Lockdown 2.0 vestito da zone rosse

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E rieccoci, dopo i sacrifici, dopo i mesi chiusi in casa, dopo i negozi e le attività che hanno dovuto chiudere, dopo un intero anno della nostra vita sprecato in questo modo, che ricominciamo. Da capo. Il 2020. Perché tutti i sacrifici sono stati completamente inutili, ed ecco che ritorna un lockdown 2.0 mascherato, però, da zone rosse, perché non tutti hanno il coraggio di annunciare un lockdown nazionale.

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Photo by cottonbro on Pexels.com

Ebbene sì, il governo dei migliori ci chiede di fare un ultimo sforzo. Forse, però, di ultimi sforzi ne abbiamo fatti tanti. Oddio, forse non così tanti visto che siamo punto a capo. Vorrei poter dare la colpa al governo, ma purtroppo anche gli italiani non sono stati così coscienziosi. Non è possibile, dopo un anno di pandemia, vedere ancora assembramenti, persone che non credono al Covid-19 o con la mascherina abbassata. Non è tanto difficile rispettare delle regole.

Vorrei anche dire di rimanere a casa, tuttavia è necessario per l’economia che quelle persone escano. Ma che almeno escano con indosso la mascherina e rispettando le distanze. Vorrei anche dare la colpa solo ai cittadini, tuttavia se tutti i locali, i bar, i ristoranti, si fossero impegnati a rispettare quelle quattro regole di sicurezza che gli era stato chiesto di far rispettare, forse ora non avremmo dei 2020 feels.

Lockdown 2.0 o zone rosse?

Le chiamano zone rosse ma, considerando che non ci sono zone gialle e solo la Sardegna è zona bianca, forse sarebbe più adatto chiamarlo lockdown. A Pasqua, ancora una volta, le famiglie staranno da sole. A Pasqua come a Natale e come a tutte le altre festività del 2020, e forse anche del 2021. Tuttavia, dobbiamo fare dei sacrifici, non è la frase che ci stanno ripetendo da più tempo? Ma a cosa serve fare dei sacrifici se poi, in realtà, non servono a nulla?

Abbiamo fatto dei sacrifici lo scorzo marzo, e sono serviti a stare più liberi la scorsa estate. Abbiamo avuto un’estate libera. Siamo andati in discoteca, ci siamo assembrati, ce ne siamo completamente fregati delle restrizioni e di quello che avevamo passato, e poi con l’inverno il Covid-19 è tornato nelle nostre vite, più forte di prima. Abbiamo fatto altri sacrifici, ma da quel momento non abbiamo più ottenuto altri risultati. E quindi continuiamo a fare sacrifici. Beh, non tutti noi, ci sono sempre i cittadini di serie A o chi se ne frega.

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Photo by Nandhu Kumar on Pexels.com

Tuttavia, dopo un anno di lockdown, in cui stiamo per entrare in un secondo lockdown, in cui stiamo per ripetere lo stesso marzo del 2020, c’è anche da chiedersi: cosa abbiamo imparato? Com’è possibile? Perché a Wuhan, dove è tutto scoppiato, sono riusciti a uscirne in pochi mesi mentre noi, dopo un anno, siamo ancora a questo punto? Beh, è semplice. Gli italiani sono furbi. E nell’ultimo giorno in zona gialla hanno ancora fatto più assembramenti, giusto per dimostrare che sono più forti del Covid-19.

Se solo tutti, nessuno escluso, avessero cercato di fare quei sacrifici senza eludere in alcun modo i DPCM, forse adesso tutto sarebbe finito. In realtà, però, non diamo solo la colpa ai cittadini, perché chiaramente c’è stato anche un problema con i DPCM. Le persone hanno bisogno di lavorare. Ci hanno detto che ci sono cose non necessarie. E, sì, non sono necessarie per noi, ma per chi ci vive con quelle cose? Per chi ha come unico stipendio quelle cose non necessarie? Possiamo guardarli in faccia e dire a loro non siete necessari?

Dopo un anno di pandemia, dopo un lockdown, e un lockdown 2.0 travestito da zone rosse, ancora non abbiamo imparato a dare la giusta importanza a tutti i lavoratori, e a tutti i cittadini. Perché adesso abbiamo citato i lavoratori e come dopo un anno ancora non siano considerati tutti allo stesso livello, tuttavia questa differenza, dopo due lockdown, viene fatta anche per le coppie e per le famiglie. Le persone che non vivono nella stessa regione non vedono i propri parenti da mesi, e nessuno fa niente per dare una mano.

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Photo by Miguel Montejano on Pexels.com

Perché chi è stato in zona gialla nelle ultime settimane ha potuto assembrarsi e fare quello che voleva, però una madre non ha avuto il diritto di stare anche solo cinque minuti con il proprio figlio solo perché vive fuori dal confine regionale, da un confine immaginario. Sì, stiamo parlando dei congiunti fuori regione, dei dimenticati dal governo tanto quanto i lavoratori nelle palestre. E poi, dobbiamo parlare di come sia stato fatto un bonus monopattino e non un bonus per andare dallo psicologo, visto che in tanti ne avrebbero avuto bisogno poiché, da un momento all’altro, si sono trovati o senza lavoro o senza vita sociale (non sottovalutiamo anche i ragazzini con la didattica a distanza)?

Chiudiamola qui, perché, dopo un anno dal primo lockdown, alcune cose dovrebbero essere scontate. Eppure, ancora una volta, facciamo gli stessi errori. Noi, e il governo. Noi, non indossando mascherine o assembrandoci e permettendo ai clienti di assembrarci. Il governo, dimenticandosi di alcuni cittadini. E chiudendoci in casa. Più che altro perché nel primo lockdown ha relativamente funzionato. Ma già con le zone rosse abbiamo notato come le persone se ne siano fregate. Quindi serve a qualcosa un secondo lockdown travestito da zone rosse? O forse basterebbe solo far qualcosa per far sì che tutti rispettino delle semplicissime regole?

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