Le ultime notizie dall’Iran: dall’attrice arrestata per aver sostenuto le proteste, alla 14enne uccisa

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Si dovrebbe in generale parlare molto di più di quello che sta accadendo in Iran da mesi, dove, in seguito all’uccisione della 22enne Mahsa Amini, sono scoppiate tantissime rivolte che hanno portato alla condanna a morte di più ragazzi e ragazze, altri ancora sono stati arrestati, come l’attrice Taraneh Alidoosti, arrestata in Iran dopo aver pubblicato immagini che la ritraevano senza il velo hijab, e altri ancora sono stati uccisi, come la quattordicenne che è stata violentata e uccisa per aver rimosso il suo hijab a scuola. E l’Occidente che fa? Sta in silenzio.

Torniamo indietro di qualche mese: le accuse nei confronti della polizia molare iraniana sono quelle di aver picchiato a morte Mahsa Amini, arrestata per aver indossato un “hijab improprio” e morta durante la custodia. Tuttavia, un capo della polizia iraniana ha categoricamente negato tutte le accuse. Intervenendo a una conferenza stampa lunedì, il capo della polizia di Teheran, il generale di brigata Hossein Rahimi, ha affermato che le affermazioni che Mahsa Amini  è stata picchiata o in qualche modo maltrattata sono “completamente false”.

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Mahsa Amini

«Improvvisamente ha avuto un problema cardiaco mentre era in compagnia di altre persone che ricevevano una guida [ed] è stata immediatamente portata in ospedale con la collaborazione dei servizi di emergenza», ha detto la polizia. Il presidente Ebrahim Raisi ha ordinato al ministro dell’Interno di aprire un’inchiesta sul caso. Diversi legislatori hanno affermato che solleveranno il caso in parlamento, mentre la magistratura ha affermato che formerà una task force speciale per indagare.

Amnesty International intanto ha denunciato la situazione: «Le circostanze che hanno portato alla morte sospetta in custodia della giovane donna di 22 anni Mahsa Amini, che includono accuse di tortura e altri maltrattamenti in custodia, devono essere indagate penalmente. La cosiddetta ‘polizia della moralità’ di Teheran l’ha arrestata arbitrariamente tre giorni prima della sua morte mentre applicava le leggi del Paese sul velo forzato abusivo, degradante e discriminatorio. Tutti gli agenti e i funzionari responsabili devono affrontare la giustizia».

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In più, è stata uccisa anche un’altra ragazza: Hadith Najafi, «uccisa da 6 proiettili nella città di Karaj». A ciò si aggiunge anche che il ministro degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, citato dai media statali, ha dichiarato: «Minimizzando la gravità di una serie di blocchi imposti nelle comunicazioni nel Paese, gli Stati Uniti stanno cercando di portare avanti i loro obiettivi contro l’Iran», facendo riferimento a come Elon Musk, con il sostegno del governo USA, ha attivato il servizio Internet satellitarie Starlink, in quanto il governo dell’Iran aveva bloccato l’accesso a internet in tutto il Paese.

Ma non solo Mahsa Amini e Hadith Najafi, anche Mahak Hashemi, 16enne uccisa in Iran perché indossava un cappello invece del velo durante le manifestazioni per i diritti delle donne iraniane. Per riavere il suo cadavere, i genitori della ragazza avrebbero dovuto pagare un riscatto per ottenere il corpo indietro. Non solo, è stato anche vietato di essere in grado di dare un ultimo addio attraverso un funerale o altri tipi di ricordi organizzati pubblicamente.

C’era stata poi la notizia data da un alto funzionario iraniano secondo cui l’Iran avrebbe abolito la polizia morale, dicendo che è stata abolita dalle stesse autorità che l’hanno installata». Tuttavia, quando è stato chiesto a riguardo al ministro degli esteri iraniano, Hossein Amir Abdollahian, non ha negato, ma ha detto: «In Iran, tutto sta andando avanti bene nel quadro della democrazia e della libertà». Montazeri in più ha detto che la magistratura applicherà ancora restrizioni al «comportamento sociale». Gli attivisti intanto negano che le forze siano state ritirate dalle strade. E intanto le condanne a morte e le uccisioni aumentano giorno dopo giorno.

Le ultime notizie dall’Iran

«Le donne vengono arrestate e imprigionate in Iran per essersi rifiutate di indossare l’hijab obbligatorio, comprese attrici famose come Taraneh Alidoosti. Il potere della voce delle donne terrorizza i leader della Repubblica islamica», ha affermato il Center for Human Rights in Iran (CHRI), con sede a New York, riguardo Taraneh Alidoosti, una delle attrici più importanti dell’Iran, arrestata in seguito alla perquisizione della sua abitazione dopo che si è pubblicamente espressa sui social condannando il regime e schierandosi dalla parte dei manifestanti.

La 38enne originaria di Teheran è famosa non solo in patria ma anche all’estero, tant’è che ha recitato in film come “Il Cliente“, vincitore del Premio Oscar e che a maggio scorso aveva partecipato anche al Festival di Cannes per promuovere il film Leila’s Brothers. Proprio il festival ha scritto un tweet condannando «fermamente il suo arresto e chiede il suo rilascio immediato». «In segno di solidarietà con la lotta pacifica che sta portando avanti per la libertà e i diritti delle donne, il @Festival_Cannes le estende il suo pieno sostegno», scrivono ancora.

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Un portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha affermato di essere «seriamente preoccupato» per l’arresto di Alidoosti «per aver semplicemente espresso le sue opinioni sulle proteste in corso e in particolare sull’esecuzione di Mohsen Shekari, il primo manifestante ad essere giustiziato nel contesto delle manifestazioni». Anche il gruppo pop britannico dei Pet Shop Boys ha twittato sul caso: «Il governo fascista iraniano ha recentemente giustiziato i manifestanti che Taraneh ha condannato».

A parlare per l’attrice anche il Asghar Farhadi, regista del film vincitore degli Oscar 2017 come miglior film in lingua straniera, Il Cliente, che ha scritto di aver «lavorato con Taraneh in quattro film, ora lei è in prigione per il giusto sostegno che ha dato ai suoi connazionali e per l’opposizione alle ingiuste sentenze. Se sostenere chi protesta è un crimine, allora decine di milioni di iraniani sono criminali». Ma la storia di Taraneh Alidoosti non è l’unica tragica.

Nelle ultime ore si parla anche di una ragazza di 14 anni che in Iran è stata violentata e uccisa per aver rimosso il suo hijab a scuola in mezzo alle continue proteste che scuotono la Repubblica islamica. Il New York Times riporta che l’adolescente, identificata come Masoomeh, proveniva da un quartiere povero di Teheran e si è tolta il velo a scuola in segno di protesta. Le telecamere della scuola hanno identificato la ragazza ed è stata arrestata. In seguito è stata curata in un ospedale per “gravi lacrime vaginali“, citando il Center for Human Rights in Iran, un’organizzazione con sede a New York.

La ragazza è poi morta e la madre, che voleva denunciare lo stupro e la morte della figlia, è scomparsa. «In un movimento in cui la donna è al centro, il regime barbaro e violento ha usato lo stupro come arma per demolire ulteriormente il morale del suo popolo. Hanno preso di mira le donne in tribunale, per ballare, per cantare, per mostrare alcuni capelli, e ora li stanno violando nel peggior modo possibile prima di derubarli delle loro vite», ha detto in una dichiarazione Lisa Daftari, caporedattrice del Foreign Desk.

«Ci si chiede dove siano i cosiddetti campioni dei diritti delle donne in tutto il mondo e perché non stiano facendo di più per le donne iraniane. Non riesce a capire che fino alla scorsa settimana questi brutali dittatori facevano parte del principale comitato mondiale per i diritti delle donne. Per quanto tempo le donne iraniane dovranno sopportare questa brutalità prima che i leader si facciano avanti per condannare questo regime?».

Lisa Daftari

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