Alla pronipote di Lidia Poët non piace la serie Netflix

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Una delle serie più amate e visualizzate al giorno d’oggi su Netflix, eppure la serie “La legge di Lidia Poët” non piace alla pronipote della prima avvocata d’Italia. In Italia è seconda solo a Mare Fuori, mentre è prima in in Germania, Austria e Belgio, e nella TOP10 di Stati Uniti e Regno Unito, ma ovviamente non è un documentario: è una storia romanzata con licenze poetiche, fatta comunque per piacere a un pubblico del 2023. Marilena Jahier Togliatto, una delle ultime discendenti della famosa avvocatessa Lidia Poët, si è lamentata della serie in un’intervista con La Stampa.

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Un paio di parole sulla serie tv (di cui a breve pubblicheremo la recensione): è stata pubblicata su Netflix il 15 febbraio scorso, e racconta la storia vera di Lidia Poët e di tutte le difficoltà che ha dovuto subire a causa del suo essere la prima donna a voler entrare in un mondo principalmente maschile. La serie conta sei episodi diretti da Matteo Rovere e Letizia Lamartire, prodotta da Groenlandia, creata da Guido Iuculano e Davide Orsini, scritta anche da Elisa Dondi, Daniela Gambaro e Paolo Piccirillo. Questa è la trama:

«Torino, fine 1800. Una sentenza della Corte d’Appello di Torino dichiara illegittima l’iscrizione di Lidia Poët all’albo degli avvocati, impedendole così di esercitare la professione solo perché donna. Senza un quattrino ma piena di orgoglio, Lidia trova un lavoro presso lo studio legale del fratello Enrico, mentre prepara il ricorso per ribaltare le conclusioni della Corte. Attraverso uno sguardo che va oltre il suo tempo, Lidia assiste gli indagati ricercando la verità dietro le apparenze e i pregiudizi. Jacopo, un misterioso giornalista e cognato di Lidia, le passa informazioni e la guida nei mondi nascosti di una Torino magniloquente».

Ovviamente la serie è rivista in chiave light procedural, quindi è abbastanza romanzata sebbene la storia di base sia reale. Nel cast, oltre a Matilda De Angelis, ci sono anche Eduardo Scarpetta che interpreta il giornalista Jacopo Barberis. Pier Luigi Pasino è Enrico Poët, fratello di Lidia, mentre Sara Lazzaro e Sinéad Thornhill sono rispettivamente Teresa Barberis, moglie di Enrico, e Marianna Poët, la loro figlia. Dario Aita è Andrea Caracciolo. Qui trovate la nostra recensione.

Lidia Poët: le parole della pronipote

«Mi lasci dire che in quella serie tv non c’è  sul serio nulla della mia parente Lidia: ne ho vista una sola puntata e poi ho abbandonato per sdegno», ha detto Marilena Jahier Togliatto, una delle ultime discendenti della famosa avvocatessa Lidia Poët. Non avendo avuto figlio e non essendosi mai sposata, l’avvocata non ha molti discendenti, ma Marilena Jahier Togliatto (classe 1948) è una delle poche rimaste, insieme a Valdo Poët, anche lui discendente diretto di Lidia, (classe 1941), che boccia a sua volta la serie senza averla mai vista.

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L’uomo dice che gli son «bastati i racconti: io l’ho conosciuta quando avevo 7 anni a Diano Marina, ma me ne hanno sempre parlato come di una donna serissima, dedita soltanto allo studio, elegante e riservatissima», ma comunque ritiene che potrebbe vederne qualche pezzo. Al contrario, Marilena Jahier ha visto la prima puntata e ha deciso di smettere. ««Lei ha presente quella scenaccia di sesso all’inizio della prima puntata? E ha esaminato il linguaggio in cui scade a volte Lidia? È vero, è una fiction, ma nell’800 quelle parolacce manco esistevano», si lamenta.

Ritiene che un conto sia romanzare, tuttavia il personaggio «che tanto bene ha fatto alla storia dell’emancipazione femminile» è molto storpiato e soprattutto è «ingeneroso. E di segno opposto al senso che ha voluto dare alla sua esistenza la mia lontana prozia». Altri errori: «Intanto lei non ha mai vissuto in un villone a Torino. Abitava a Pinerolo, in una casa storica del centro, sopra i portici. Che bisogno c’era di stravolgere la storia? Era già abbastanza avventurosa restando fedeli alla realtà».

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E ancora, la famiglia del fratello, Enrico, che non era sposato in realtà mentre «nella serie appare e parecchio una moglie: loro due vivevano soli con la servitù, erano una famiglia molto agiata ed entrambi pensavano solo ed esclusivamente al lavoro». Valdo dice che, al momento, «solo il libro dedicato alla sua vita per ora ha fedelmente raccontato la sua figura». Insomma, la serie è romanzata, non è un documentario. Netflix deve vendere, quindi è normale che abbia preso più di una licenza poetica.

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