Covid-19: regioni a rischio lockdown e fase 4

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In questo periodo, in particolare da quando i casi hanno ricominciato a salire in modo esponenziale da un giorno all’altro, la paura del lockdown è bene o male il timore comune di chiunque, che sia un lavoratore, uno studente o semplicemente una persona che non può restare sola a casa. Tuttavia, se i casi continueranno a crescere insieme alle morti e alle terapie intensive, il lockdown sarà la scelta necessaria da dover prendere.

Durante quest’estate, dopo tre mesi di lockdown, molte persone hanno fatto quel che volevano: chi voleva fare festa ha fatto festa, chi voleva non obbligare le persone nel proprio locale a indossare la mascherina o comunque a tenere le distanze non lo ha fatto, chi è andato in giro o a manifestazioni negazioniste non indossate mascherine o senza tenere le distanze lo ha fatto. Insomma, abbiamo riassaggiato quella libertà che prima del 2020 era quotidianità. E ora?

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Fonte: freepik

E ora, con le scuole ricominciate, i lavori ripresi normalmente, la normalità quasi tornata, tutte le conseguenze del menefreghismo cittadino si stanno facendo sentire, complice anche il freddo e l’autunno. Lo avevano già detto, ci sarebbe stata una seconda ondata, ma sicuramente nessuno immaginava che sarebbe stata così micidiale. Dopo più di metà anno passato a lottare il Covid-19, pensavamo che ne saremmo usciti più forti e vincitori, ma ne siamo usciti solo più ignoranti.

E quindi eccoci di nuovo a marzo, fortunatamente con molte meno morti ma in continua crescita, con più di 20mila contagi giornalieri (oggi persino 31mila), la didattica a distanza in diverse regioni, il lavoro in smart working e la mascherina sempre sul volto. Adesso dobbiamo solo sperare che non ci chiudano nuovamente, perché, in quel caso, la colpa non sarebbe solo del governo, ma anche di quei cittadini che non hanno saputo rispettare delle semplicissime regole per prevenire.

Covid-19: le 5 regioni che rischiano il lockdown

Il premier Conte ha più volte detto di non voler arrivare a chiudere in un lockdown l’Italia, ma se i casi e le morti dovessero aumentare ulteriormente, nessuno dovrebbe biasimarlo per la sua scelta necessaria, così come stanno facendo in altre nazioni dell’Unione Europea, come Francia e Germania.

Anche nella nostra Italia, però, ci sono alcune regioni con un indice Rt molto vicino a 1,5 che comincia a far pensare a un lockdown. Ci si chiede, ovviamente, se la scelta del Presidente sarà quella di fare una chiusura generale per tutta l’Italia o solo per le regioni (o le zone) a rischio. Sarà una cosa che scopriremo solo se ce ne dovesse essere la necessità, per cui speriamo di non doverlo sapere mai.

«I dati delle ultime settimane indicano una curva epidemiologica in rapida crescita, con diffusione del virus su tutto il territorio», aveva detto il Premier Conte durante un’informativa alla Camera sulle misure di contenimento del nuovo Dpcm. Riguardo l’indice Rt, Giuseppe Conte ha affermato che «ha raggiunto la soglia critica di 1,5» e che la Pandemia è diffusa in tutto il Paese e non più localizzata come durante l’estate.

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Fonte: freepik

Al momento le regioni a rischio lockdown sono 5, come spiega il Corriere della Sera dallo studio consegnato al governo che valuta i rischi sulla popolazione e l’impatto sulle strutture sanitarie: «in questo scenario si hanno valori di Rt regionali prevalentemente e significativamente maggiori di 1,5».

Tra le regioni più a rischio c’è la Campania, che negli ultimi due giorni ha raggiunto più di 3000 contagi giornalieri, la Lombardia, la regione da sempre più colpita e che oggi ha ben 8000 casi di Covid-19 giornalieri, il Lazio, il cui «valore settimanale Rt è 1,49 leggermente più basso a Roma città metropolitana e più alto nelle province. È prioritario raffreddare la curva dei contagi».

Le altre regioni a rischio sono la Liguria, con quasi 1000 contagi, e la Valle d’Aosta, con 155 casi ma che, considerato con la popolazione, non è troppo basso. Per questo motivo, dobbiamo pensare che ci stiamo avvicinando sempre di più allo scenario 4.

Cos’è lo scenario 4

Le cinque regioni sopra citate sembrerebbero essere le più a rischio per arrivare allo scenario 4, ovvero il più grave, quello in cui l’indice Rt è superiore a 1,5 e in cui si comincia a pensare a un lockdown generalizzato. La differenza con la fase 3 è che nella terza i lockdown sarebbero locali o con zone rosse, mentre nella fase 4 si parla di una quarantena più concreta.

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Fonte: freepik

Lo scenario quattro consiste nel sistema sanitario in sovraccarico,  le terapie intensive piene, nel documento si legge che «appare piuttosto improbabile riuscire a proteggere le categorie più fragili in presenza di un’epidemia caratterizzata da questi valori di trasmissibilità». 

In poche parole, lo scenario 4 è quello che tutti i manifestanti senza mascherina e senza distanze degli ultimi giorni stanno cercando di evitare. Il lockdown generale tanto temuto, la chiusura delle regioni senza clausole per i congiunti che si troveranno a essere di nuovo abbandonati a stessi, le persone senza possibilità di lavorare.

Se solo fossimo stati sempre così attenti, se solo ci fosse importato del lockdown anche durante l’estate, mantenendo distante e indossando mascherine, magari oggi la fase 4 sarebbe ancora una lontana possibilità. Speriamo di imparare almeno da questi errori.

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