Le donne che hanno corso in Formula 1: da Lella Lombardi e Susie Wolff alla W Series

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La Formula 1 sembra un mondo a porte chiuse per le donne che potrebbero avere la stoffa per competere nella categoria regina, ma già in cinque hanno compiuto il salto di qualità negli anni passati.

Oggi, però, i tempi sono cambiati: le donne nel motorsport non mancano all’appello, ma nessuna di loro corre nelle massime categorie. Sarà per colpa di problemi fisici o di una discriminazione di genere?

Le donne che hanno corso in Formula 1

Maria Teresa De Filippis

La prima a qualificarsi ad un Gran Premio di F1 è stata Maria Teresa De Filippis, sotto la nostra bandiera italiana. Maria Teresa era l’ultima di cinque figli, ma i suoi fratelli non credevano che potesse raggiungere tali risultati, e questo la spronò ancora di più. Il padre, invece, era un grande appassionato di automobilismo, e alla sua tenera età di 5 anni, parteciparono assieme alla sua prima gara, una gincana.

Il suo debutto nel Campionato Italiano Sport Classe 1100 avvenne nel 1953 sul Circuito di Avellino: alla fine del 1954 conquistò il terzo posto, sotto gli occhi attenti di Ernesto Maserati. Nel 1955 guidò una Maserati A6 GCS e strappò il secondo posto al favorito della stagione.

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Fonte: F1world

Nel 1958 fece il suo esordio nella Formula 1: data l’assenza degli sponsor, all’epoca, partecipò da privatista e acquistò a sue spese una Maserati 250 F, la stessa vettura guidata gli anni precedenti dal cinque volte campione del mondo Juan Manuel Fangio. Si iscrisse a cinque Gran Premi validi per il mondiale, provando a qualificarsi – senza successo – a Monte Carlo, tagliando in P10 il traguardo in Belgio, e ritirandosi per un incidente in Portogallo e per un guasto al motore a Monza. La quinta iscrizione era stata presentata al GP di Francia, al quale non venne ammessa in quanto donna: “L’unico casco che una donna deve mettersi è quello del parrucchiere“, disse il direttore di gara.

La sua ultima apparizione nella categoria regina risale al 1959, quando si trovava alla guida di una Behra-Porsche, costruita dallo stesso Jean Behra, amico della pilota italiana, che perse la vita alla guida di quella stessa vettura con la quale avrebbe dovuto correre Maria Teresa. Quel tragico incidente segnò la fine della carriera di Maria Teresa in Formula 1.

Maria Teresa ha saputo farsi apprezzare nel mondo del motorsport da compagni e avversari, i quali le hanno affibbiato il soprannome di “Pilotino“, per la sua stazza minuta.

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Fonte: VitadiStile

“Lella” Lombardi

Maria Grazia Lombardi fu la seconda donna ad esordire in F1, ma anche l’unica ad entrare in zona punti. Ricordata da tutti come “Lella”, la pilota italiana approdò nella massima categoria già nel 1974, ma non riuscì a qualificarsi per il Gran Premio di Gran Bretagna, guidando una Brabham-Cosworth. Nel 1975 prese parte a dodici delle quattordici gare del mondiale con una March-Cosworth.

Sempre in quella stagione scrisse un pezzo della storia dell’automobilismo: il Gran Premio di Spagna si corse sul Circuito del Montjuich, ma i piloti avevano deciso di agire in segno di protesta durante le prove libere del venerdì, a causa della pessima condizione in cui versavano le barriere di sicurezza. Le prove del giorno successivo si corsero sotto le minacce degli organizzatori, i quali promossero solo lavori poco funzionali per sistemare le barriere. Lella si qualificò a sette secondi dal tre volte campione del mondo Niki Lauda, poleman della giornata.

La tragedia avvenne al giro 25 quando la Hill di Rolf Stommelen perse l’alettone e raggiunse la folla, provocando quattro morti e numerosi feriti: la gara venne sospesa al giro 29 e per la prima volta in Formula 1 fu assegnato un punteggio dimezzato (non essendo stata percorsa la distanza minima, come è avvenuto al GP del Belgio 2021). Lella si trovava in P6 e conquistò lo storico mezzo punto.

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Fonte: Red Bull

Nelle nove gare successive Lella arrivò in P7 in Germania, in P14 in Olanda, in P17 in Austria e in P18 in Francia, ritirandosi altre quattro volte, e non si qualificò al GP di Monaco. Nella stagione successiva partecipò a quattro week-end di gara, qualificandosi per due GP. Concluderà la sua carriera nella NASCAR (nella quale correvano anche Janet Guthrie e Christine Beckers).  

Divina Galica

Nel 1976, oltre a Lella Lombardi, in Formula 1 corse anche l’inglese Divina Galica – sciatrice alpina famosa per le sue prestazioni ai Giochi invernali – la quale decise di partecipare al GP di Gran Bretagna. La sua esperienza nel motorsport ebbe inizio ad una corsa riservata alle celebrità, dopo la quale decise di dedicarsi alla sua carriera nell’automobilismo, prima attraverso anni di gavetta coi kart e poi approdando in F2. Purtroppo non riuscì a qualificarsi né per il GP di Gran Bretagna, né nel 1978 in Argentina e in Brasile.

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Fonte: YouMedia

Desiré Wilson

La prima apparizione in Formula 1 della sudafricana Desiré Wilson ricorre al 1979, in occasione della Race of Champions, nella quale ottenne una P9 al volante di una Tyrrell (ma la gara non fu valida per il campionato). Tornò nella categoria regina nel 1980 per il Gran Premio di Gran Bretagna, ma non riuscì a qualificarsi guidando una Williams-Cosworth non ufficiale, e nel 1981 per il Gran Premio del Sud Africa – con una Tyrrell ufficiale – considerato non valido per il mondiale per motivazioni politiche, ma che le permise temporaneamente di sorpassare il campione del mondo Nigel Mansell e altri attraverso un’escursione sui prati.

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Fonte: GRAND PRIX 247

Giovanna Amati

L’ultima donna ad aver corso in F1 è un’altra italiana: Giovanna Amati. Dalla Formula Abarth F3 italiana, dalla Formula 3000 a Le Mans.

Il suo debutto nella massima categoria avvenne nel 1992, come seconda guida ufficiale della Brabham. Purtroppo la poca preparazione e la bassa prestazione della monoposto non le permisero di qualificarsi in Sud Africa, Messico e Brasile, dovendo cedere il sedile al campione del mondo Damon Hill.

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Fonte: Pinterest

Maria De Villota e Susie Wolff

Nel 2012, Maria De Villota era stata ingaggiata nel ruolo di test driver per la Marussia, ma è rimasta vittima di un terribile incidente: la pilota si schiantò contro un camion situato a bordo pista del circuito di Duxford. La velocità moderata, stimata tra i 50 e i 65 kmh, non le impedì di riportare gravi ferite, dovute alla collisione del suo casco contro al portellone abbassato del veicolo. L’immediata diagnosi confermò la perdita dell’occhio destro. Purtroppo la fatalità del destino le portò via anche la vita a seguito di un’emorragia cerebrale, causata da quello stesso incidente, nel 2013.

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Fonte: Eurosport

Susie Wolff iniziò la sua carriera automobilistica approcciandosi ai kart, per poi passare alla Formula Renault, nel 2005 alla F3 inglese e nel 2006 al DTM. Nel 2012 venne ingaggiata come test driver per la Williams, abbandonando il ruolo di pilota solo nel 2015. Nel 2013, ai rookie test di Silverstone, ha percorso un totale di 89 giri, fissando un tempo di appena un secondo superiore a quello di Pastor Maldonado. Susie è sposata dal 2011 con il team principal della Mercedes, Toto Wolff, il quale nel 2012 si trovava proprio nella posizione di dirigente della Williams. Attualmente ricopre il ruolo di CEO del team Venturi di Formula E.

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Fonte: Pinterest

L’automobilismo al femminile: nasce la W Series

La W Series è un campionato monomarca a ruote scoperte (prerogativa delle vetture monoposto) illustrato al pubblico il 10 ottobre 2018. Lo scopo di questo progetto é permettere di incrementare la presenza femminile all’interno dell’automobilismo, in special modo aprendo le porte per tentare il salto di qualità in Formula 1.

La serie é diventata oggetto di un’accesa discussione, ma può vantare il sostegno di alcuni importanti membri del motorsport, tra i quali troviamo David Coulthard, ex pilota della categoria regina, e Adrian Newey, uno dei migliori ingegneri della storia della F1 e attuale direttore tecnico della scuderia Red Bull della massima categoria. 

Attualmente i team in gara sono otto, i quali permettono a diciotto donne di correre nella serie (oltre ad altre due nella posizione di pilota di riserva). Il titolo di campionessa della W Series viene assegnato in base al numero di punti accumulati al termine del campionato. Nell’eventualità di due o più contendenti aventi il medesimo punteggio, il titolo verrà assegnato a colei che avrà conquistato il maggior numero di vittorie. Se anche il numero di vittorie fosse uguale, si passerà a conteggiare le P2 e successivamente le P3.

La stagione si aprirà a Miami, in contemporanea con il Gran Premio di Miami di F1, e terminerà in Messico per un totale di dieci gare, le quali si disputano generalmente poche ore dopo la sessione di qualificazione e hanno una durata di 30 minuti più un giro.

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Fonte: Instagram @ jamiechadwick

La pilota inglese Jamie Chadwick è la campionessa in carica, vincitrice del titolo mondiale sia nel 2019 che nel 2021. Bruno Michel, promotore della Formula 2 e della Formula 3, infatti, si è dimostrato spiacevolmente sorpreso di non vedere Chadwick in F3 quest’anno: “Questo è qualcosa di fondamentale per noi e per il futuro. Abbiamo in programma di provare ad aiutare le pilote ad entrare nel nostro campionato“, ha sostenuto per le penne di RaceFans.

Vogliamo solo essere sicuri che quando approderanno in F2 o in F3 ne saranno pronte. Perché se arriveranno solo per compensare i numeri, solo per dire che abbiamo delle donne nel campionato, non solo non funzionerà, ma non permetterà di dimostrare che le pilote possono competere a questi livelli, perché è questo che vogliamo mostrare“.

La Formula 3 sta collaborando con Catherine Bond Muir, CEO della W Series, e Deborah Mayer, presidente della FIA Women in Motorsport Commission, per combattere la discriminazione di genere in questo settore.

L’anno scorso abbiamo permesso a due pilote della W Series e a due pilote della Ferrari Driver Academy di essere nostre test driver e abbiamo intenzione di seguire questa strada. Vogliamo organizzare un’altra sessione di test quest’anno, ma vogliamo fare di più perché questo non è abbastanza. É ciò su cui stiamo lavorando al momento“.

Quando Chadwick non ha avuto alcuna possibilità di ottenere un sedile per competere in F3, Michel si è dimostrato scontento di tale situazione: “Non riesco a capire perché non è riuscita ad ottenere un sedile in Formula 3, se devo essere onesto. C’erano scuderie pronte a firmare con lei“.

Sono certo si fosse aperta una trattativa con una delle scuderie. Non so cosa sia accaduto alla fine. E penso sia un vero peccato perché credo che lei sia pronta a correre in Formula 3, ma lei non è qui, mentre correrà ancora per un altro anno nella W Series. É quel che è. Lei deciderà cosa fare con la sua carriera“.

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Fonte: Instagram @ jamiechadwick

Dobbiamo assolutamente preparare le giovani pilote per arrivare al livello della Formula 3 con successo, e con successo significa che abbiamo bisogno di essere sicuri che quando arriveranno, almeno riusciranno a qualificarsi nelle prime 12 posizioni“.

Siamo fermamente convinti che ci siano zero ragioni per cui una pilota non possa raggiungere i medesimi risultati di un uomo, ma è una questione di preparazione“.

La F1 può davvero accogliere una donna al suo volante?

Soltanto quest’anno abbiamo visto due donne, Aseel Al Hamad e Abbi Pulling, alla guida di una Lotus E20 grazie all’iniziativa promossa dalla Alpine, in Arabia Saudita, dove alle donne é consentito guidare solo dal 2017.

Oltre a Jamie Chadwick, si trovano sotto i riflettori anche Alice Powell, pilota della W Series per la Click2Drive, diventata nel 2010 la prima donna a vincere un campionato di Formula Renault, e Tatiana Calderón, pilota di IndyCar per la A.J. Foyt Enterprises.

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Fonte: Instagram @ alicepowellracing

Si parla principalmente di impedimenti fisici: lo stress a cui viene sottoposto il corpo umano all’interno dell’abitacolo di una monoposto di F1 sono meno deleteri, per costituzione fisica, per un uomo che per una donna. La differenza deriva dalla crescita della forza muscolare e dalla produzione di differenti ormoni, fattori che influiscono sulla resistenza della muscolatura del collo e sul tratto cervicale e lombare.

Sarebbero anche queste le motivazioni che vedono diverse interpretazioni del progetto avviato con la W Series: se Claire Williams, ex team principal dell’omonima scuderia, ha speso solo belle parole in proposito, reputandola un’occasione per le donne nell’automobilismo, Susie Wolff crede che la W Series comporti solo un aumento del divario che impedirebbe oggi alle donne di entrare nella Formula 1. Gli esempi di donne in F1, infatti, non mancano.

É stata proprio Tatiana ad affermare che “le differenze esistono, ma non sono un impedimento, siamo diverse dagli uomini, ma non significa che non possiamo fare le stesse cose, ma che abbiamo modi diversi per farle“.

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Fonte: Instagram @ tatacalde7

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