Il mistero delle persone scomparse in crociera: da Rebecca ad Alessio

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Qualche giorno fa mi sono imbattuta per caso in un articolo che parlava delle persone scomparse in crociera e sono davvero rimasta sconvolta di come non se ne parli. Uno degli ultimi casi, ad esempio, riguarda proprio un ragazzo italiano, Alessio Gaspari, scomparso a gennaio scorso e di lui ancora non si sa cosa sia successo. Quella che più mi ha sconvolto però è stata quella di una ragazza, Rebecca Coriam, scomparsa dalla Disney Cruis Ship quasi 10 anni fa e, anche la sua sparizione, è avvolta nel mistero, o meglio nelle misteriose acque degli oceani.

Se ci pensiamo, la crociera è proprio il luogo perfetto per fare un crimine perfetto, più che altro perché sappiamo già di quanto siano profondi e inesplorati i fondali marini, di quanti pericoli ci siano al loro interno, di quanto pericolose possano essere le acque degli oceani come quelle del mare. A questo si aggiunge anche la questione legale: dove è avvenuto un crimine? In quale paese? Chi si deve occupare delle indagini? Dopo più di 300 persone scomparse dal 2000, queste domande sono ancora senza risposta.

In genere la crociera è la meta preferita delle persone che vogliono passare dei momenti di relax soli o in compagnia, questo perché non devono prendere mezzi pubblici, non devono fare controlli in aereo, prendere treni con immensi ritardi o guidare per ore. Sembra proprio il mezzo perfetto per potersi riposare in santa pace, se non fosse che, non appena sorpassi i 19 km dalla costa, non sei più difendibile dalla polizia del tuo Paese, né da quella del paese più vicino. Vige la legge marittima e quindi qualsiasi reato è responsabilità della nazione in cui la nave è legalmente registrata.

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Ultima foto di Rebecca Coriam

Quello che però in molti ignorano è che moltissime navi da crociera sono registrate sotto delle «bandiere di comodo», ovvero di piccoli Stati come Panama, Libia o Bermuda. Ad esempio, nel caso di Rebecca Coriam prima citata, la Disney Cruis Ship era registrata alle Bahamas e del suo caso se ne occupa letteralmente un solo poliziotto. Come può un solo agente fronteggiare un’operazione del genere che dovrebbe coinvolgere un’intera squadra? Non può, e infatti i genitori della 23enne ancora non sanno la verità su quel che è successo alla figlia.

Il problema delle navi da crociera è quindi che se una persona dovesse scomparire, è pressoché impossibile ritrovarla, perché nel momento in cui viene segnalata la scomparsa ormai ci si è già allontanati dal punto in cui potrebbe, ad esempio, essere caduta. Allo stesso modo i testimoni potrebbero andarsene, le cabine possono essere compromesse e la polizia a bordo è come se fosse un buttafuori di una discoteca, sono degli ex poliziotti o altri non hanno alcun tipo di esperienza, così come il comandante o i suoi vice. Vi invito a leggere la storia di Rebecca che trovate qui in italiano, ma oggi noi ci dedichiamo al caso di Alessio Gaspari.

Alessio Gaspari: il mistero della crociera

Ross Klein della Canadian University of Newfoundland, ha documentato 315 episodi di persone scomparse da una crociera sin dal 200. Alcuni casi sono di persone che hanno commesso un suicidio, altri a causa dell’abuso dell’alcol, «tuttavia, è preoccupante che in circa il 30 percento di tutti i casi non vi sia alcuna indicazione di cosa potrebbe essere successo ai passeggeri». Questo è il caso di Alessio Gaspari, terzo ufficiale di coperta in servizio sulla Aida Cruises compagnia del gruppo Costa Crociere, di soli 25 anni.

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Alessio Gaspari
Fonte: sito ufficiale

Di Alessio si sono perse le tracce nella notte tra il 20 e il 21 gennaio, mentre si trovava a borse della nave al largo di Skagen, in Danimarca. Subito le autorità hanno deciso che si fosse trattato di suicidio, tuttavia quest’ipotesi è scartata non solo le prove trovate sulla nave ma soprattutto dai suoi amici e familiari con qui aveva parlato fino all’ultimo e che non vedeva l’ora di rivedere. Proprio loro stanno cercando di lottare per far avere giustizia al loro affetto, per far sì che il suo caso non venga dimenticato.

«Vogliamo far conoscere non solo la storia di Alessio ma vogliamo raccontare anche quello che davvero accade sulle navi da crociera», ha detto il mese scorso Sintia, la sorella del ragazzo, durante un evento a Ortona organizzato proprio per il fratello e a cui ha partecipato anche il sindaco Castiglione: «Con il cuore siamo qui a chiedere giustizia per Alessio. Alessio viveva per il suo lavoro e fa rabbia che sia morto proprio per il suo lavoro. Ortona è vicina e sarà sempre vicina alla famiglia in questa lotta».

In questa manifestazione, soprattutto, si cerca di scoprire la verità non solo per Alessio ma per tutte le centinaia di persone scomparse e dimenticate dalla giustizia, non solo italiana ma mondiale. Per quanto riguarda il ragazzo di Ortona, sarebbe dovuto sbarcare la mattina del 21 gennaio scorso, tuttavia da quel momento è irrintracciabile. I suoi effetti personali vengono ritrovati al ponte n.4, ma di lui non c’è traccia neanche in mare. Dopo ore e ore, Costa Crociere avvisa la famiglia dicendo che si trattava di suicidio. Ma i familiari non ci credono.

«Alessio è scomparso. Da ieri sera nessuno l’ha più visto e questa mattina abbiamo ritrovato i suoi effetti personali al ponte 4, il ponte di ormeggio. Questa mattina abbiamo perlustrato la nave e, non avendolo trovato, abbiamo avvistato le autorità danesi. L’hanno cercato con mezzi navali e aerei, ma ora il sole è calato e hanno interrotto le operazioni. No, le ricerche non continueranno: la normativa danese prevede di cercare solo le persone che possono essere ancora vive e Alessio non ha più speranze».

Costa Crociere su Alessio

Quello che ci si domanda è cosa ci facesse Alessio al ponte n.4, se la sua cabina, tra l’altro con balcone, fosse al ponte n.8. Ovviamente, poi, «le telecamere della nave non sono al momento funzionanti», cosa che fa sorprendere poiché, come si domanda la famiglia, «come è possibile che su una nave così grande e complessa non ci sia un sistema di videosorveglianza attivo che tuteli il personale di bordo?». Se non bastasse, quando la famiglia va in Danimarca per parlare con i colleghi e gli inquirenti, gli viene negato.

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Effetti personali di Alessio
Fonte: sito ufficiale

«Ci spiace ma lo psicologo della Compagnia sostiene che l’equipaggio è troppo scosso e la vostra presenza sarebbe destabilizzante. Non potete salire sulla nave», viene detto al fratello di Alessio, Simone. Cerca di negoziare con Costa Crociere ma continuano a dirgli che «sulla nave non salirete, i bagagli e gli effetti di Alessio vi saranno recapitati in un hotel a Skagen». Tuttavia Alessio con un rappresentante di Costa Crociere decidono comunque di iniziare questo viaggio alla scoperta della verità.

La polizia danese sembra essere fermamente convinta del suicidio, tuttavia, come abbiamo scritto prima, le indagini sono svolte dal Paese che ha dato la bandiera alla nave, quindi l’Italia, per cui le autorità italiane intervengono: «La Questura di Roma convoca Simone, Sintia e gli amici di Alessio. Gli inquirenti fin da subito si mostrano poco inclini ad accettare la versione di Costa Crociere e della polizia danese. L’ipotesi del suicidio non regge: lo dimostrano i fatti. E così, dopo pochi giorni dall’inizio delle indagini, viene aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti».

Ad oggi, dopo mesi, ancora non sappiamo cosa sia successo in quella notte tra il 20 e il 21, cosa sia successo ad Alessio, ma, purtroppo, l’unica cosa di cui siamo certi è che Alessio non sarà l’ultimo, perché le scomparse in crociera sono tante, troppe e purtroppo sono tutte irrisolte. I genitori della giovane Rebecca continuano a piangere da dieci anni senza avere il corpo della figlia, senza aver giustizia. Qualcuno dovrebbe intervenire per far sì che le navi da crociere, letteralmente delle piccole città, siano sicure per tutti.

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