Ius Scholae: non tutti i richiedenti hanno milioni di followers su TikTok

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Il sottosegretario agli Interni, Carlo Sibilia, ha rassicurato Khaby Lame (mentre in Italia si discute sullo Ius Scholae) riguardo la sua cittadinanza: adesso che è il tiktoker più seguito al mondo, potrà ottenere la sua cittadinanza italiana, dopo aver vissuto in Italia per più di 20 anni e dopo aver frequentato tutte le scuole qui. Ma per chi non è bravo con TikTok e per chi non è famoso, quanto è in salita ancora la strada? Perché siamo felicissimi per Khaby Lame, ma allo stesso tempo è umiliante e imbarazzante che per ottenerle sia dovuto diventare l’uomo più seguito al mondo su un social.

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«Caro Khaby Lame, volevo tranquillizzarti sul fatto che il decreto di concessione della cittadinanza italiana è stato già emanato i primi di giugno dal Ministero dell’Interno. A breve sarai contattato dalle istituzioni locali per la notifica e il giuramento. In bocca al lupo», con tanto di bandierina italiana. A scriverlo è Carlo Sibilia, parlamentare da 9 anni e sottosegretario al Ministero dell’Interno da 4. Tuttavia, qualcuno si chiede a quanti cittadini nelle stesse condizioni di Khaby Lame lui abbia indirizzato tweet simili.

Perché nessuno va contro Khaby Lame. Tutti siamo felici per il suo successo e soprattutto perché finalmente otterrà la cittadinanza italiana. Ma tantissime persone esattamente come lui, solo con milioni di followers in meno, sono nelle sue stesse condizioni, e non vengono aiutate in alcun modo. «Ho solo dato evidenza di un procedimento già in essere evaso dal Ministero circa 10 giorni fa. Tutto secondo legge. Nessun privilegio o corsia preferenziale. I requisiti per ottenere il diritto sono stabiliti per legge e valgono per tutti allo stesso modo», ha risposto Sibilia. Beh, in realtà, non ha risposto.

Khaby Lame, intanto, la burocrazia italiana l’aveva – giustamente – criticata. Alla Repubblica aveva detto: «non è giusto che una persona che vive e cresce con la cultura italiana per così tanti anni ed è pulito, non abbia ancora oggi il diritto di cittadinanza. E non parlo solo per me». Il tiktoker infatti sarebbe voluto andare al VidCon, la conferenza di youtuber tiktoker che si svolge negli Stati Uniti, ma il suo visto non è arrivato in tempo, in quanto con il passaporto senegalese è più complesso ottenerlo. E quello italiano non può averlo senza la cittadinanza.

«Qui non ci sono solo io. Il visto e magari la cittadinanza mi renderebbero le cose più facili, ma non sarei contento pensando a tutte quelle altre persone che magari sono anche nate in Italia e non hanno lo stesso diritto», ha aggiunto Khaby Lame. Ma a questo Carlo Sibilia non ha risposto. Forse voleva persino un ringraziamento per qualcosa che il ragazzo avrebbe già dovuto avere. Per qualcosa che altri cittadini ancora non hanno e probabilmente non avranno.

Khaby Lame: la strada verso lo Ius Scholae

Cos’è lo Ius Scholae? È una proposta di legge che consiste nel dare la cittadinanza italiana ai figli di extracomunitari che hanno frequentato un ciclo scolastico in Italia, senza dover per forza attendere di compiere 18 anni. Questo perché i ragazzi che sono nati in Italia ma da genitori non italiani, non sentono la differenza culturale con gli altri ragazzi nati in Italia, ma da genitori italiani. A scuola non senti la differenza. A scuola studiano tutti le stesse materie, si danno una mano e si aiutano. Fanno le stesse battaglie.

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Fonte foto: Twitter

Già nel 2015 è approvata alla Camera la proposta di legge sullo Ius Culturae, ovvero un istituto giuridico che permette la possibilità di ottenere la cittadinanza ad un minore straniero, nato in un Paese o arrivato entro una certa età, a patto che abbia frequentato regolarmente almeno uno (o più) cicli di studio o dei percorsi di istruzione e formazione professionale. Tuttavia poi la proposta di legge non è mai stata approvata in Senato (ai tempi si astenne il M5S) e quindi la situazione non è minimamente migliorata.

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Ad oggi, per avere la cittadinanza italiana, un bambino deve avere almeno uno dei genitori italiani. Altrimenti, deve essere nato in Italia e aver risieduto in Italia legalmente e ininterrottamente, e può richiedere la cittadinanza solo dopo aver compiuto i 18 anni. Secondo una ricerca di ActionAid il 62% delle persone non sa cosa sia lo Ius Scholae, ma 6 italiani su 10 si dichiarano favorevoli secondo il sondaggio di YouTrend. Al momento il provvedimento è ostacolato da Lega e Fratelli d’Italia, fortemente contrari. È divisa Forza Italia.

Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari costituzionali e relatore del testo, del Movimento 5 Stelle, ha spiegato che la decisione di eliminare lo ius soli in qualsiasi sua forma è stata presa per provare a ottenere un consenso più largo e arrivare a un’approvazione della riforma. Ma basti pensare che in una recente intervista con la Repubblica, Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia, ha già detto di essere contrario alla legge, poiché la cittadinanza verrebbe richiesta non dal minore ma da un genitore o tutore.

Per lui la cittadinanza italiana deve essere «voluta e meritata e non regalata» e «i bambini nati in Italia da genitori stranieri non possono essere costretti a diventare italiani. Dobbiamo solo dargli l’opportunità di farlo e di sentire in profondità il desiderio di aderire ai valori non negoziabili della Costituzione italiana. Compreso quello sulla parità uomo-donna, rifiutato dagli islamici. Che facciamo, cambiamo la Costituzione per lo ius scholae?». Ma i nati da genitori italiani cosa hanno fatto per meritare la cittadinanza?

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