Giorgia Meloni dice di non essere contro le persone LGBT, ma solo contro la lobby

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Negli ultimi anni abbiamo sentito parlare in diverse occasioni delle temibili lobby gay, che la stessa Giorgia Meloni, regina indiscussa dei discorsi omofobici, condanna. Quest’ultima, in un’intervista con La Stampa, ha proprio voluto sottolineare di essere contro queste lobby LGBT, ma non contro le persone. Però poi ha votato contro il DDL Zan e parla dei diritti delle persone omosessuali solo quando qualcuno muore, o viene minacciato (e neanche sempre). E soprattutto, poi pronuncia discorsi inquietanti come quello al comizio di Vox.

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È stata una dei più ardui sostenitori della campagna fake di genitore 1 e genitore 2 (potrebbe interessarvi leggere nel dettaglio: La verità su genitore 1 e genitore 2: ennesimo fail della destra), tanto che divenne popolare grazie a un remix di un suo discorso (omofobico) in cui citava proprio queste parole. Ma, lo sappiamo, genitore 1 e genitore 2 non sono mai esistiti per motivi LGBT (in realtà non sono mai esistiti affatto in quanto si trova solo la dicitura “genitore“), ma per tutelare i bambini che non hanno entrambi i genitori (fu proprio il Garante della privacy a fare questa richiesta).

Lei non si definisce omofoba, addirittura in un’intervista disse che è falso e verificabile perché io faccio politica da trent’anni e in tutto il mio percorso non si trovano parole omofobe. Certe etichette si affibbiano alle persone per non doversi mettere a confronto», tuttavia, grazie a un articolo di Gay.it, è possibile confutare questa sua dichiarazione. L’omofobia non è solo dire “f-word” o qualsiasi insulto volgare. Ma è anche privare di diritti naturali delle persone per il proprio orientamento sessuale.

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«Il futuro è l’Italia, ed è desolante», così scrive il New York Times in un articolo dedicato alle prospettive politiche del nostro Paese, facendo particolare attenzione all’ascesa della leader di Fratelli d’Italia, scritto dallo storico e giornalista David Broder che sta scrivendo anche un libro sul fascismo nell’Italia contemporanea. Secondo lo storico, da quando il suo libro “Io sono Giorgia” ha avuto successo, «Meloni ha continuato a vantare oltre il 20% di supporto e ha costituito l’unica grande opposizione alla coalizione guidata da Mario Draghi».

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Nel comizio con Vox, la Meloni disse: «Sì alla famiglia naturale, no alla lobby LGBT! Sì all’identità sessuale, no all’ideologia gender! Sì alla cultura della vita. No all’abisso della morte. Sì all’universalità della Croce. No alla violenza dell’Islamismo. Sì ai confini sicuri. No all’immigrazione di massa. Sì al lavoro della nostra gente. No alla grande finanza internazionale». Delle parole che non sono fraintendibili. Delle parole omofobe, islamofobiche, razziste, persino contro il diritto all’aborto. Non si è fatta mancare nulla.

Aggiunse anche parole contro l’ideologia gender (ricordate quando disse di non sapere cosa fosse?): «Se andate oltre gli slogan, vi accorgerete di come il vero obiettivo dell’ideologia gender non sia quello tanto decantato della lotta alle discriminazioni, e neanche quello del superamento delle differenze maschio-femmina. Il vero obiettivo non dichiarato, ma tragicamente evidente, è la scomparsa della donna e soprattutto la fine della maternità. L’uomo oggi può essere tutto, padre e madre, in un’ampia gamma che va dal femminile al maschile, mentre le parole più censurate dal politicamente corretto sono madre e moglie».

Con La Stampa, tuttavia, ha detto che non cambierebbe quello che ha detto: la sua ideologia rimane quella. Tuttavia, ha affermato che avrebbe cambiato «il tono, non il contenuto, perché quelle sono cose che ho detto molte volte. Quando dici cose decise vanno dette con un altro tono». «Quando mi sono rivista non mi sono piaciuta. Quando io sono molto stanca, mi capita di non riuscire a modulare un tono appassionato che non sia aggressivo». Aggiunge anche che lei è contro «la lobby» che «non è la comunità omosessuale, sono cose diverse».

Quindi cos’è la lobby LGBT? Su gaynet fu spiegato che «il significato negativo del termine “lobby” in Italia impone di abbandonare l’espressione “lobby gay” per almeno due motivi: (1) non si tratta di un “mondo” o di una “comunità” settaria e dai caratteri intrinsecamente negativi; (2) non fa attività di “lobbismo” neanche in senso strettamente neutro, casomai difende diritti universali riconosciuti dalla legislazione europea e internazionale, non diritti di parte come fa ad esempio la lobby degli avvocati».

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Quindi Giorgia Meloni dice di essere pro alla comunità LGBT, ma contro le lobby LGBT. Quindi come spiega alla comunità scesa in piazza dopo che hanno affossato il DDL Zan, con tanto di applausi e urla di gioia, alla comunità che ogni giorno lotta contro le discriminazioni, contro l’odio e la violenza da parte anche dei suoi sostenitori, alla comunità che è la maggioranza in Italia, che lei fa discorsi omofobici pur non essendo omofoba solo perché è contro un’ipotetica lobby LGBT che in Italia neanche esiste?

Con che faccia Giorgia Meloni si presenta come Presidente del Consiglio italiano senza aver mai riconosciuto una matrice fascista e senza averla neanche mai condannata? Con che faccia vuole governare un paese antifascista senza essere neanche mai riuscita a dire di esserlo? «Se voglio dire una volta per tutte che sono antifascista? No, ma non perché sono fascista, perché l’antifascismo come l’ho conosciuto io era quello che sparava addosso ai ragazzini di 16 anni», disse lo scorso anno. Quindi meglio essere chiamata fascista che antifascista? D’altronde il fascismo non ha mai sparato a un ragazzino di 16 anni… Ah no?

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