La legge di Lidia Poët: recensione della nuova serie Netflix italiana

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La legge di Lidia Poët è una nuova serie tv Netflix, al 100% italiana: attori italiani, ambientata in Italia, e soprattutto parla della storia vera della prima donna avvocata in Italia (potrebbe interessarvi leggere: L’importanza di Lidia Poët: la prima avvocatessa in Italia), ma soprattutto sta avendo un successo straordinario. In Italia è seconda solo a Mare Fuori, mentre è prima in in Germania, Austria e Belgio, e nella TOP10 di Stati Uniti e Regno Unito. Ma ne vale davvero la pena?

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Un paio di parole sulla serie tv (di cui a breve pubblicheremo la recensione): è stata pubblicata su Netflix il 15 febbraio scorso, e racconta la storia vera di Lidia Poët e di tutte le difficoltà che ha dovuto subire a causa del suo essere la prima donna a voler entrare in un mondo principalmente maschile. La serie conta sei episodi diretti da Matteo Rovere e Letizia Lamartire, prodotta da Groenlandia, creata da Guido Iuculano e Davide Orsini, scritta anche da Elisa Dondi, Daniela Gambaro e Paolo Piccirillo. Questa è la trama:

«Torino, fine 1800. Una sentenza della Corte d’Appello di Torino dichiara illegittima l’iscrizione di Lidia Poët all’albo degli avvocati, impedendole così di esercitare la professione solo perché donna. Senza un quattrino ma piena di orgoglio, Lidia trova un lavoro presso lo studio legale del fratello Enrico, mentre prepara il ricorso per ribaltare le conclusioni della Corte. Attraverso uno sguardo che va oltre il suo tempo, Lidia assiste gli indagati ricercando la verità dietro le apparenze e i pregiudizi. Jacopo, un misterioso giornalista e cognato di Lidia, le passa informazioni e la guida nei mondi nascosti di una Torino magniloquente».

Ovviamente la serie è rivista in chiave light procedural, quindi è abbastanza romanzata sebbene la storia di base sia reale. Nel cast, oltre a Matilda De Angelis, ci sono anche Eduardo Scarpetta che interpreta il giornalista Jacopo Barberis. Pier Luigi Pasino è Enrico Poët, fratello di Lidia, mentre Sara Lazzaro e Sinéad Thornhill sono rispettivamente Teresa Barberis, moglie di Enrico, e Marianna Poët, la loro figlia. Dario Aita è Andrea Caracciolo. E ora parliamo della storia vera della prima avvocatessa italiana.

Cosa ne pensiamo de La legge di Lidia Poët?

Merviglioso. Personalmente l’ho divorata, visto un episodio dietro l’altro senza neanche sentirne il peso (e, comunque, durano un’oretta piena a episodio!). Potremmo quasi paragonarla a Enola Holmes: una donna che fa il mestiere che spesso è ritenuto essere d’uomo, in un mondo ancora estremamente maschilista e, tra l’altro, ambientato nella stessa epoca (anche se in Lidia Poët il femminismo si sta proprio per sviluppare in Italia, mentre in Enola è già abbastanza presente). Tuttavia, Lidia Poët è persino superiore a Enola Holmes, e non lo dico solo perché è un film italiano.

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Partiamo dalla recitazione: davvero magistrale. Matilda De Angelis ha interpretato la protagonista al meglio, probabilmente non avrebbero potuto trovare un’attrice migliore per dare il volto a un personaggio così importante. La protagonista è una donna certamente avanti con i tempi in cui vive: già il fatto che vuole essere un’avvocata alla fine dell’Ottocento, la dice molto lunga. Ma non è solo questo: è sessualmente attiva con chi vuole, fa di tutto per raggiungere i suoi obiettivi (anche fingersi una prostituta) e soprattutto non ha problemi a dire le bugie. Insomma, tutto quello che una donna dell’Ottocento non doveva essere.

Lidia Poët è un’eroina. È colei che difende donne e cause perse (principalmente, gli emarginati e le minoranze), che puntualmente sono sempre innocenti. Lo fa con l’aiuto del fratello molto più serio e inizialmente restio ad aiutarla, ma che alla fine si schiera dalla parte della sorella. E lo fa anche con l’aiuto di un giornalista anarchico che nasconde fin troppe cose a Lidia ma che, insieme, fanno una coppia con i botti (non parlo solo a livello sentimentale, ma proprio a livello di squadra). Quindi La legge di Lidia Poët è una serie dove troviamo crimini, misteri da risolvere, femminismo e anche storie d’amore: letteralmente non manca nulla!

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Dobbiamo trovare dei difetti? Forse sei episodi sono troppo pochi, ne vogliamo di più! Ma per il resto è davvero meravigliosa, dai colori, all’ambientazione della Torino di fine Ottocento, alla recitazione, alla colonna sonora. È una serie completamente nuova, e ci auguriamo che possa avere una nuova stagione (Netflix, non fare i tuoi soliti scherzi!), anche se, come sa chi conosce la vera storia di Lidia Poët, per vedere la protagonista nuovamente iscritta all’albo e quindi ufficialmente avvocata, dovremmo aspettare un bel po’ di anni. Intanto, però, potremmo goderci le sue avventure stile Sherlock Holmes!

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