Manifestazione per Mahsa Amini: la polizia spara sulla folla

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A 40 giorni dalla morte di Mahsa Amini, la 22enne morta il 16 settembre a Teheran, capitale iraniana, dopo essere stata arrestata dalla polizia morale per non aver indossato correttamente l’hijab come prescritto dalle leggi iraniane, in diverse città dell’Iran sono state organizzate delle manifestazione. Tuttavia, qualcosa è andato storto. A Saqqez, nel Kurdistan iraniano, migliaia di persone sono andate al cimitero dove è sepolta la ragazza per renderle omaggio, e ci sono stati violenti scontri tra manifestanti e polizia.

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Le accuse verso la polizia iraniana sono quelle di aver picchiato a morte Mahsa Amini, arrestata per aver indossato un “hijab improprio” e morta durante la custodia. Tuttavia, un capo della polizia iraniana ha categoricamente negato tutte le accuse. Intervenendo a una conferenza stampa lunedì, il capo della polizia di Teheran, il generale di brigata Hossein Rahimi, ha affermato che le affermazioni che Mahsa Amini  è stata picchiata o in qualche modo maltrattata sono “completamente false”.

«Improvvisamente ha avuto un problema cardiaco mentre era in compagnia di altre persone che ricevevano una guida [ed] è stata immediatamente portata in ospedale con la collaborazione dei servizi di emergenza», ha detto la polizia. Il presidente Ebrahim Raisi ha ordinato al ministro dell’Interno di aprire un’inchiesta sul caso. Diversi legislatori hanno affermato che solleveranno il caso in parlamento, mentre la magistratura ha affermato che formerà una task force speciale per indagare.

Amnesty International intanto ha denunciato la situazione: «Le circostanze che hanno portato alla morte sospetta in custodia della giovane donna di 22 anni Mahsa Amini, che includono accuse di tortura e altri maltrattamenti in custodia, devono essere indagate penalmente. La cosiddetta ‘polizia della moralità’ di Teheran l’ha arrestata arbitrariamente tre giorni prima della sua morte mentre applicava le leggi del Paese sul velo forzato abusivo, degradante e discriminatorio. Tutti gli agenti e i funzionari responsabili devono affrontare la giustizia».

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In più, è stata uccisa anche un’altra ragazza: Hadith Najafi, «uccisa da 6 proiettili nella città di Karaj». A ciò si aggiunge anche che il ministro degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, citato dai media statali, ha dichiarato: «Minimizzando la gravità di una serie di blocchi imposti nelle comunicazioni nel Paese, gli Stati Uniti stanno cercando di portare avanti i loro obiettivi contro l’Iran», facendo riferimento a come Elon Musk, con il sostegno del governo USA, ha attivato il servizio Internet satellitarie Starlink, in quanto il governo dell’Iran aveva bloccato l’accesso a internet in tutto il Paese.

Spari sulla folla durante una manifestazione per Mahsa Amini

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Secondo quanto condiviso su Twitter da “Hengaw“, organizzazione con sede in Norvegia che si occupa di violazioni dei diritti umani nel Kurdistan, le forze dell’ordine hanno aperto il fuoco e utilizzato gas lacrimogeno per disperdere i manifestanti. Alcuni degli slogan che si leggevano sui vari manifesti recitavano: “Abbasso il dittatore”, “Donne, vita, libertà” e “Siamo tutti Mahsa, hai lottato e lotteremo anche noi”. Il governo intanto minacciava di chiudere le strade che portavano al cimitero per evitare manifestazioni di protesta.

La polizia ha subito cercato di impedire con la forza ai manifestanti di raggiungere la tomba di Mahsa Amini e secondo alcuni testimoni avrebbero anche sparato colpi d’arma da fuoco e lacrimogeni contro la folla. Le autorità dell’Iran ovviamente hanno negato, dicendo che la polizia ha sparato solo per difendersi da un attacco dei manifestanti. Ma secondo la Hengaw, almeno 50 persone sarebbero state ferite negli scontri con la polizia. Dai video pubblicati online, si vedono le strade che portano al cimitero bloccate dalla polizia, ma non è bastato perché in molti hanno lasciato le auto e hanno marciato verso il cimitero.

A Teheran hanno partecipato anche dei medici. Importante è come il vice capo del consiglio dei medici iraniani, Mohammad Razi, si è dimesso in segno di protesta contro la repressione della dimostrazione. Mehran Fereidouni, dottore specializzato in medicina legale, è invece stato arrestato dopo che ha contestato il rapporto ufficiale sulla morte di Mahsa Amini, secondo cui la ragazza non sarebbe morta per avere subito percosse da parte delle forze dell’ordine (potrebbe interessarvi: Mahsa Amini: secondo l’autopsia non è morta a causa delle percosse).

In altre manifestazioni hanno partecipato anche studenti universitari e negozianti dei mercati che da settimane avevano protestato scioperando, con degli slogan contro la Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei. Nelle proteste anche delle coraggiose donne senza velo, e in alcune università sono state anche bruciate delle foto del leader iraniano.

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