#39 – Impariamo il polacco: cultura LGBT in Polonia

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Imparare una lingua significa anche immergersi in una nuova cultura. Ci sono cose positive, tradizioni culinarie, storia… Ma anche ideologie retrograde, e nel caso del polacco, arrivati al Pride Month, è giusto parlare di come le persone LGBT siano tremendamente discriminate e umiliate in Polonia, il paese europeo più omofobo fra tutti, di cui però tutti si sono dimenticati da quando è esplosa la guerra in Ucraina (vi ricordo: #25 – Impariamo il polacco: la guerra in Ucraina).

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Di quest’argomento, in quanto blog interessato alle notizie italiane, europee come mondiali, soprattutto concernente le discriminazioni per orientamento sessuale, abbiamo in più occasioni parlato. La Polonia non è esattamente il paese più sviluppato a livello civile di tutta l’Europa. Un esempio sono le donne ucraine, stuprate dai soldati russi, che non possono abortire in quanto non possono dimostrare di esser state stuprate (Polonia: l’aborto è negato anche alle donne ucraine stuprate dai russi).

Ma della comunità LGBT polacca ne abbiamo iniziato a parlare quando sono state ufficializzate le LGBT Free Zone. Ma ancor prima è stata introdotta la Carta della Famiglia polacca che però prendeva in considerazione solo la famiglia eterosessuale. Si sono aggiunte poi tante situazioni, come, ad esempio, i vescovi che volevano guarire gli omosessuali tramite delle cliniche create ad hoc. Il colmo lo si è però raggiunto con le LGBT-Free zones.

Cosa sono le LGBT-Free zones? Sono delle città o addirittura comuni conservatori che hanno firmato delle dichiarazioni negli ultimi tre anni affermando di essere «liberi dall’ideologia LGBT» oppure semplicemente sostenendo il «matrimonio tradizionale», insomma, in altre parole, essendo degli omofobi. A riguardo si è anche espressa a marzo scorso Ursula von der Leyen, Presidente della commissione europea, che in un tweet ha scritto «Essere noi stessi non è un’ideologia. È un’identità. Nessuno può portarcelo via», allegando la bandiera LGBT.

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Contro quest’occasione intervenne l’Unione Europa: «L’uguaglianza e il rispetto della dignità e dei diritti umani sono valori fondamentali dell’Ue, sanciti dall’articolo 2 del trattato dell’Unione europea. La Commissione utilizzerà tutti gli strumenti a sua disposizione per difendere questi valori», scrisse l’esecutivo europeo annunciando l’avvio della procedura d’infrazione. Insieme alla Polonia c’è anche l’Ungheria, che sicuramente non è messa meglio della prima. Tuttavia, con l’inizio della guerra in Ucraina, la situazione è passata in secondo piano.

Ma dalla Polonia arrivarono subito delle lamentele da parte di Jan Duda, presidente dell’assemblea regionale di Małopolska con un’idea molto chiara sul non da farsi: «Alcuni barbari vogliono spogliarci dei fondi che sono cruciali per le nostre famiglie per vivere bene, ma questi sono soldi che ci meritiamo, non è una sorta di carità», ha detto il padre del Presidente, sostenuto anche dall’arcivescovo Marek Jędraszewski (è colui che in passato paragonò l’omosessualità alla peste nera) che durante un sermone domenicale ha affermato che «la libertà ha il suo prezzo. Questo prezzo include l’onore e non si può comprare mettendo in svendita i propri valori, i nostri valori nazionali cristiani». 

Polonia LGBT: termini in polacco

La situazione in Polonia per quanto concerne la comunità LGBT è questa. D’altronde, vi ricordiamo che durante un Pride a Bialystok del 2019 dei gruppi fascisti hanno usato mattoni e bottiglie di vetro contro delle persone che marciavano per la libertà. Ai tempi, Bartlomiej Czuchnowski, capo di un’organizzazione giovanile di estrema destra, disse che «questa è una chiara provocazione, perché i circoli LGBT sono sempre stati anticattolici, anticristiani. Quindi la loro marcia, nel cuore della nazione polacca, nel cuore del cattolicesimo polacco, è una provocazione aperta».

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Monika Radecka, attivista LGBT, ha sottolineato che «qualunque cosa noi persone LGBT facciamo è interpretata come una provocazione». E d’altronde è proprio così. Se una persona LGBT chiede di essere accettata per com’è, per chi ama, i vescovi polacchi o le persone di estrema destra della Polonia la prendono come una provocazione, in quanto non le vedono come normalità. Sarà forse questo il motivo per cui online ho trovato davvero pochi termini non discriminatori, ma ho deciso di inserirli comunque, giusto per conoscenza:

  • Ciota: modo dispregiativo per dire gay (in italiano fr***o);
  • Gej: adattamento fonetico della parola inglese gay;
  • Homoś: letteralmente omosessuale;
  • Kochający Inaczej: inizialmente era discriminatorio, ma ora è utilizzato in modo positivo per indicare qualcuno che ama “diversamente“, in modo poetico;
  • Pedał: pederasta come in Francia, ma ha bene o male lo stesso significato di ciota;
  • Pedzio: diminutivo del precedente, quindi stesso significato.

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