Israele: almeno 44 morti e 150 feriti in un pellegrinaggio

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Sono almeno 44 le morti e 150 i feriti a causa dell’incidente sul monte Meron, in Galilea. È successo tutto poco dopo la mezzanotte, nel bel mezzo di un evento religioso israeliano fin troppo affollato. Oltre ai morti e ai feriti, i dispersi dell’evento in Israele sono tanti, infatti le radio stanno trasmettendo degli appelli dei cittadini in cui chiedono informazioni sui propri cari scomparsi. Una tragedia che ha portato diverse persone a darsi la colpa a vicenda. Ma vediamo più nel dettaglio.

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Fonte: comunità ebraica di Milano

Partiamo dalla festa. Si chiama Lag Ba’omer e si celebra presso la tomba del rabbino Shimon bar Yochai; questa festività consiste nel ricordare la ribellione degli ebrei del 132 d.C. contro le legioni romane e ieri più di 100mila ebrei sono andati sul monte Meron come ogni anno per pregare sulla tomba del celebre rabbino. Le persone presenti alla festa in Israele erano emozionate, felici, soprattutto dopo che lo scorso anno a causa del Covid-19 non hanno potuto celebrarlo, ma grazie ai vaccini nel 2021 la cerimonia è stata approvata, con delle limitazioni (che non sono state rispettate).

Già nel 1911 era successo un disastro sul monte Meron in Israele, sempre in occasione della Lag Ba’omer, ma le vittime furono molte di meno e furono causate dal crollo di un edificio proprio vicino alla tomba del rabbino. Quest’anno, le vittime certe sono 44, al momento, con tantissimi feriti. La stampa locale riporta la presenza di 100.000 persone, sebbene le autorità avessero consentito la presenza di solo 10.000 ebrei, a causa del Covid-19. Secondo gli organizzatori, invece, sono stati noleggiati circa 650 bus da tutto il Paese, quindi dovrebbero esserci state circa 30.000 persone.

Israele: cos’è successo?

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Fonte: twitter

Era passata la mezzanotte, alcuni giornali riferiscono poco dopo mezzanotte, altri verso l’una, ma la notizia comune è quella che una folla stava marciando verso le vie del villaggio di Meron, strette da barriere inserite dalla polizia per evitare assembramenti o raggruppamenti, sempre per evitare il Covid-19. All’improvviso qualcuno è scivolato e ha cominciato a rotolare giù dalle scalinate, qualcuno si è sentito male ed è crollato a terra. Da quel momento tutti hanno cominciato ad agitarsi e sappiamo cosa succede quando una folla si agita: c’è chi cade, chi viene calpestato, chi colpito, ognuno pensa a se stesso, generando la tragedia di Israele. Tra le vittime anche dei bambini.

All’età di tre anni i maschietti vengono portati sul monte dai padri per onorare un rito che tutti loro da secoli hanno fatto: il primo taglio di capelli e la crescita dentro la comunità haredim. Per questo motivo la possibilità che ci siano tante vittime troppo giovani è alta, perché un bambino in mezzo alla folla non si vede, non si sa difendere. E infatti i genitori li cercano, sperando di trovarli in vita, dopo un evento che sarebbe dovuto essere di gioia.

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Fonte: twitter

Le vittime sicure della tragedia in Israele al momento sono 44, 150 le persone ferite di cui 6 in condizioni critiche, 18 gravi, 8 moderate e 80 leggere. Le ambulanze sul posto sono più di 250 e sono intervenuti anche sei elicotteri per far evacuare i feriti, come riferisce il Jerusalem Post. È stato anche allestito un ospedale da campo sul posto peer cercare di aiutare quante più persone possibile.

Tra le ipotesi che hanno causato la strage in Israele c’è anche il crollo di una tribuna, ma che è comunque riconducibile al sovraffollamento. I rabbini incolpano gli agenti della sicurezza che hanno imposto dei percorsi obbligatori che hanno costretto i pellegrini in pochi metri quadrati. I politici invece incolpano i leader religiosi, che erano stati avvertiti del pericolo e che avevano chiesto di rimandare la cerimonia tipica dell’Israele a quando il Covid-19 sarebbe stato sconfitto del tutto. Secondo i fedeli, «il rabbino Shimon ripeteva di poter assolvere il mondo. Se non ci è riuscito nel giorno della sua esaltazione, allora dobbiamo guardare dentro le nostre anime».

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