George Floyd: scarcerato il poliziotto che lo uccise

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Impossibile non ricordare George Floyd, l’ennesimo uomo ucciso da un poliziotto che abusa del suo potere. Il suo omicidio è stata la miccia che ha causato l’esplosione di rivoluzioni che, ancora oggi, l’America sta cercando di sedare. Rivoluzioni contro l’ingiustizia, rivoluzioni contro l’abuso di potere, rivoluzioni per fare capire che anche le vite dei neri hanno un valore.

Tuttavia, sebbene da mesi (Floyd fu ucciso il 25 maggio) ci siano queste rivoluzioni, negli ultimi giorni è divenuta nota la notizia che Derek Chauvin, l’ex agente di polizia di Minneapolis accusato dell’omicidio di George Floyd, il cui video della morte è divenuto virale online a causa della brutalità con cui è stato ucciso, è uscito dal carcere poiché qualcuno ha pagato la cauzione di un milione di dollari per farlo tornare libero, almeno fino al processo.

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Fonte: twitter

Il processo contro Chauvin, che aveva già delle accuse di violazioni delle procedura e anche di poliziotto violento, si terrà a marzo 2021. Fino a quel giorno, quindi, l’ex poliziotto sarà libero, ma siamo sicuri che non vivrà del tutto in libertà. Nei giorni tra il 25 maggio e il 31, giorno del suo arresto, l’uomo è stato lasciato dalla moglie e non era possibile muoversi di fronte alla propria casa, neanche per i riders che dovevano consegnargli il cibo.

Insieme a Chauvin ci sono anche i colleghi, gli ex poliziotti Tou Thao, J. Alexander Kueng e Thomas Lane, che, invece, risponderanno delle accusa di aver aiutato e favorito l’omicidio di Floyd. Anche loro sono liberi, dopo aver pagato una cauzione di 750mila dollari.

Questi uomini, da Derek Chauvin che si è macchiato di omicidio con le proprie mani ai suoi colleghi che non sono minimamente intervenuti per provare a salvare la vita di quel pover’uomo, hanno contribuito non solo ad alimentare l’idea che in America il razzismo e il suprematismo sia all’ordine del giorno, ma anche a dimostrare come le vite dei neri non siano considerate alla pari di quelle dei bianchi o, semplicemente, di quelle dei poliziotti.

Hanno contribuito, uccidendo George Floyd, a dimostrare come l’America di Trump sia colma di odio e di ingiustizie, soprattutto considerando che oggi tutti e quattro sono liberi di vivere la propria vita. Fino al processo.

L’omicidio di George Floyd

«Non respiro», «Mi stanno uccidendo», ripeteva George Floyd agonizzante, mentre un poliziotto, dopo che lui non aveva opposto la minima resistenza, continuava a tenere il proprio ginocchio sul collo della vittima. «I can’t breathe», ripeteva più volte, sperando cheil Chauvin avesse pietà, che un poliziotto che dovrebbe proteggere, non lo uccidesse.

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Fonte: twitter

Ma lui, il poliziotto, continuava a tenere il proprio ginocchio sul collo, finché Floyd non sarebbe morto per asfissia (così dicono le perizie del medico legale). Un omicidio a sangue freddo, davanti agli occhi dei colleghi che non intervengono, davanti a dei passanti sconvolti, che cercano di far capire al poliziotto che lo stava uccidendo.

Ma come George Floyd, ci sono state altre vittime, prima e dopo. Uno dei più recenti è Jacob Blake che, fortunatamente, è riuscito a sopravvivere. Ma altri, come Breonna Taylor, non hanno avuto la sua fortuna e non sono sopravvissuti all’abuso dei poliziotti.

Adesso dobbiamo solo sperare che il processo di marzo 2021 non deluda e non manchi di rispetto alla vita di George Floyd, della sua famiglia, di chi per mesi è sceso per strada a manifestare (ed è morto per questo) e anche nei confronti di chi è morto allo stesso modo dell’uomo. Dobbiamo solo sperare che la giustizia faccia il suo corso e che, quell’assassino, marcisca in galera.

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