo, però, è morto sul colpo il conducente del veicolo su cui viaggiava il giornalista. Lo ha riferito il ministero della Difesa russo, citato dalla Tass.

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Il conflitto in Ucraina fa avanti da mesi e a morire non sono solo i soldati, ma anche innocenti come bambini, donne, uomini che non sono stati addestrati per questo. Abbiamo sempre visto la guerra come una cosa lontana. Vedevamo le immagini della Palestina, della Siria, di qualsiasi paese dove ci fosse la guerra, e ci sembrava tutto così terribile, tutto così triste. E allo stesso modo vediamo le persone e le famiglie ucraine trovarsi nella stessa identica situazione. La differenza, ovviamente, sta nel colore della pelle. 

Ma non riapriamo questa polemica, anche oggi. Oggi parliamo dei giornalisti che rischiano la vita sul campo, perché oltre a quei giornalisti che cercano il titolo click-bait, sessista e che sessualizza le donne, ci sono anche quelli coraggiosi. Non solo come Mattia Sorbi, ma anche Shireen Abu Akleh, la giornalista di Al Jazeera “uccisa a sangue freddo” da Israele con tanti colpi di arma da fuoco, portata d’urgenza in ospedale in condizioni molto critiche, ed è stata dichiarata morta poco dopo. Abu Akleh indossava anche un giubbotto da stampa e si trovava insieme agli altri giornalisti sul posto, quando è stata uccisa.

Mattia Sorbi: il giornalista ferito in Ucraina

«Cos’è successo all’inviato di guerra Mattia Sorbi? L’italiano risulta scomparso dal 31 agosto. In mattinata il freelance milanese ci ha scritto di voler recarsi a Oleksandrivka nella regione di Kherson», aveva scritto il collega tedesco, Arndt Ginzel sui social. Poi in una nota del ministero della Difesa russo ha rilasciato in una nota che il giornalista «è al momento ricoverato in terapia intensiva con ferite multiple da schegge, sta ricevendo le necessarie cure mediche qualificate».

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Il post di Mattia Sorbi sui social

Mattia Sorbi si trovava a Mykolaiv e, il 30 agosto, aveva deciso di partire per Oleksandrivka, un villaggio sul mare nell’oblast di Kherson, che si troverebbe ancora sotto il controllo russo. Da quel 30 agosto, si erano perse le sue tracce, finché diversi giornalisti, a partire da Arndt Ginzel, hanno cominciato a lanciare appelli e poi siamo arrivati al comunicato questa mattina con l’annuncio del ministero della Difesa russo.

Quest’ultimi, aggiungono: «le sue condizioni di salute sono stabili. L’esercito russo lo ha salvato dopo che era rimasto ferito nello scoppio di una mina sulla linea di contatto tra truppe russe e ucraine. Sul posto, i militari russi gli hanno fornito i primi soccorsi, lo hanno portato in un luogo sicuro e hanno assicurato il suo trasferimento di emergenza in una struttura medica». L’uomo è stato quindi «gravemente ferito».

Il ministero della Difesa russo ha poi pubblicato su Telegram un video che mostra Mattia Sorbi nel letto d’ospedale. Come didascalia, recita: «i militari russi salvano la vita di Mattia Sorbi, giornalista italiano, ferito da una mina ucraina nella regione di Kherson, che copriva le operazioni dal lato delle Forze Armate dell’Ucraina». Nel filmato, molto breve, Sorbi pronuncia nome e cognome, cita le testate per cui lavora e poi descrive in breve le circostanze dell’incidente in cui è rimasto ferito.

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«Abbiamo preso un taxi e siamo andati ad Alexandrivsk, ci avevano detto a Kiev che era sicura», ha aggiunto Mattia Sorbi, che indica la gamba destra e dice «mina». Nelle immagini successive ci sono un’automobile abbandonata con segni di bruciature all’esterno. I russi invece fanno sapere la propria versione: gli ucraini volevano uccidere il giornalista e incolpare i russi, per far indignare gli occidentali. Questo è quello che leggiamo nel comunicato diffuso su Telegram dalla Difesa russa:

«Il 29 agosto, dall’inizio dei vani tentativi delle forze armate ucraine di lanciare un contrattacco nella direzione di Nikolayev-Krivoy Rog, il giornalista italiano, accompagnato da due individui con addosso uniformi militari dell’esercito ucraino, si sono diretti verso le posizioni avanzate delle truppe ucraine. Gli individui che stavano indossando uniformi militari dell’esercito ucraino avevano promesso di accompagnare in taxi il reporter verso la linea di contatto tra le truppe ucraine e russe.

Secondo il giornalista, una volta avvicinatisi all’area delle operazioni, gli individui hanno chiesto improvvisamente di fermare l’auto. Da lì, hanno indicato a Mattia Sorbi dove proseguire, nascondendo che il percorso mostrato era stato minato dalle forze armate ucraine. La provocazione dei servizi speciali ucraini prevedeva di attendere la morte del giornalista dalle posizioni difensive per via del fuoco dalle posizioni difensive russe o l’esplosione del taxi su una mina per poter accusare la Russia dell’assassinio  e produrre una forte risonanza sui mass media occidentali.

L’automobile con a bordo il giornalista è finita su una mina ucraina, il conducente è morto sul colpo, mentre Mattia Sorbi è rimasto gravemente ferito. I militari russi hanno visto l’esplosione dell’automobile civile e, nonostante l’intenso fuoco dalle posizioni ucraine, sono andati avanti e hanno estratto Mattia Sorbi dal veicolo in fiamme. È stato fornito il primo soccorso al giornalista, che è stato portato in un luogo sicuro e trasportato in una struttura ospedaliera.

Mattia Sorbi è stato ricoverato in terapia intensiva con ferite da schegge e al momento sta ricevendo la necessaria attenzione medica qualificata. Le sue condizioni di salute sono stabili».

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