Marco Cappato ha accompagnato Elena in Svizzera per accedere all’eutanasia, illegale in Italia

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L’Italia che non va avanti, l’abbiamo chiamata lo scorso febbraio, quando abbiamo ricevuto no su no in tutte le proposte che avrebbero potuto avvicinare il nostro Paese a essere più civile e umano. Uno di questi, era il referendum sull’eutanasia legale, ritenuto però “inammissibile“. Perché l’Italia, un paese laico, vede ancora troppe persone legate a una religione. E, per carità, nessuno costringe loro a dover ricorrere all’eutanasia, a dover abortire, a dover adottare un bambino con un altro uomo. Però loro si prendono il diritto di scegliere per tutti, non in base alla Costituzione italiana, ma in base alla Bibbia.

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Perché parliamo nuovamente di eutanasia? Perché Marco Cappato, divenuto famoso nel caso del Dj Fabo, nome d’arte di Fabiano Antoniani, un uomo rimasto tetraplegico e non vedente in seguito a un incidente stradale e che chiedeva l’eutanasia ma che, in Italia, non riusciva a ottenere, ha accompagnato un’altra donna, Elena, a ricorrere all’eutanasia in Svizzera, dove invece è legale. Questo, per lui, significa violare la legge italiana, dove è paragonata, pensate, a un omicidio volontario (art. 575 c.p.), tuttavia se, come nell’art. 579, si verificasse l’omicidio del consenziente, la reclusione sarebbe da 6 a 15 anni.

La Cass. Civile Sez. I n. 21748/07 stabilisce invece che un giudice ha la facoltà di autorizzare la disattivazione dei presidi sanitari di un paziente in stato vegetativo «di cui sia accertata l’irreversibilità secondo standard internazionali, e che [..] questi, se cosciente, non avrebbe prestato il suo consenso alla continuazione del trattamento». Ma cos’è l’eutanasia? Partiamo dal termine greco, che significa letteralmente buona morte, poiché composto dalle parole greche εὔ-, che significa bene, e θάνατος, che invece significa morte.

Quindi è come il suicidio o l’omicidio?, vi starete chiedendo. No, non è proprio così. Non tutte le persone possono accedere all’eutanasia quando vogliono. Se tu sei una persona sanissima, ma magari soffri di depressione e vuoi mettere fine alla tua vita, non è una buona scusante per poter accedere a questa pratica. Se invece hai una malattia grave o addirittura mortale, hai la possibilità di poter scegliere di metter fine alle tue sofferenze. Tuttavia, non in Italia. E Marco Cappato mette la felicità delle altre persone, davanti alla sua libertà.

Marco Cappato e l’eutanasia di Elena

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«Sto accompagnando in Svizzera una signora gravemente malata. Solo lì può ottenere quello che deve essere un suo diritto. Sarà libera di scegliere fino alla fine», ha scritto il primo agosto sul suo profilo Facebook Marco Cappato. Nelle ore successive, poi, ha aggiornato la sua pagina spiegando il perché ha dovuto accompagnare la signora fino in Svizzera: «non avrebbe potuto ottenere questa possibilità in Italia, perché la sentenza della corte costituzionale esclude che possano essere aiutare a morire persone che non sono» legate a una macchina, e la signora Elena è malata di cancro terminale, ma non è legata a una macchina.

Ovviamente una volta in Svizzera, la signora Elena è stata sottoposta a dei colloqui per confermare la sua scelta. «Elena ha appena confermato la sua volontà: è morta, nel modo che ha scelto, nel Paese che glielo ha permesso. Domattina, in Italia, andrò ad autodenunciarmi», ha scritto Marco Cappato sul suo profilo Facebook nella giornata di ieri, per poi aggiornate in un video che «in Italia rischio 12 anni di carcere» per aver aiutato la signora. Infine, questa mattina ha condiviso un video di quasi 5 minuti in cui a parlare è proprio la signora Elena, che racconta la sua storia:

L'ultimo messaggio di Elena

Ecco il messaggio che la signora Elena ha voluto lasciare a tutti noi. Oggi, verso le ore 11 mi recherò presso la stazione dei Carabinieri in via Fosse Ardeatine a Milano per autodenunciarmi.

Pubblicato da Marco Cappato su Martedì 2 agosto 2022

Adesso Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, si autodenuncerà a Milano (ha scritto che andrà in caserma intorno alle 11 del mattino), solo per aver aiutato la donna ad accedere al suicidio assistito, all’eutanasia, a Zurigo. La situazione sarà diversa da quella avuta con Fabiano Antoniano, da cui Cappato fu assolto in quanto la Consulta indicò dei parametri che il paziente deve avere affinché la il suicidio medicalmente assistito possa essere depenalizzato.

I criteri sono: aver fatto una scelta consapevole ed autonoma, essere affetti da una patologia irreversibile causa di sofferenze insopportabili. Ed essere dipendenti da sostegni vitali: nutrizione e idratazione artificiale, ventilazione, tutte quelle cure di sostegno senza le quali il paziente muore. La signora Elena, però, avete visto nel video, non era dipendente da sostegni vitali, per questo la situazione per Cappato potrebbe essere complessa. I malati oncologici, seppur patiscano atroci sofferenze, non sono idonei, secondo la legge italiana, all’eutanasia. E Cappato rischia fino a 12 anni di carcere per violazione dell’art. 580 del codice penale sull’istigazione al suicidio.

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