Oggi è la giornata della libertà di stampa: ma l’Italia scende nella classifica di RSF

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Libertà di stampa. È una cosa che in Italia forse diamo per scontato, più o meno. Possiamo dire che ci sono Paesi che stanno messi peggio di noi, come, ad esempio, Myanmar, di cui abbiamo letto la storia proprio ieri, ma non possiamo dire che siamo nella migliori delle situazioni. D’altronde, basta vedere l’annuale classifica stilata da Reporters sans frontières sulla libertà di stampa mondiale, dove l’Italia è scesa al 58esimo posto, prendendo ben 17 posizioni rispetto ai dati che erano stati diffusi nel 2021.

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«La libertà di stampa in Italia continua ad essere minacciata dalle organizzazioni mafiose, in particolare nel sud del Paese, nonché da vari gruppi estremisti violenti o di protesta. Questi hanno visto un aumento significativo durante la pandemia», leggiamo sul report. D’altronde, vorrei ricordare come i dati sensibili dei giornalisti (via di casa, numeri di telefono, mail) che si dicevano favorevoli al Green Pass erano stati pubblicati su canali Telegram creati dai no-Green Pass. A proposito di quest’ultimo, viene proprio citato come i giornalisti, durante la pandemia di Covid-19, siano state «vittime di attacchi sia verbali che fisici durante alcune mobilitazioni contro le misure sanitarie».

Continuano, poi spiegando il contesto politico in cui i giornalisti italiani su muovono. Sotto questo punto di vista, veniamo lodati, in quanto lavorano «in un clima di libertà». Non certo come in Russia dove chiunque si permetta di scrivere guerra viene incarcerato. «Tuttavia, i professionisti dell’informazione a volte cedono all’autocensura, sia per la linea editoriale seguita dai loro media, sia per paura di possibili azioni legali come denunce per diffamazione, sia per paura di rappresaglie da parte di attori estremisti e reti mafiose». Insomma, dove non opera la censura, c’è la paura.

Infine, si parla di sicurezza, in particolare legata alla mafia che resta comunque un grave problema in Italia per quanto riguarda la libertà di stampa, in quanto «i giornalisti che indagano sul mondo della criminalità organizzata, della corruzione e delle mafie sono sistematicamente minacciati e persino aggrediti fisicamente a causa del loro lavoro investigativo. Il loro veicolo o la loro casa a volte viene distrutta da un incendio doloso. Allo stesso modo, vengono orchestrate campagne intimidatorie online per “punire” professionisti che hanno il coraggio di esplorare temi delicati, come i rapporti collusivi tra clan mafiosi e rappresentanti politici locali».

I dati mostrano come al giorno attuale ci siano almeno 20 giornalisti che necessitano della protezione della polizia a causa di «intimidazioni e attacchi». Quindi, sì. In Italia vige la libertà di stampa, ma fino a un certo punto.

Libertà di stampa: le riflessioni di oggi

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, proprio per la Giornata mondiale della libertà di stampa, così come per la Giornata della memoria dedicata ai giornalisti uccisi da mafie e terrorismo, ha detto: «La Giornata mondiale della libertà dell’informazione indetta da Onu e Unesco si apre quest’anno con un bilancio purtroppo drammatico. Sono 24 i cronisti uccisi nel 2021 e quasi 500 gli imprigionati. Un dato destinato a salire con la guerra di aggressione della Federazione Russa all’Ucraina, attualmente in corso. Su di essi intensa deve essere l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale».

Ha aggiunto: «Si tratta di un prezzo altissimo pagato da chi è chiamato a onorare con coerenza la professione: essere testimoni di verità, attraverso le parole, le immagini. Testimoni che hanno talvolta pagato con la loro vita l’esposizione dei fatti, spesso scomodi per i poteri costituiti, dando voce al pluralismo vitale della società, senza il quale saremmo tutti più poveri e meno liberi. Testimoni di libertà che hanno voluto rendere effettiva quella di espressione, coscienti di come una cittadinanza consapevole, attiva, capace di confrontarsi e approfondire, passa attraverso il loro servizio».

Infine, conclude: «La libertà di stampa, insieme alla libertà di essere informati, è il termometro della salute democratica di un Paese. Ce lo insegnano in questi giorni i drammatici avvenimenti della guerra in Ucraina. È compito della comunità internazionale ai vari livelli rendere effettivi questi diritti». La ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, sempre per questa Giornata, ha commentato: «Tutelare la libertà di stampa è fondamentale per la nostra vita democratica. Quando viene violata a farne le spese sono non solo i giornalisti ma tutti i cittadini a cui deve essere sempre garantita una adeguata e corretta informazione». Ha poi richiamato

«l’impegno comune del ministero dell’Interno e di tutte le componenti del mondo dell’informazione per contrastare efficacemente il fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti, al fianco di tutti quelli che svolgono la propria attività con coraggio e determinazione in contesti ambientali estremamente difficili nei quali il loro impegno quotidiano è essenziale per far maturare una forte coscienza civile.

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Ha poi presente una riunione «il prossimo 5 maggio presiederò una riunione del ‘Centro di Coordinamento per le attività di monitoraggio, analisi e scambio permanente di informazioni sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti’ appositamente dedicata all’esame del report 2021 e dei dati disponibili per il primo trimestre del 2022».

Nell’incontro ci sarà un «confronto continuo e costante con i rappresentanti del Consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti e della Federazione nazionale della stampa italiana avviato dal mio insediamento e finalizzato ad individuare insieme tutte le iniziative utili a prevenire e contrastare un fenomeno inaccettabile, che oggi trova terreno particolarmente fertile sui canali social».

Infine ha fatto sapere che il lavoro «svolto dall’Organismo permanente di supporto, istituito presso il Dipartimento di pubblica sicurezza, che, con i prefetti e le Forze di polizia, sta svolgendo un monitoraggio strutturato sui territori e sta promuovendo, insieme ai rappresentanti locali dei giornalisti, campagne ed attività di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sull’importanza di una informazione libera per la crescita democratica» è molto «prezioso».

Intanto in Italia come in tutta Europa si chiede di tenere lo sguardo sul caso di Julian Assange, giornalista con la vita in pericolo, se dovesse tornare negli Stati Uniti. Persino Amnesty International ha fatto un appello per evitare che venga estradato in quanto «violerebbe il divieto di tortura e costituirebbe un precedente allarmante per pubblicisti e giornalisti di ogni parte del mondo». «Diffondere notizie di pubblico interesse è una pietra angolare della libertà di stampa. Estradare Assange ed esporlo ad accuse di spionaggio per aver pubblicato informazioni riservate rappresenterebbe un pericoloso precedente e costringerebbe i giornalisti di ogni parte del mondo a guardarsi le spalle», ha detto Agnès Callamard, Segretaria generale di Amnesty International.

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FILE – In this May 19, 2017 file photo, WikiLeaks founder Julian Assange greets supporters outside the Ecuadorian embassy in London, where he has been in self imposed exile since 2012. (AP Photo/Frank Augstein, File)

Quindi, oggi, come tutti i giorni, giornalisti liberi di raccontare notizie vere, che piacciano o no.

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