La Lega e la mafia: a Latina si vuole sostituire Falcone e Borsellino con Mussolini, a Foggia il comune è sciolto per mafia

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Quando pensi «non può andare peggio di così», «non può cadere più in basso», Matteo Salvini e la Lega le prendono come una sfida. Perché continuano a cadere sempre più in basso, a dimostrare che possono sempre essere delle persone peggiori di quel che son state ieri. Le notizie delle ultime ore riguardano il sottosegretario Durigon, leghista, che vuole che «il parco torni a chiamarsi Mussolini» e il comune di Foggia, leghista, che è stato sciolto per mafia. Sapete cosa hanno in comune queste due notizie? Entrambe riguardano la Lega e da nessuna delle due Salvini ha preso le distanze.

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Durigon e Matteo Salvini

Si è dato alla cronaca sportiva in questi ultimi giorni Matteo Salvini, con persino un tweet fissato sul suo profilo in cui vediamo la staffetta d’oro 4×100. Tuttavia, sebbene si improvvisi food blogger, travel blogger, sport blogger e chi più ne ha più ne mette, lui dovrebbe essere un politico e, in quanto tale, è tenuto a spiegare, o almeno a prendere le distanze, da quello che le persone del suo partito fanno. Ma, dopotutto, dopo che ha difeso un assassino che va in giro con una pistola come nulla fosse, non ci aspettavamo molto.

Matteo Salvini è quel leader che punta tutto sui social ma non sui fatti. Sui fatti sostiene l’Ungheria, un Paese transfobico e omofobo che paragona gli omosessuali ai pedofili e nel frattempo in Senato dice che “il DDL Zan non serve perché ci sono paesi messi peggio”. Sui social dice di lottare contro la mafia, sui fatti però sembra che abbia fin troppi rapporti con la mafia nel suo partito. Matteo Salvini fa parte di quel partito, la Lega. Di quel partito che non vuole perdere tempo con il DDL Zan ma che poi presenta settecento emendamenti.

Matteo Salvini è colui che si nutre dell’ignoranza degli italiani, navigando sempre dove soffia il vento solo per avere due voti in più. Ma questa volta è caduto davvero troppo in basso.

«Il parco torni a chiamarsi Mussolini»: Matteo Salvini non commenta

«Questa è la storia di Latina, la storia che qualcuno ha voluto anche cancellare con quel cambio di nome a quel nostro parco, che deve tornare a essere quel parco Mussolini che è sempre stato. Ecco, noi su questo ci siamo e vogliamo andare avanti», queste le parole di Claudio Durigon, il sottosegretario all’Economia del governo Draghi (ringraziamo anche Renzi per aver fatto tornare al governo questo soggetto?), parlando di un parco di Latina, un parco che oggi è dedicato a Falcone e Borsellino, giudici simbolo della lotta alla mafia di cui Salvini di solito si dice sempre sostenitore e combattente.

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Ebbene, Matteo Salvini non è stato zitto quando gli son arrivate le critiche per aver indossato una mascherina con la faccia del giudice Borsellino. Ai tempi aveva risposto con un «M5s e Pd mi criticano sempre. Se qualcuno riesce a fare polemica anche su una figura eroica come quella di Paolo Borsellino e sulla lotta alla mafia vuol dire che è fuori dalla storia». E allora perché quando si è trovato ad ascoltare le parole di un suo collega in cui dice senza se e senza ma di voler togliere i nomi di Falcone e Borsellino dalla piazza per rimettere quello del fratello di un dittatore, non ha risposto? Non ha detto «ma cosa stai dicendo?».

Sarà forse che molti dei suoi sostenitori preferiscono osannare Benito Mussolini rispetto a dei giudice che hanno lottato contro la mafia? Sarò che molti dei suoi fan si reputano dei fieri camerati e quindi andare a dire qualcosa contro Mussolini gli avrebbe fatto perdere più consensi rispetto a quelli che avrebbe ottenuto se avesse difeso i due giudici? Sarà forse che continuiamo con la storia di quando si rifiutò di definirsi antifascista sebbene la nostra stessa Costituzione, quella che lui e i suoi osannano ma che forse non hanno mai letto, sia tale?

La cosa che forse però ci terrorizza di più, non è il fatto che Matteo Salvini non abbia letteralmente detto nulla, né sul momento, né sui social, perché lui deve pur prenderli i voti. Quello che atterrisce di più sono gli applausi che il sottosegretario Durigon ha ottenuto dopo aver detto quelle viscide parole. A nessuno è venuto in mente di intervenire, di andare contro quelle affermazioni. Arnaldo Mussolini, fratello di Benito, è più importante dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, uccisi per non essersi sottomessi alla mafia?

In effetti però, ci sono delle chiare testimonianze e delle prove che molti nella Lega fanno parte della mafia. Salvini quindi, difendendo Falcone e Borsellino, andando contro il fascismo, avrebbe non solo perso dei followers e dei voti per aver parlato male del duce, ma sarebbe anche andato contro un alleato di molti dei suoi. A proposito di ciò, passiamo da Latina a Foggia, luogo in cui il Comune è stato sciolto per mafia.

Foggia: Comune leghista sciolto per mafia

Il sindaco di Foggia, Franco Landella, è stato arrestato qualche mese fa per corruzione. Due giorni fa, invece, il Consiglio dei ministri, su proposta della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, ha deliberato lo scioglimento di tutto il Comune della città pugliese per infiltrazioni mafiose, affidando la gestione dell’amministrazione a una commissione straordinaria. La ministra ha dovuto presente questa decisione perché negli ultimi mesi sono stati tanti i collegamenti fra amministratori del posto e mafia foggiana.

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Fonte: Twitter

La commissione d’accesso del ministro dell’Interno ha accertato la presenza di «concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti tra gli amministratori locali e la criminalità organizzata». Oggi l’ormai ex sindaco è libero, tuttavia è interdetto dai pubblici uffici per un anno. A essere coinvolta nel giro di corruzione è anche sua moglie, dipendente comunale, Daniela Di Donna, anche lei interdetta dai pubblici uffici per dieci mesi e che avrebbe distribuito ad alcuni ex amministratori circa 4mila euro ciascuno frutto di una tangente versata da un imprenditore edile.

Gli episodi che collegano il Comune di Foggia con la criminalità organizzata sono diversi e non riguardano solo la Lega, bensì anche i colleghi di Fratelli d’Italia avrebbero da spiegare un paio di cose. La commissione il 29 luglio ha consegnato a Carmine Esposito, prefetto di Foggia, una relazione molto dura che poi è stata inviato al ministero dell’Interno e che, basandosi sui fatti esplicati nella relazione, ha deciso di sciogliere il Comune. Sul documento di sei pagine si evidenziano una serie di avvenimenti.

In primis gli atti intimidatori nei confronti di alcuni consiglieri comunali sin dal 2014, insieme a una pressione criminale generale sul Comune. Da febbraio di quest’anno, invece, leggiamo che le inchieste giudiziarie legate ad ipotesi di corruzione hanno coinvolto amministratori pubblici, tra cui il già citato ex sindaco Landella ma anche l’ex presidente del consiglio comunale Leonardo Iaccarino. Leggiamo: «Dalle indagini conseguenti ai fatti corruttivi traspare un quadro inquietante della realtà amministrativa dell’Ente, che attesta uno sviamento del munus pubblico in favore degli interessi della criminalità organizzata».

Altri episodi sono il servizio di installazione e manutenzione ordinaria e straordinaria dell’impianti semafori e della segnaletica stradale, affidato dal 2009 a una sola e unica società e rinnovato a luglio 2016 in assenza della necessaria certificazione antimafia. Questa società è stata oggetto del bando antimafia nell’aprile 2017, ma ha continuato a lavorare per il Comune di Foggia fino all’ottobre dello stesso anno. In più, un altro servizio situato nel centro investigativo del comitato è relativo alla gestione e manutenzione del sistema di videosorveglianza affidato a un’azienda tra il 2015 e il 2020, per un importo complessivo di 380.000 euro.

La Lega (e tutti i partiti coinvolti) dovrebbe solo chiedere scusa. Dovrebbe chiedere scusa e prendere le distanze da quello avvenuto a Foggia come a Latina, giusto per ottenere quel minimo di dignità che dovrebbero avere in quanto partito politico.

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